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Cristina Mariani-May (Castello Banfi) a tutto campo sul vino italiano: in un’industria “congestionata” bisogna “presentarsi come un lusso affidabile”. E i consumatori Usa? “Stanno tornando allo stile classico”, Brunello incluso, “ma serve educazione”

Italia
Cristina Mariani May

“L’industria del vino è molto congestionata, ci sono così tanti vini splendidi che non si può stare fermi. Ci dobbiamo presentare come un lusso affidabile per avere successo, là fuori è dura, è un mercato molto competitivo e pieno di sfide”. Parola di Cristina Mariani-May, proprietaria di Castello Banfi - uno dei nomi di punta del mondo del Brunello di Montalcino - e co-ad dell’importatore statunitense Banfi Vintners, in un’intervista rilasciata a “The Drinks Business” (www.thedrinksbusiness.com).
Mariani-May, esponente della terza generazione alla guida di una delle cantine più famose del territorio del celeberrimo rosso toscano, ha poi sottolineato un dato non scontato: “E’ difficile”, ha dichiarato, “innovare con successo nel mondo del vino odierno. Ci sono così tante novità che, se non si tiene a mente l’autenticità, si può finire male. Il nuovo è rischioso nell’ambiente affollato di oggi: preferirei investire ulteriormente in quello che stiamo facendo, e facendo bene, in modo da vincere in quel campo”. Che per la griffe, nonostante le espansioni in Maremma, Piemonte, Bolgheri e Chianti Classico, è e rimane la terra del Brunello - un territorio che, sebbene non permetta più l’entrata di nuovi produttori ex novo, ha sempre una componente di novità e di ricambio al suo interno: “c’è un cambiamento costante di proprietà tra i 260 produttori dell’area, e questo tiene le cose in movimento”. Specialmente se si considera l’ottimo periodo che il Brunello sta passando, grazie “a una serie di buone annate”, che ha aiutato “a ricostruire la reputazione di Montalcino dopo lo scandalo Brunellopoli del 2008. Abbiamo ricevuto di nuovo molta attenzione grazie alla 2010, che la stampa di settore ha amato molto, e la 2012 è stata eccellente, e questo ha aiutato Montalcino a essere nuovamente riconosciuto come leader nella produzione di vino di qualità”.
Passando poi al proprio mercato principale - ma non certo quello della sola Castello Banfi, visto che pur sempre di Stati Uniti si parla, il primo mercato in volume e in valore per l’intero vino tricolore - e alle evoluzioni che vi stanno avendo luogo in termini di consumo, gusti e trend, Mariani-May ha sottolineato che, a suo modo di vedere, la chiave di volta del rapporto tra enoappoassionati statunitensi e Brunello risiede nell’educazione. “Una volta che i consumatori si spostano nella categoria del vino italiano, non la lasciano più, perché vengono conquistati dall’eleganza e dalla finezza dei vini. Credo”, ha poi aggiunto, “che i consumatori americani stiano tornando ad apprezzare quello stile di vino. Si cercano stili più accessibili oggigiorno, si mangia più leggero e non si vogliono bere vini pesanti. I palati americani stanno cambiando, e si cercano vini più morbidi e leggeri, come i Pinot di Washington e dell’Oregon, piuttosto che i Cabernet californiani. Il gusto si sta spostando verso climi più freschi per la bevibilità dei vini, e questo è il primo passo per lo sviluppo di un palato europeo”. Inoltre, ha sottolineato Mariani-May, c’è una sorta di ritorno al passato per quanto riguarda i gusti enoici a New York, da sempre uno dei luoghi che anticipano e definiscono lo sviluppo dei trend di consumo, non solo vinicoli, negli States: “i consumatori hanno flirtato con vini pugliesi, siciliani e altoatesini, ma adesso stanno tornando ai classici, come Brunello, Barolo e Barbaresco”.

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