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Italian Wine Brands, prima realtà del vino del Belpaese in Borsa Italiana, nel 2015 sull’Aim (riservato alle Pmi), punta ad essere la prima nel listino principale Mta, per crescere ancora, entro il 2017. A WineNews, l’ad Alessandro Mutinelli

Italia
Alessandro Mutinelli, Ad Italian Wine Brands

Per affrontare mercati mondiali sempre più complessi, che richiedono investimenti sempre più grandi e liquidità, anche le aziende del vino italiano si stanno, pian piano, aprendo al mercato dei capitali. Anche se di realtà quotate in Borsa, in realtà, ce ne sono pochissime, ovvero Masi Agricola e, prima ancora, Italian Wine Brand, gruppo nato dall’aggregazione di Giordano Vini e Provinco, quotata da gennaio 2015, che oggi sviluppa un fatturato superiore i 145 milioni di euro, per oltre il 75% all’export, con 45 milioni di bottiglie prodotte (www.italianwinebrands.it). Due realtà entrambe quotate sul listino Aim di Borsa Italiana, quello riservato alla Pmi. Ma ora Iwb, come spiega a WineNews l’ad Alessandro Mutinelli, è pronta per il grande salto nell’Mta, il mercato principale della Borsa. E, ancora una volta, sarebbe la prima realtà del vino italiano a fare questo passo.
“Il percorso è iniziato, abbiamo già i requisiti richiesti sia a livello di capitalizzazione di borsa che di capitale flottante, per l’ingresso nell’Mta, ma servono alcuni passaggi tecnici (l’advisor scelto è Gatti Pavesi Bianchi Studio Legale Associato, ndr). In ogni caso puntiamo a chiudere tutto entro la fine del 2017”.

“Siamo stata la prima realtà del vino italiano a quotarci in borsa nel 2015 e, in questi due anni aggiunge Mutinelli - sono successe molte cose. Gli scambi sul titolo sono stati decisamente positivi nei primi mesi. Poi però, il 2015 ed il 2016 sono stati due anni difficili per la Borsa, soprattutto per il mercato Aim, che proprio perchè riservato alle Pmi ha dei limiti di liquidità, ma in questo ultimo mese siamo tornati ad avere scambi molto sostenuti e oggi contiamo tra i soci anche tanti investitori stranieri. Non solo il fondo sovrano della Norvegia, presente già dall’inizio, ma anche players dall’Inghilterra, dalla Spagna e dalla Francia. E soprattutto in Francia e Spagna, devo dire, c’è un interesse specifico per il mondo vinicolo italiano, più di quanto ci sia nella stessa Italia, e parlo di fondi specializzati in prodotti agricoli, e anche sul vino. In ogni caso, c’è un risveglio di interesse che ci fa ben sperare, e questo probabilmente è legato proprio all’annuncio di voler passare sul listino principale, sul quale dovrebbero esserci maggiori aperture anche ad investitori istituzionali che sull’Aim non possono operare”.
Il fatto di essere quotati ovviamente, ricorda Mutinelli, “comporta oneri e obblighi che una società non quotata non ha, dalla comunicazione verso l’esterno, alle regole di governance che devono essere ferree. Che è anche una cosa positiva, perchè impone assoluta trasparenza e correttezza, che è apprezzata dai nostri partners e stakeolder”.
Chiaramente, se si lavora bene, è meno complesso trovare partner, investitori e capitali per crescere. “È proprio questo il motivo per cui si apre il capitale al mercato di borsa: avere accesso al mercato dei capitali, per gestire lo sviluppo dell’azienda. E poi c’è anche un discorso di immagine. L’Italia è il Paese delle Pmi. Noi però operiamo sul mercato internazionale, oltre il 75% delle nostre vendite è all’estero, i nostri interlocutori sono grandi gruppi della gdo, colossi, aziende grandi che, di solito, cercano partner affidabili e di una certa dimensione. Il fatto che ci possiamo presentare come public company, quotata in borsa, con tutta una serie di garanzie di trasparenza e soggetta a regole certe, è un vantaggio con i nostri interlocutori commerciali”. Ed essere sul listino principale della Borsa Italiana, dunque, lo sarà ancora di più, per una realtà che, spiega ancora Mutinelli, “ha la caratteristica di essere multicanale: sia clienti business che vendita diretta, compreso il canale on line, di cui siamo n. 1 in Italia. Ad oggi abbiamo due stabilimenti di produzione, uno in Piemonte ed uno in Puglia, ma copriamo anche altre Regioni, tra cui Toscana e Veneto, dalle quali provengono i vini più apprezzati all’estero”.

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