02-Planeta_manchette_175x100
Allegrini 2024

Analisi WineNews - Alla conquista del West: gli Usa, sbocco n. 1 dell’export di vino italiano, sono un grande Paese, e se Coast to Coast, New York e Los Angeles sono mercati maturi, in mezzo, per i pionieri, Stati vergini promettono “affari” d’oro

Il consumo mondiale di vino nel 2016 è stato di 240 milioni di ettolitri (stime Oiv-Organizzazione internazionale della vigna e del vino, sul 2015). Gli Usa ne consumano 31 milioni e sono il primo mercato mondiale del vino, con un incremento, nell’ultimo quinquennio, di 3 milioni di ettolitri. Ma se molti produttori del Bel Paese sono ormai insediati nelle più importanti metropoli statunitensi coast to coast, da New York a Los Angeles, e altri si apprestano a “sbarcare” negli Stati Uniti, è pur vero che il mercato enoico a stelle e strisce rischia di essere considerato già maturo e quindi difficile da mutare nelle sue gerarchie fondamentali e nei suoi centri di smercio privilegiati (dove, peraltro, il vino italiano risulta come quello più apprezzato). Ecco perché secondo un’analisi WineNews, per Vinitaly, la rassegna internazionale di riferimento del settore (Verona, 9-12 aprile; www.vinitaly.com), diventa sempre più importante puntare sugli Stati vergini e inesplorati che ancora non sono protagonisti del consumo di vino in America, ma che le previsioni danno come i nuovi luoghi del buon bere americano e che promettono “affari” d’oro. Insomma, se East e West Coast sono ormai obbiettivi centrati, la sfida, per i pionieri, è quella di conquistare un “West enoico” fatto di Stati e città che costituiscono il cuore degli Usa più profondo, uno su tutti, il Midwest degli Stati del Wisconsin, Illinois e Iowa, solo per fare qualche esempio, idealmente unito dalla Interstate 80 (che collega la California al New Jersey).
Il mercato del vino negli Stati Uniti ha continuato a crescere in maniera costante negli ultimi dieci anni. I consumi pro capite sono attorno ai 9 litri annui, ma se si scompongono i dati per area geografica ci sono Stati come la California o lo Stato di New York dove i consumi pro capite raggiungono i 20 litri annui. Secondo un recente studio del “Beverage Information Group”, lo Stato con il consumo procapite più altro è quello della capitale Washington, District of Columbia, con ben 25,7 litri a testa (dati 2014 sul 2013). New York è addirittura in posizione n. 15, con 11,9 litri a testa, e lo Stato in assoluto più celebre per il vino in Usa, la California, è solo in posizione n. 8, con 14 litri a testa. Così, sul podio degli Stati Usa con il consumo a testa più elevato, New Hampshire, con 19,6 ltiri di vino procapite all’anno, ed il Vermont, con 17,5 litri. A seguire, il Massachussets, con 16,9, il New Jersey, con 14,9, il Nevada, con 14,7, il Connecticut, con 14,4, la già citata California e Rhode Island, con 14 litri a testa e, a chiudere la top 10, il Delaware, con 13,5 litri a testa. I fanalini di coda, con meno di 4 litri procapite di vino consumati all’anno, sono Kentucky, Utah, Kansas, Mississippi, West Virgina.
L’Italia si conferma il primo fornitore di vino degli Usa. Con una quota di mercato complessiva del 32,4%, un export che nel periodo gennaio-novembre 2016 ha raggiunto 1,65 miliardi di dollari ed è cresciuto del 5,9% sullo stesso periodo del 2015, il vino rappresenta la prima voce dell’export agroalimentare italiano e il 4% del totale del made in Italy venduto nel mercato a stelle e strisce. Ma sebbene i numeri del vino italiano negli Usa siano positivi, esistono ampi margini di miglioramento: basti pensare che attualmente quasi la metà delle importazioni di vino negli Usa è realizzato da soli 5 Stati (New York, California, Florida, Illinois e Texas) e che gli Stati Uniti sono il più grande mercato al mondo per il consumo di vino. Superata ormai la grande crisi economica del 2008-2009, gli Usa sono riusciti, con un mix efficace di politiche economiche e monetarie, a riprendere con forza il sentiero della crescita economica che va rafforzandosi da un anno all’altro. Se la principale bevanda alcolica consumata negli Stati Uniti resta la birra, al secondo posto si colloca il vino, anche se i consumi di quest’ultimo, in termini di volumi, sono un decimo di quelli della birra.
Il vino è un prodotto relativamente nuovo per i consumatori americani e si tratta comunque di un mercato molto competitivo, dove su 100.000 etichette presentate ogni anno all’importazione solo l’1% riesce effettivamente a penetrare e a raggiungere la distribuzione. Quello Usa è un mercato fatto di tanti mercati diversi, con 315 milioni di americani divisi in 50 Stati, ognuno con le sue regole di vendita, i suoi stili di consumo e le sue attitudini. Un mare magnum quindi. La commercializzazione del vino negli Stati Uniti deve necessariamente passare attraverso tre passaggi: importatore, distributore e dettagliante, il cosiddetto “Three Tier System”.
Tutti coloro che intendono importare e commercializzare bevande alcoliche debbono ottenere una apposita licenza che viene rilasciata soltanto a quelle imprese che hanno una sede e un’organizzazione permanente negli Stati Uniti. Ci sono numerosi importatori negli Usa, ma circa il 60% del mercato è controllato da un piccolo gruppo di grandi aziende. L’importatore deve avere una licenza federale, valida su tutto il territorio statunitense. Il distributore deve avere una licenza per ognuno degli Stati dell’Unione. In 18 Stati la distribuzione delle bevande alcoliche è gestita in regime di monopolio dallo Stato stesso anche se le modalità con cui viene esercitato questo monopolio variano da Stato a Stato. Importanti differenze, inoltre, esistono anche nell’imposizione fiscale, nei diversi Stati dell’Unione, per cui questa è una difficoltà in più da considerare se si vuole vendere in Usa.
Ma i consumi di vino negli Stati Uniti nei prossimi anni continueranno a crescere. La recente svalutazione dell’euro nei confronti del dollaro dovrebbe facilitare l’export dai Paesi europei. Qui l’Italia gioca un ruolo da protagonista. E l’America è un continente che aspetta ancora di essere “conquistato” davvero.

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Altri articoli