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Vinitaly 2017 - Verticale Sassicaia 1992-1994-2002-2005-2007-2008-2010-2014: quando le “annate piccole” forse non lo sono poi troppo. Il vino italiano più noto al mondo resta grande anche quando la natura diventa “matrigna”

Italia
Verticale di Sassicaia eccezionale a Vinitaly, grande vino anche in piccole annate

A Vinitaly, la verticale di Sassicaia (millesimi: 1992-1994-2002-2005-2007-2008-2010-2014) ha sottolineato, se ancora ce ne fosse bisogno, che le “annate piccole” per i vini della Tenuta San Guido, forse non lo sono poi troppo. Insomma, il vino italiano più noto al mondo resta grande anche quando la natura diventa, parafrasando Leopoardi, “matrigna”.

L’intuizione di Mario Incisa della Rocchetta poi raccolta e sviluppata da Niccolò e oggi anche dalla figlia Priscilla, ha già ampiamente dimostrato la sua validità in termini di qualità e di cifra stilistica del Sassicaia. Forse però talvolta si scorda che un grande vino sa rimanere tale anche quando le cose non vanno proprio tutte come devono. Si tratta di quelle produzioni che sono tenute in tensione da condizioni climatiche avverse che, nel caso specifico della Tenuta San Guido, probabilmente non sono altro che declinazioni diverse di un concetto enologico, quello di eleganza. Un grosso contributo a questo classicismo enoico lo ha dato certamente anche il “padre” tecnico del Sassicaia, Giacomo Tachis che fin dai primissimi anni di imbottigliamento del gioiello della Tenuta San Guido, ha tracciato un indirizzo preciso e sempre leggibile per questo protagonista assoluto del panorama enoico del Bel Paese.

Ecco allora in successione una serie di annate meno blasonate, anche più sfortunate, potremmo dire, o come invece le chiamano i francesi “piccole”, capaci di esprimere nel bicchiere stile, carattere e un filo rosso che le lega con le migliori.

Complice anche il tempo che, quando abbiamo a che fare con il Sassicaia sembra diventare più dilatato, cosicché l’evoluzione di questi vini appare più lenta e praticamente sempre foriera di miglioramenti. Il Sassicaia, inoltre, è anche l’unico vino, spesso lo si dimentica, che ha di fatto creato una denominazione da zero là dove il vino non era mai stato prodotto se non sporadicamente per l’autoconsumo (destinazione che peraltro valeva anche per il Sassicaia originariamente).

Ma veniamo al dettaglio della verticale.

Sassicaia 1992: Ancora classificato come “Vino da Tavola”, possiede un naso pieno, dalle tonalita scure che piano piano svela note di piccoli frutti di bosco, tabacco, cacao, caffè e cenni erbacei. In bocca, lo sviluppo non è di grande concentrazione ma offre un sorso molto scorrevole, bilanciatissimo e di ottimo equilibrio. Una risposta decisamente di alto livello ad una annata tra le più difficili in assoluto, in Toscana, molto piovosa anche nel periodo della raccolta.

Sassicaia 1994: la prima bottiglia di Sassicaia a fregiarsi della “Doc Bolgheri Sassicaia”. I profumi evidenziano un’integrità del frutto quasi sbalorditiva, con note leggermente affumicate che si alternano a cenni di polvere di caffè e lievi note di erba. La bocca è elegantissima, tesa e gustosa e il tanino è a dir poco risolto. Un’annata anche questa fresca e piovosa che richiama la 2014, con un estate lunga dalle temperature mai eccessive. Scambiarlo per un bordolese della “riva sinistra” è facilissimo.

Sassicaia 2002: Un vino che per certi aspetti ha dovuto sopportare critiche troppo generalizzate sull’andamento stagionale. A Bolgheri, certo le piogge non sono mancate, ma in una zona calda come questa, talvolta può scapparci anche un mezzo miracolo, quando piove molto. Ecco allora un vino che ad oggi è decisamente piacevole e fine. Il naso alterna cenni di scorza d’arancio e spezie orientali, mentre in bocca pur essendo un vino sottile, non manca profondità e un finale quasi salino.

