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Le ondate di gelo che si stanno abbattendo sull’Europa continuano a preoccupare i vignaioli di Langhe e Borgogna. I danni? Sconosciuti, ma fra falò, preghiere e censimenti si combatte con le istituzioni per salvare l’annata 2017 ... o quel che ne resta

“La campagna è un'azienda che non ha né tetto né porte”. Il tetto è il cielo, con quel che dà e quel che toglie e questo è stato particolarmente vero per tutti i vignaioli francesi e italiani (ma anche tedeschi e austriaci) che ad aprile hanno dovuto - e continuano a dover - fare i conti con le ondate di gelo, che interessano l’Europa da 10 giorni, a primavera meteorologicamente inoltrata.
L’alba del 19 aprile 2017 è stata la prima doccia gelata del mese, quando le temperature in Borgogna hanno toccato -7 gradi. Il costosissimo metodo di accensione di falò fra i filari, che servono per formare abbastanza fumo da evitare il congelamento dei germogli, è riuscito a proteggere solo una parte dei vigneti. I danni non sono ancora stati calcolati, o per lo meno diffusi, perché i vignaioli si stanno concentrando sulla nuova ondata di gelo che sta interessando la zona proprio in questi giorni: la Confédération des appellations et des vignerons de Bourgogne ha allertato le istituzioni dell’intenzione di dover ricorrere di nuovo all’uso dei falò, prassi necessaria visti i rischi che corrono gli automobilisti con il calo di visibilità sulle strade che attraversano i vigneti. “Non è una soluzione che ci rallegra, ma non abbiamo altra scelta. Abbiamo subito gelate già l’anno scorso…non possiamo permetterci due annate di fila del genere” ha commentato Stephen Maurice, presidente dell’Organismo di difesa e di gestione della denominazione, su “Vitisphere” (www.vitisphere.com), preoccupato per una coltura che, come in Italia, è raramente assicurata contro questi eventi, visti i proibitivi premi richiesti dalle compagnie. Lo stesso “Vitisphere” ha pubblicato una mappa sul suo sito per permettere ai vignerons di segnalare l’entità dei danni subiti.
In Piemonte la situazione è simile: dopo la grandine che si è abbattuta il15 di Aprile sui germogli delle Langhe (decimando significativamente la produzione, visto che il Nebbiolo è famoso per avere germogli secondari non produttivi), è arrivato anche qui il 19 di aprile il drastico calo di temperature, che ha però avuto una caratteristica anomala, ben descritta dal Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani. Quest’anno i venti presenti hanno infatti permesso la risalita dell’aria fredda a fondo valle lungo i dorsi delle colline, portando danni anche in vigneti solitamente non interessati da gelate e dove nessuno ha pensato di proteggersi, né per i costi (falò ed elicotteri per calmierare le temperature) né per mancanza di strumenti (sistemi di irrigazione per ghiacciare i germogli). Nella stessa nota il Consorzio di Tutela chiarisce anche che i danni sono circoscritti e ritiene “pertanto che non ci siano elementi per creare allarmismi e che possano far presagire delle drastiche riduzioni sulla produzione dell’annata in corso”. Di avviso diverso è la Regione Piemonte, che probabilmente ha il polso di una situazione meno circoscritta rispetto alla zona di pertinenza del Consorzio: il presidente Sergio Chiamparino e l'assessore all'Agricoltura Giorgio Ferrero hanno infatti chiesto l’intervento straordinario del Governo per far fronte alle difficoltà di molte aziende agricole piemontesi, causate proprio dalle condizioni di tempo avverso e invitano gli agricoltori a segnalare i danni subiti. L’allerta ad ogni modo non è finita: nuove gelate sono attese domani all’alba fra i filari piemontesi, per nuove notti di passione insieme ai colleghi francesi.

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