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Conquistare la Cina puntando sulla promozione della cultura enoica e gastronomica del Belpaese nel gigante asiatico: ecco “The Italian Club Tasting Lab” by Zixun China Advisor, ad Hong Kong, con un “wine ambassador” d’eccezione, Mattia Magnani

Lo scriviamo da tempo, e non è cambiato molto in questi ultimi mesi, e probabilmente anni: l’Italia del vino, se vuole continuare a crescere in termini economici, deve trovare la strada giusta per conquistare la Cina, l’unico Paese, per dimensioni, crescita economica e possibilità di sviluppo, capace di garantire, sulla carta, un salto importante all’export enoico del Belpaese. Del resto, parliamo di un Paese, o forse sarebbe più giusto definirlo un Continente, che ci conosce e ci apprezza, anche se per motivi ben diversi dall’enogastronomia: a conquistare il mondo cinese, almeno per ora, sono design e moda. Di wine & food appena qualche traccia, ed il limite sembra essere sempre lo stesso: la mancanza di cultura, alla quale solo noi possiamo sopperire, promuovendo la cultura enogastronomica tricolore sul territorio. Facile a dirsi, meno a farsi, ma intanto è bene provarci, come proverà a fare la Zixun China Advisor, la business consulting firm italiana con sede a Hong Kong che propone servizi a sostegno di piccoli e medi produttori di vino italiani che, dopo il lancio del primo e-commerce verticale di vino italiano in Cina, “Italian Artisan Wines” (www.italianartisanwines.com), punta su “The Italian Club Tasting Lab”, uno spazio a Hong Kong dedicato alla promozione della cultura enogastronomica del Belpaese, presidiato dal sommelier Mattia Magnani che si è trasferito ad Hong Kong come Italian wine ambassador, dopo l’esperienza al Piazza Duomo di Enrico Crippa. Il progetto “Italian Travel Experience” è invece dedicato ai top spender cinesi e organizza esclusivi viaggi gastronomici in Italia alla scoperta delle tradizioni ed eccellenze del territorio e a diretto contatto con i produttori.
“La Cina, tutta la Cina nelle sue molteplici sfaccettature, ci ama. Questo amore è evidente in settori come la moda e l’arredamento - spiega Stefano Balsamo, ceo di Zixun China Advisor che si chiede - e allora perché il made in Italy nel settore food & beverage stenta ad avere successo?”. La risposta sta in un presupposto: per esportare i prodotti gastronomici italiani bisogna contemporaneamente esportare la cultura e le tradizioni a cui sono legati. “Sono necessarie competenze, conoscenze, relazioni sul/nel/col territorio - conclude Balsamo - ed è fondamentale l’utilizzo di un linguaggio e di codici comprensibili”. In sostanza: comunicazione, formazione, promozione e intrattenimento off e online. Il prossimo appuntamento domani, con il “Piedmont Edition Grand Tasting”, degustazione di una selezione di etichette italiane di Barolo, Barbaresco, Roero e Barbera, durante la quale, sui maxi schermi ci sarà un collegamento in live streaming con le cantine e i produttori, che racconteranno la loro azienda e il loro vino.
Info: www.zixunchinaadvisor.com