Sassicaia 2005: Naso dal tratto fresco ed elegante, molto giovanile, che anticipa uno sviluppo gustativo solido e articolato con qualche influsso più netto dei legni di affinamento, tuttavia mai affaticante. Un’annata calda, ma non caldissima che ha aiutato a preservare il bagaglio aromatico del vino.

Sassicaia 2007: Forse il vino più debole della batteria, dove l’annata calda, con giornate torride e un anticipo di vendemmia non secondario, ha fatto sentire meglio il suo carattere. I profumi sono maturi e di buona integrità, mentre in bocca il vino si allarga molto fino ad un finale caldo con un po’ di rovere a frenare la profondità del sorso.

Sassicaia 2008: Bellissimo il bagaglio aromatico di questo millesimo, elegante e veramente varietale. Ma il meglio arriva in bocca: lunghezza quasi infinita, tannino a dir poco vellutato, sapidità continua e verve acida di grande qualità.

Sassicaia 2010: Fine e sinuoso è figlio di un millesimo, simile a quelli degli anni Ottanta, dove chi sapeva interpretarlo poteva tirare fuori un grande vino, come in questo caso, altrimenti rimaneva nella mediocrità. I profumi sono molto belli complessi e sfaccettati. La gusto il vino è fresco, sapido ed elegantemente accompagnato dai legni di affinamento.

Sassicaia 2014: è in bottiglia appena da un mese. Quindi difficile esprimere giudizi definitivi. L’annata è stata molto complicata, ma vale quello che abbiamo detto per il 2002, potrebbe scapparci qualcosa di molto interessante. I profumi per ora sono un po’ frenati dal rovere ma in bocca il vino è sottile e dallo sviluppo leggiadro e scattante.

La verticale di questo speciale uvaggio di Cabernet sauvignon e un tocco di Cabernet Franc, è stata effettuata interamente con bottiglie Magnum, un’altra nota di distinzione, visto che è cosa rara quando si ha a che fare con “retrospettive” di vini tricolore.


Focus - Priscilla Incisa della Rocchetta: “Sassicaia vino simbolo del made in Italy, per noi grande resposabilità”

“Annate non dimenticate, ma considerate un po’ più “piccole” rispetto alle altre”: così ha commentato Priscilla Incisa della Rocchetta, che ha ricordato la nascita del Sassicaia come “vino da bere in famiglia, voluto dal nonno Mario Incisa della Rocchetta, che comprese come il territorio di Bolgheri fosse vocato alla coltivazione di vigneti come il Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc”. Solamente dal 1968 il Sassicaia si apre al mercato e dal 1994 trascina il territorio alla conquista della Doc Bolgheri.
“È un prodotto che rappresenta le nostre origini e la nostra famiglia - ha continuato Incisa della Rocchetta - negli anni si è trasformato in uno dei simboli del made in Italy di alto livello nel mondo e per noi è una grande responsabilità portare avanti questo progetto, seguendo sempre le filosofie originali”.

A rendere omaggio al Sassicaia anche il direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani. “La degustazione di oggi organizzata da Vinitaly International Academy è una straordinaria occasione per un incontro con il Sassicaia, nato grazie all’intuito di Mario Incisa della Rocchetta, che creò un vino sul modello bordolese e che divenne un vino-icona. La storia della Tenuta San Guido - ha proseguito Mantovani - si incrocia con un altro grande uomo, l’enologo Giacomo Tachis, che abbiamo ricordato l’anno scorso a Vinitaly. Grazie a loro il Sassicaia è divenuto un modello che non solo ha dato vita ai cosiddetti “Super-Tuscan”, ma ha creato dal nulla il distretto vitivinicolo di Bolgheri, nella Maremma che prima non aveva alcuna storia e che è diventata uno dei grandi territori del vino. Oggi siamo a celebrare i 50 anni di commercializzazione del Sassicaia e la 30esima partecipazione a Vinitaly”.

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