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Una storia enoica lunga sei secoli: nelle cantine dell’ospedale universitario di Strasburgo, esistenti dal 1395, risiede ancora oggi una botte (piena) datata 1472, sopravvissuta a incendi, due guerre mondiali e 550 inverni

Le tracce del rapporto tra uomo e viticoltura si perdono nei millenni che ci separano dalla nascita delle prime civiltà antiche, e ancora oggi continuano ad affiorare, in Sardegna come nell’est Europa, tracce di questo filo rosso che consente di parlare di una vera e propria archeologia enoica. Ma il reperto contenuto nelle cantine dell’ospedale universitario di Strasburgo, uno dei nosocomi più antichi d’Alsazia e di Francia, è un esemplare unico, dato che si tratta di una botte, datata 1472, che contiene tuttora vino, e la cui secolare storia è stata approfondita da “Vine Pair” (www.vinepair.com).
La cantina nella quale si trova ad oggi la botte fu fondata nel 1395, quando le mura cittadine erano ben lungi dall’arrivare ad abbracciarla, e fu nel XV secolo che l’ospedale fu trasferito sopra i locali sotterranei, come rudimentale profilassi nei confronti dell’apocalittica epidemia di peste bubbonica che costò la vita ad almeno un europeo su tre.
Come di consueto per gli “hospitali” medievali, anche quello di Strasburgo forniva, oltre a cure mediche, riposo e rifugio ai viandanti, senza dimenticare del vino per il loro ristoro, che spesso la struttura riceveva come pagamento in natura. Di conseguenza, la quantità di vino stoccato sotto la struttura crebbe col passare dei secoli e delle calamità, come l’incendio del 1716 che rase al suolo l’ospedale lasciando intatta la cantina, e fu solo dopo la Rivoluzione del 1789 che il suo patrimonio enoico diminuì sensibilmente, come conseguenza della redistribuzione delle terre (e dei vigneti) che ne seguì. Inoltre, il progredire della scienza medica vide il vino “declassato” più a genere di conforto che a vera e propria medicina, col risultato che la cantina dell’ospedale finì col cadere quasi in disuso con l’arrivo dell’era moderna.
Fu solo nel 1944, come conseguenza del passaggio del fronte e della liberazione di Strasburgo da parte delle truppe del Generale Leclerc, che il vino contenuto nella botte datata 1472 fu assaggiato per la terza ed ultima volta: le precedenti due volte il processo fu compiuto per occasioni a loro modo comunque rilevanti, come la visita di una delegazione elvetica nel 1576 e successivamente all’incendio dell’ospedale del 1716. Di certo c’è che 545 anni di contatto col legno difficilmente avranno avuto un buon effetto sul contenuto: ma ad oggi, conclude “Vine Pair”, la pluricentenaria botte è ancora presente nelle cantine dell’ospedale universitario, le quali, dopo un restauro datato 1994, sono tornate ad essere usate per fare vino, che poi viene venduto per finanziare l’acquisto di strumenti e apparecchi medicali.

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