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Dal produttore (e produttrice) all’agronomo e dal sommelier all’enotecario, un solo denominatore comune: il vino. Ecco come la Consulta nazionale del Vino Italiano saluta, a Vinitaly, l’arrivo del Testo Unico sul Vino. Guardando ai giovani

Quindici associazioni diverse - tutte appartenenti a settori diversi del macrocosmo sociale, commerciale, produttivo, culturale e artistico che è il vino italiano - che hanno deciso di unire i propri sforzi per rilanciare i valori e la cultura enologica nel nostro paese. Da Conaf ad Agivi, e da Ais a Slow Food Italia, la Consulta Nazionale del Vino (Co.N.Vi.) ha deciso di salutare l’arrivo dell’edizione n.51 di Vinitaly, la seconda della sua vita, con un incontro che fa il punto sulla situazione a valle dell’approvazione del Testo Unico sul Vino, che, come sottolineato dal presidente Mtv Carlo Pietrasanta, definisce una volta per tutte il vino come “patrimonio culturale” del nostro Paese, e la viticoltura eroica come patrimonio da tutelare.

Una definizione non certo meramente formale, dato che finalmente restituisce al vino, da parte delle istituzioni, il ruolo che gli è sempre stato proprio nella millenaria storia della penisola. Ma un ruolo che, nella società italiana moderna non è facilmente percepito come tale, specialmente tra i giovani - “schiacciati”, per così dire, tra la concezione dell’alcool come sostanza consumata per i suoi effetti più che per il suo gusto e i suoi effetti sulla salute e la conseguente pressione per tutelare la salute pubblica dai suoi abusi. Ed è per questo che Convi ha deciso, tramite ognuna delle sue organizzazioni (che includono anche Oicce, Donne del Vino, Fisar, Onav e Fivi) di fare, su base completamente volontaria, e senza il riconoscimento esplicito delle istituzioni, educazione alla cultura del vino. Un’opera che, come sottolineato da Vito Intini di Onav, non è volta a aumentare il consumo: “forse i giovani lo berranno, forse decideranno di non farlo, forse si limiteranno a collezionarne le etichette: ma riteniamo necessario che sappiano cos’è la cultura del vino”. Cultura intesa sia come la sua produzione - e il ruolo tutt’altro che secondario che questa ha nei confronti della bilancia commerciale del paese - che in termini di rapporto con la terra, e con quella riscoperta della terra che le nuove generazioni stanno facendo. Posto che conoscano davvero cosa c’è dietro un bicchiere di vino, così come la capacità di degustarlo e di comprendere il ruolo della vite nell’ecosistema del paesaggio rurale italiano: un compito che non può essere assolto, singolarmente, da nessuna delle associazioni del vino italiano. Ma insieme, chissà...

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