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Il Prosecco Doc inverte la tendenza: il valore cresce più dei volumi. Governo dell’offerta, creazione di un accordo di filiera per ripartire il valore tra le componenti produttive e certificazione di sostenibilità i prossimi obiettivi del Consorzio

Italia

Un milione di bottiglie stappate al giorno nel mondo. Questo il numero che più rende l’idea del successo del Prosecco Doc che apre il primo trimestre 2017 con incrementi più che soddisfacenti del 23% in volume e del 24 in valore. Un 1% di differenza che sancisce l’inversione di tendenza: il valore cresce con i volumi. Salgono fatturato ed export; raggiunta quota 410 milioni di bottiglie etichettate nel 2016, per un giro d’affari di 2 miliardi di euro stimati al consumo e oltre 7 bottiglie su 10 finiscono all’estero.

“Il Prosecco Doc - ha sottolineato Stefano Zanette, presidente del Consorzio - sta diventando un emblema del made in Italy. Siamo molto soddisfatti dei numeri, che finalmente premiano il prodotto in termini di valore. Tuttavia il prezzo non deve alzarsi troppo: attualmente il rapporto con la qualità è centrato e dobbiamo avere una differenza con il Valdobbiadene Conegliano Prosecco Superiore docg che si deve posizionare sopra, anche se alcuni brand fanno eccezione. Ora è necessario un accordo di filiera che ripartisca il valore tra le diverse componenti in modo da stabilizzare i margini delle diverse componenti. Il prezzo delle uve è arrivato al suo massimo e bisogna garantire anche le altre componenti della filiera, indispensabili per il sistema. Per quanto riguarda la gestione del potenziale produttivo, scaduto il blocco degli impianti, puntiamo ad una crescita ponderata”.

L’aumento stabilito, pari al 6%, è in linea con le proiezioni di crescita dei consumi degli spumanti. Tradotto in ettari vuol dire passare da 23.250 a 24.645 “e poi vedremo quali saranno i trend”, ha spiegato Zanette. Altro punto cardine dell’azione del Consorzio per il biennio 2017-2018 è la sostenibilità. “Abbiamo imboccato un percorso deciso - ha spiegato Il presidente del Consorzio. La strada non è facile, ma sicuramente obbligata. Puntiamo alla certificazione di sostenibilità della denominazione intera”. Dalla campagna viticola 2018 il Consorzio ha messo al bando tre presidi fitosanitari (glifosate, folpet e mancozeb), che quindi non potranno più essere utilizzati dai viticoltori pena l’impossibilità di rivendicare la Doc. “Una scelta nella quale coinvolgeremo la filiera - ha concluso Zanette - in questo anno di preparazione per procedere speditamente verso una sostenibilità che non sia solo ambientale, ma anche sociale ed economica”.

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