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L’Italia eno-europeista: da fondatrice dell’Ue a 60 anni dai Trattati di Roma a “colonizzatrice” dei mercati del vino europei (3,3 miliardi di euro di export) da quelli storici e maturi ai più piccoli e di nicchia, analizzati da WineNews per Vinitaly

Italia
Italia fondatrice dell’Europa unita e protagonista dei mercati europei del vino

L’Italia, da fondatrice dell’Europa unita (insieme a Belgio, Francia, Germania, Lussemburgo e Paesi Bassi), a “colonizzatrice” dei mercati europei del vino, dove detiene quasi ovunque posizioni di leadership: è la vicenda enoica del Belpaese che, a 60 anni dal Trattato di Roma del 1957 che istituiva la Cee-Comunità Economica Europea, WineNews, uno dei siti più cliccati dagli amanti del buon bere, fotografa per Vinitaly, la rassegna internazionale di riferimento del settore (Verona, 9-12 aprile; www.vinitaly.com), in un momento in cui la passione per il vino sembra essere, come sostiene qualcuno, uno dei pochi elementi che tengono insieme un’Europa dove le spinte disgreganti sono molte, e nel caso della Brexit anche concrete. Un’Europa che, per l’Italia, inoltre, al netto degli Stati Uniti che sono il primo mercato straniero con 3,2 milioni di ettolitri esportati nel 2016 sui 20 totali, per 1,3 miliardi di euro sui 5,6 complessivi (nuovo record, a +4,3% sul 2015; fonte: analisi su dati dell’Osservatorio del Vino di Unione Italiana Vini con Istat e Ismea), rappresenta la piazza fondamentale per l’economia del vino italiano. Con i mercati più strutturati e storici, come Germania, Regno Unito e Francia, e quelli emergenti, più piccoli nei numeri ma promettenti, come i i Paesi scandinavi e l’Est Europa. E con le performance dell’Italia positive un po’ ovunque, e un Vecchio Continente che, solo con i principali mercati, assorbe quasi 14 milioni di ettolitri di vino italiano, per un valore che sfiora i 3,3 miliardi di euro nel 2016.
Tra i mercati europei del vino italiano, nel 2016 torna a crescere la Germania, che è il primo sbocco in volume, con ben 5,5 milioni di ettolitri (oltre un quarto del totale), in crescita dello 0,5%, e dove i valori sono arrivati a quota 977,9 milioni di euro, a +1,7%. Contrastato il dato del Regno Unito, mercato da seguire con particolare attenzione per i futuri sviluppi della Brexit e dove però, a dispetto di una Sterlina che si è indebolita già nell’anno passato, a calare sono stati i volumi, con un importante -7,4%, a 2,9 milioni di ettolitri, mentre è cresciuto il valore, del 2,3%, a 763.807 milioni di euro. Segno che gli inglesi (i più grandi consumatori di Prosecco al mondo), sembrano orientati a spendere qualcosa in più per vini di maggiore prestigio, a scapito dei volumi. Curiosamente la Francia, tra i competitor principali dell’Italia enoica nel mondo, è nettamente il quarto mercato in quantità per il Belpaese del vino, con oltre 1 milione di ettolitri importato nel 2016 ed una crescita del +15,2%, la più alta tra le principali destinazioni, anche se, evidentemente, si parla soprattutto di vini di basso prezzo, visto che i valori sono a quota 155 milioni di euro, comunque in crescita dell’8,8%.
La Svizzera, ancora, di cui non si parla quasi mai, è il quarto mercato dell’Italia del vino in valore, con 338 milioni di euro, +4,6%, ed il sesto in volume, con 723.822 ettolitri. Bene la Svezia, il mercato più importante tra quelli dei Paesi scandinavi per il Belpaese, che cresce sia in volume (482.017 ettolitri, +3,5%) che in valore (154 milioni di euro, +2,7%), a differenza, della Norvegia, che perde il -1,3% in volume (240.728 ettolitri) e lo 0,8% in valore, a 94 milioni di euro, mentre la Finlandia, per rimanere nella penisola scandinava, cresce dell’8,8% nei volumi (83.623 ettolitri) e del 13,6% in valore (30 milioni di euro). Tra i mercati europei più importanti per il vino italiano, ancora, contrastata la Danimarca, che perde il -1,4% in quantità (398.833 ettolitri), ma cresce in valore del +1,2% (147 milioni di euro), bene l’Olanda, sostanzialmente stabile nei volumi, +0,6% (437.851 ettolitri) e in significativa crescita nei valori, a +8,6% (140 milioni di euro), così come sono positive le performance in Belgio, dove le importazioni dall’Italia crescono dell’1,7% in volume (331.440 ettolitri) e del 4% in valore (111 milioni di euro).
Sostenuta la crescita anche in Austria, che rappresenta un mercato da non sottovalutare sul fronte dei volumi, con 524.468 ettolitri (+15,3%) ed un valore di poco sopra ai 101 milioni di euro (+11%). Ma crescono anche i Paesi dell’Est Europa, come la Polonia, che nel 2016 ha registrato un significativo +43,6% in volume, a 228.940 ettolitri, e un altrettanto importante +27% in valore, a 47 milioni di euro, o come la Repubblica Ceca, dove la crescita è stata del 30,9% nei volumi, a quota 355.210 ettolitri, e del 20,1% in valore, a 31 milioni di euro, e non fanno eccezione mercati più piccoli come la Lettonia, che ha aumentato le sue importazioni dall’Italia del 19,4% in quantità nell’ultimo anno, a 98.482 ettolitri, e del 3,4% in valore, a 27 milioni di euro.
Tra i grandi competitor dell’Italia nel mondo c’è anche la Spagna, che pure mostra dati positivi nei confronti delle importazioni dal Belpaese, anche se a fronte di un +8,9% nelle quantità, che toccano i 246.718 ettolitri, fa riscontro un flebile +0,3% in valore, a 41 milioni di euro. E tra i mercati più importanti, da segnalare anche la Russia, potenza mondiale con un piede in Europa ed uno in Asia che, dopo anni di difficoltà per le note vicende politiche ed economiche, torna a sorridere al vino del Belpaese, che cresce del 14,7% in quantità (335.068) e del 10% in valori, a 78 milioni di euro. Piccola nota stonata quella della verde Irlanda, dove le esportazioni italiane hanno frenato del -9,5% in volume, a 113.094 ettolitri, e del -1,6% in valore, a 31 milioni di euro. Tanti numeri che raccontano di un vino italiano che, dai tempi degli antichi Romani che lo diffusero in tutta Europa, ad oggi, continua ad unire in un brindisi ideale un intero grande Continente.

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