Il gelo non lascia l’Italia, e a tremare sono soprattutto i vignaioli. C’è chi fa la conta dei danni, e chi corre ai ripari, seguendo l’esempio dei colleghi francesi e disseminando i filari di falò, come Venica & Venica in Friuli Venezia Giulia

La sciabolata di gelo che da ormai tre giorni ha precipitato buona parte del vigneto del Centro Nord, letteralmente, nel panico, non accenna ad abbandonare l’Italia. Il rischio è quello che le gelate notturne compromettano irrimediabilmente il ciclo vegetativo della vite, ormai nel pieno del germogliamento in buona parte del Paese grazie all’anticipo di primavera delle scorse settimane.
Le cronache locali parlano di danni davvero importanti soprattutto nei fondovalle e nelle pianure, ma anche nei livelli più bassi delle colline, dal Monferrato all’Oltrepò Pavese, dalla Franciacorta al Lugana, ed ancora in Toscana, Umbria, Emilia Romagna, dove ad essere colpite, ovviamente, sono state soprattutto le varietà più precoci, come ha raccontato, a WineNews, il professor Leonardo Valenti (https://goo.gl/3ket4J), docente di viticoltura all’Università di Milano, alla guida dello Studio Agronomico Sata e consulente di molte importanti realtà vinicole del Belpaese.
Intanto, tra i filari la resistenza passa per soluzioni a cui, negli anni scorsi, ci aveva abituato la Francia, come i fuochi accesi in vigna durante la notte, per scaldare l’aria e la terra, ed evitare così il congelamento. È la soluzione che ha adottato, ad esempio, la griffe friulana Venica & Venica, che la scorsa notte, con la colonnina di mercurio scesa abbondantemente sotto lo zero, ha radunato familiari e staff per correre ai ripari, dando vita, nonostante tutto, ad uno spettacolo straordinario, disseminando di centinaia di fuochi tra le vigne di Vencò ...