Focus - I problemi sul mercato cinese secondo Stefano Balsamo, ceo di Zixun China Advisor
Dimensione. Sia delle aziende italiane, sia della Cina. La dimensione media delle aziende italiane di food & beverage e inferiore ai 10 addetti e a 1,5 milioni di euro di fatturato. Ciò di fatto impedisce la possibilità di avere una struttura dedicata ai 1 miliardo e 500 milioni di consumatori.
L’approccio. Le aziende approcciano la Cina con le stesse modalità usate per quei mercati in cui il food & beverage made in Italy è apprezzato e comprato, vedi Stati Uniti e Germania. La Cina è diversa, qui non vivono molti immigrati italiani che possono facilitare il networking, l’interscambio e la corretta rappresentanza. Inoltre le distanze sono enormi e richiedono un approccio strategico, strutturato e programmato.
Usanze e cultura diversa. La sintassi della cultura cinese è diversa e spesso opposta alla nostra. Faccio due esempi piccoli ma profondamente significativi: in Italia quando brindiamo diciamo “in alto i calici” e li portiamo il più in alto possibile e spesso ci alziamo. In Cina questo atteggiamento è sinonimo di presunzione e mancanza di umiltà e quindi una grave offesa. In Italia è buona educazione finire tutto ciò che si ha nel piatto a dimostrarne l’apprezzamento. In Cina, invece, equivale a dire che chi vi ha ospitato, sia un ristorante o un amico a casa sua, non vi ha dato abbastanza e non vi ha onorato come ospite. Mai notato tutto il cibo che avanza durante le cene con cinesi? Per i cinesi il rispetto, delle tradizioni e delle persone, è più importante di qualsiasi business.
Lingua. Soprattutto nelle città al di fuori di Hong Kong, Shenzhen e Shanghai è veramente difficile trovare persone che parlino inglese. Impossibile conoscere davvero le città e il mercato locale senza il supporto di un cinese.
Strumenti di Comunicazione. Dai social network ai motori di ricerca, in Cina tutto è differente, e se a Hong Kong potete trovare persone che hanno Facebook e Linkedin, in Cina mainland la maggior parte dei nostri tradizionali strumenti sono oscurati mentre Wechat, Baidu, Weibo e un’infinità di altre piattaforme la fanno da padrona. E, come da noi, se non si è presenti sulle stesse e come se non si esistesse. Ovviamente tutte queste piattaforme sono solo ed esclusivamente in lingua cinese. Impossibile utilizzarli senza il supporto di una madrelingua.
Pagamenti. Avete seguito la vicenda Milan? Questo accade al Milan e accade a tutte le aziende che vogliono vendere i loro prodotti in Cina da “fuori Cina”. Il governo cinese ha limitato di molto la possibilità ad aziende e imprenditori di effettuare pagamenti all’estero. Con il risultato che molte trattative, seppur interessanti per entrambe le parti, non si concludono.
Fuso Orario. Sembrerà un dettaglio, ma gli uffici e le aziende aprono in Italia quando in Cina chiudono.

Focus - Le opportunità sul mercato cinese secondo Stefano Balsamo, ceo di Zixun China Advisor
Stili di Consumo. I consumatori cinesi, dalla middle class in su, stanno evolvendo nei loro stili di consumo. Se prima la loro alimentazione era basata su carni povere e vegetali e alcolici di basso profilo, oggi vogliono sperimentare, conoscere, comprare. 580 milioni di persone che già oggi, e domani ancor di più, sicuramente almeno una volta al mese vogliono e vorranno sempre di più mangiare e bere italiano. Vuol dire 580 milioni di bottiglie di vino al mese, 580 milioni di porzioni di pasta, 580 milioni di Pizze, 580 milioni di porzioni di formaggi e dolci. Più di quanto se ne consuma oggi in tutta l’Europa. E altri 300 milioni sono previsti raggiungere lo status di middle class nei prossimi 10 anni con un incremento della popolazione totale fino a 1,8 miliardi di residenti…
Disponibilità Economica. Pechino è diventata la città con il maggior numero di miliardari al mondo - 137 - superando nettamente New York, Mosca e San Francisco. E dove ci sono tanti miliardari ci sono tanti milionari. Ciò rende i cinesi i primi investitori a livello mondiale e il secondo mercato in termini di volumi (ancora per poco secondi, a breve primi anche in questo). Il made in Italy con le risorse e l’amore cinesi può essere davvero una miscela esplosiva.
La Rivoluzione Culturale. La Cina sta attraversando la sua più importante e, in termini sociali, influente trasformazione culturale. Cambia ad una velocità maggiore di quella generata dalla rivoluzione più famosa guidata da Mao a partire dal 1966. Cambiano le città, cambiano le mode e le tendenze, cambia il gusto. Il cambiamento è sempre sinonimo di opportunità per chi le sa cogliere.
Unicità e Qualità. I cinesi riconoscono l’unicità e la qualità dei prodotti italiani e perciò li vogliono. Ma non sono più disposti a pagarli più di quanto si paga in Europa. Una corretta Pricing Policy aiuterà sicuramente a farci percepire come amici e non come qualcuno che vuole spennare un pollo.

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