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Le vie del vino tricolore in Cina sono tortuose, ma le prospettive sono buone e Alibaba prevede 2 miliardi di consumatori in futuro con il 40% delle merci vendute di provenienza non cinese e canale retail on-line in crescita grazie ai “Millenials”

Italia

Le vie del vino tricolore in Cina sono ancora tortuose, ma le prospettive ci sono, e Alibaba prevede un futuro con 2 miliardi di consumatori, ed il 40% delle merci vendute di provenienza non cinese, che passeranno sempre di più per il canale retail on-line, in crescita grazie ai “Millenials”. Così l’outlook del colosso del commercio online Alibaba, ad anno dall’accordo con il Governo italiano, firmato proprio a Vinitaly, da dove il colosso cinese, che conta più di 430 milioni utenti, continua a fornire “istruzioni per l’uso” sul mercato del Dragone, ancora a dir poco ostico per le cantine italiane. “Esiste ancora un gap di partenza molto forte - spiega Manfredi Minutelli, business development manager wine & food Italia del sito di e-commerce - ma Alibaba è un partner forte, su cui l’Italia del vino può contare e in questo anno di collaborazione ci sono i primi risultati”.

La strategia per il comparto viticolo tricolore è chiara, recuperare in valore sui mercati maturi ed essere più aggressivi su quelli cosiddetti “emergenti”. In Cina un settore come quello del vino ha ampi margini di crescita, avendo oggi una quota di mercato pari solo al 6%. Il recupero di posizioni di mercato più in linea con quello che l’Italia rappresenta nel mondo dovrebbero essere a portata di mano. Ma finora il Belpaese non è decollato, e la Cina, invece, va veloce: esportiamo per poco più di 90 milioni di euro. “Prima di tutto c’è ancora da focalizzare meglio il cliente cinese - aggiunge Minutelli - sono 731 milioni le persone che acquistano su internet, quasi il 50% dell’intera popolazione. Sono gli esponenti di quella “classe media” analoga a quella che spinse il boom economico italiano. Hanno buona capacità di spesa e per quanto riguarda l’acquisto di vino la fascia di età più interessata è quella che va dai 25 ai 35 anni di età, i cosiddetti “Millenials”. Abbiamo registrato nelle nostre vendite “single day” un incremento del 37% su quelle dello scorso anno con un raddoppio della richiesta dei prodotti non made in China, 657 milioni di pacchi inviati, l’82% per ordini fatti via smartphone”.

Alibaba, capitanata da Jack Ma, è quotata a New York con una capitalizzazione di oltre 230 miliardi di dollari, ed il gruppo gestisce una rete di siti che rappresenta l’80% del commercio elettronico in Cina (compresi Tmall e Tmall global, la divisione B2C di Alibaba, quella con cui l’Italia ha raggiunto l’intesa del 2016), per incassi che restano costantemente sopra i 170 miliardi di dollari annui. Il mercato cinese, del resto, ha sorpassato gli Stati Uniti in termini di totale vendite retail su canale online: 287 miliardi di dollari in Cina contro i 263 miliardi di dollari in Usa già nel 2013. Si tratta di cifre stellari, che raccontano di un mercato che, dal punto di vista del vino, resta quasi del tutto “in potenza” e, anzi per certi aspetti “non esiste - afferma Andrea Nardi Dei Ceo Vino.75, l’enoteca on-line che ha appena sviluppato il suo business proprio su Alibaba - ma farsi conoscere da milioni di consumatori cinesi e far conoscere loro le nostre etichette è un passo necessario”.

Una chance che anche UniCredit e Banca Intesa hanno colto, siglando con Alibaba, un accordo per per supportare soprattutto le piccole e medie imprese italiane nella promozione dei loro prodotti nel gigantesco mercato cinese. I due istituti bancari hanno dato vita insieme a Tmall Global di Alibaba a E-Marco Polo, una vetrina virtuale su Tmall Global, che mette in mostra una selezione di marchi italiani acquistabili online. Il progetto, al quale partecipa anche il Gruppo Cremonini che coordina la logistica, ha l’obiettivo di creare una piattaforma B2C facile, veloce ed economicamente vantaggiosa per le imprese italiane, attraverso un network di operatori altamente qualificati per la gestione dei servizi logistici e di marketing.

“Le nostre previsioni per il prossimo anno - aggiunge il manager di Alibaba - prevedono 2 miliardi di consumatori, con il 40% delle merci vendute di provenienza non cinese. Ma per costruire una strategia di marketing digitale ci vogliono almeno tre anni, con costi tendenzialmente abbordabili: un negozio virtuale costa 25.000 dollari di fondo di sicurezza (che vengono restituiti al momento della chiusura), 5.000 dollari all’anno e una percentuale del 2% sulle vendite. L’Italia è ben posizionata per offrire prodotti vitivinicoli di alta qualità che rispondano alla domanda emergente dei giovani consumatori asiatici. L’invito ai produttori italiani è quindi - chiude Minutelli - di cogliere le grandi opportunità di questa trasformazione, per navigare il complesso ma promettente mercato cinese”.

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