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Cina, inizio 2017 in frenata: dopo la volata del 2016 (+15% in volume e +16,3% in valore), le importazioni di vino imbottigliato calano nel primo bimestre dell’anno, specie in valore (-7,8%). E decolla lo sfuso (+39,23% in volume, +37,58% in valore)

Dopo un 2016 da incorniciare per l’import enoico in Cina, con un +15% in volume e +16,3% in valore rispetto al 2015 - Italia inclusa, con una crescita a volume dell’11,4% (299.000 ettolitri) e a valore del 13,8% (101 milioni di euro), secondo i dati dell’Osservatorio vino di Uiv - il 2017 non inizia con lo stesso passo. Tutt’altro: secondo i dati rilasciati dalla China Association of Imports & Exports Association for Wine & Spirits (www.winesinfo.com), le importazioni di vino hanno subito una brusca frenata nei primi due mesi del 2017, particolarmente per i vini imbottigliati - la categoria che rappresenta il 92,8% in valore delle esportazioni complessive - calando del 7,8% in valore (a 330,7 milioni di dollari) e dell’1,12% in volume, a 753.000 ettolitri, rispetto al medesimo periodo del 2016.
L’associazione di categoria cinese ha aggiunto inoltre che a soffrire sono state in particolare le bollicine, con una diminuzione delle importazioni del 14,79% in volume e del 14,01% in valore, e che l’unica tipologia a crescere è stata quella degli sfusi, con un +39,23% in volume (a 210.000 ettolitri) e del 37,58% in valore (a 16,4 milioni di euro).
In controtendenza netta, invece, le birre (+22,3% in volume e +17,22% in valore) e soprattutto gli spirits, a +8,81% e +10,61%, rispettivamente. A quanto pare, inoltre, fama e trattati di libero scambio non sono bastati a rendere immuni da questo trend i due principali player nel mercato dell’import enoico in Cina, ovvero Francia e Australia: la prima ha visto le sue esportazioni nel colosso asiatico calare del 12,08% in valore, a 141,2 milioni di euro, e la seconda del 13,9%, a 81,2 milioni.

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