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Non solo traino dell’export vinicolo: il Prosecco al vertice in Italia per il più alto indice di redditività (Roi), a quota 14%, su una media nazionale del 4%. Veneto top tra le Regioni, con l’8%, poi Toscana (4,8%), Campania (4%) e Piemonte (3,9%)

È il Veneto, grazie al forte traino del Prosecco che da solo si attesta in cima alla classifica nazionale con il 14%, la regione vinicola italiana con il più alto indice di redditività (Roi), a quota 8,2% rispetto a una media del Belpaese del 4,2%, seguito, a lunga distanza, dalla Toscana (4,8%), Campania (4%), e dal Piemonte (3,9%) che sconta il non buon periodo che sta attraversando l’Asti. Sono alcuni dati rilevati da Wine Monitor di Nomisma, presentati oggi al Vinitaly ad Agronetwork (l’associazione costituita da Confagricoltura, Nomisma e Luiss che opera per la valorizzazione dell’agroalimentare), ricavati da un’analisi condotta su 1.200 società vinicole per azioni.

Come spiegato da Denis Pantini di Nomisma, responsabile di Wine Monitor,“in termini di export, il Veneto rappresenta il 35% del livello nazionale, merito del Prosecco che traina le esportazioni del vino italiano, che da solo rappresenta il 21,4%. A fronte di un Roe nazionale del 4% il Veneto presenta valori superiori all’8% e se guardiamo alle sole aziende che producono Prosecco arriviamo al 14%. Questo è l’esempio di come la redditività sia ovviamente influenzata da questo prodotto in crescita”.
Le cantine delle altre regioni, ha osservato ancora Pantini, “sono distanti da questi risultati e vi si avvicinano di più solo nel caso del Roe, ovvero l’utile sul patrimonio netto, perché in realtà come la Toscana o di altre regioni le aziende sono fortemente patrimonializzate”.

La redditività, ha osservato ancora,“genera poi anche degli investimenti in campo, per cui i vitigno che hanno registrato una maggiore crescita negli ultimi 10 anni in termini di ettari coltivati come il Glera (+45,6%) e il Pinot grigio (+41,8%), mentre nello stesso periodo si osserva un calo del Sangiovese (nel suo complesso, si esso toscano o quella di Romagna) del -24,8%, o del Montepulciano -21,2%.

Nell’analisi di Wine Monitor si ricorda poi che l’Italia nel 2016 è stata leader mondiale della produzione di vino con 48,8 milioni di ettolitri, seguita dalla Francia a 41,9 milioni di ettolitri e dalla Spagna a 37,9. Siamo invece al secondo posto della classifica per il valore dell’export vinicolo, a quota 5,6 miliardi di euro (di cui 1,19 di bollicine, 4 di vini fermi e 384,7 milioni dello sfuso), dietro alla Francia che lo scorso anno ha spuntato complessivamente 8250 milioni. Ma mentre la cugina Francia ha registrato una contrazione del -2,4% pei suoi sparkling wines, nel 2016 l’Italia ha visto un aumento del ben 21,4% in questo segmento grazie sempre al Prosecco che ha iniziato a sfondare sempre più anche Oltralpe, con una crescita del 91% del segmento spumanti, grazie al fenomeno dell’aperitivo e della moda dello Spritz.

“È decisamente il Prosecco a trainare l’export dei nostri vini, dobbiamo cogliere questa occasione per raggiungere il primato mondiale. E abbiamo orgoglio, capacità e ambizione per farlo. Sono due gli ingredienti che possono portare al successo: la promozione del vigneto Italia e la necessità di fare sistema”, ha sottolineato il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti. “Le imprese vinificatrici italiane che commercializzano il vino con un proprio marchio - ha detto ancora - sono 50.000 e il vigneto Italia occupa 640.000 ettari. Una produzione molto importante che merita a pieno il suo successo internazionale. Confagricoltura è impegnata per creare le condizioni ideali di competitività per le imprese enoiche. Non ci piacciono le diverse velocità quando la meta da raggiungere è la stessa. La redditività è il parametro alla base della sostenibilità economica di queste aziende”.

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