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La discussione sulla Pac post 2020 passa per Vinitaly, che ospiterà il Commissario all’Agricoltura Ue Phil Hogan: “produttori italiani sfruttino vantaggi offerti dalla Pac”. Focus: la risposta del Ministro Maurizio Martina e le richieste dell’Italia

Italia
Il Commissario Ue Agricoltura Phil Hogan e il Ministro Maurizio Martina

Vinitaly, che torna a Verona dal 9 al 12 aprile, non sarà solo la vetrina del vino tricolore, ma anche la cornice d’eccezione per la discussione sulla nuova Pac, e l’Italia, che accoglierà il Commissario all’Agricoltura Ue Phil Hogan, non perderà l’occasione di mettersi al centro della riflessione, motore della nuova visione della Politica Agricola Comunitaria post 2020. Il Belpaese, del resto, è “uno dei maggiori produttori europei di vino - ricorda proprio il Commissario Ue all’Agricoltura - e con il giusto supporto il settore enologico italiano potrà incrementare il suo contributo all’occupazione rurale nei prossimi anni”. Ma Hogan, nel suo intervento a pochi giorni dall’inizio della fiera enoica di riferimento per il mondo del vino italiano, ha voluto sottolineare anche gli elementi culturali del legame tra il vino ed i suoi territori.
“Degustare un buon vino - dice Hogan - è sempre stato un elemento importante nella vita degli italiani. Nel Belpaese, il vino è sinonimo di buona salute e di buon vivere. Oggi - continua Hogan - i vini italiani sono bevuti da consumatori di tutto il mondo. La qualità e la diversità delle tradizioni di produzione del vino italiano sono riflesse nel fatto che l’Italia possieda oggi il più alto numero di vini registrati di tutta l’Unione Europea, ossia 603 in totale. Questo sistema di registrazione dei vini permette all’Unione Europea di proteggere centinaia di prodotti regionali, i quali aggiungono un’enorme ricchezza alle economie locali”.

“Sarà per me un onore celebrare questa grande eredità con il Ministro italiano all’agricoltura Maurizio Martina - dice ancora il Commissario Ue all’Agricoltura - durante l’apertura ufficiale della cinquantunesima edizione di Vinitaly a Verona. Un evento straordinario: è una delle più importanti fiere a livello mondiale e vi partecipano produttori, esperti, industriali, politici e intenditori di vino provenienti dall’Italia e da tutto il mondo. Da parte mia, come Commissario Europeo per l’agricoltura e lo sviluppo rurale, diffonderò il messaggio per cui la produzione italiana di vino continuerà a prosperare nei prossimi decenni se prenderemo le giuste decisioni oggi. L’Italia riunisce molte delle migliori caratteristiche produttive europee. Gli italiani in particolare hanno capito e fatto tesoro del significato di qualità. Per molti aspetti - aggiunge Hogan - il resto d’Europa ha seguito il modello italiano che mette gli alti standard di qualità al centro della produzione agroalimentare”.
“A livello mondiale, una fetta crescente di popolazione è attratta dai prodotti gastronomici di alta qualità. L’impegno e gli alti standard hanno permesso all’Europa di diventare il principale esportatore al mondo di prodotti agroalimentari: il valore annuale dell’export europeo in questo settore - riprende il Commissario Ue all’Agricoltura - ha raggiunto il nuovo record di 131,1 miliardi di euro, una cifra che è più alta dell’1,6% rispetto al 2015 e addirittura del 29% rispetto al 2011. L’Italia ha contribuito significativamente a questo nuovo record settoriale, grazie a una bilancia commerciale in positivo nel corso del 2016”.

“Sono convinto che, se manteniamo il nostro impegno in materia di qualità e innovazione, promuovendo più efficacemente i nostri prodotti all’estero, la produzione italiana di vino potrà generare maggiore occupazione e sviluppo economico nelle aree rurali nei prossimi anni. A Vinitaly - conclude il Commissario Ue all’Agricoltura - chiederò ai produttori italiani di sfruttare i vantaggi e le opportunità di sostegno messi a disposizione dalla Pac - Politica Agricola Comune dell’Unione Europea allo scopo di migliorare le tecniche di produzione del vino, di promuovere i prodotti enogastronomici sia in Italia che all’estero, e di creare nuove possibilità di occupazione di alta qualità nelle comunità rurali”.

Focus - La Politica Agricola Comune post 2020, la risposta del Ministro Martina
Non si è fatta attendere la risposta del Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina, che ha risposto alla sponda offerta dal Commissario Ue all’Agricoltura Phil Hogan in tema di Politica Agricola Comune post 2020, con una prima serie di proposte, risultato del lavoro portato avanti dal Ministero delle Politiche Agricole in collaborazione con le Regioni e le organizzazioni di categoria per valorizzare al meglio la distintività del modello agricolo italiano e dare risposte concrete ad agricoltori e allevatori. Parole chiave: maggiore semplificazione, investimenti per l'innovazione, tutela del reddito e salvaguardia delle produzioni per garantire il futuro delle filiere. Per realizzare questi obiettivi il documento italiano propone di valorizzare meglio le Ocm come terzo pilastro della Pac, creare nuovi strumenti di gestione del rischio nell’ambito dei pagamenti diretti, tagliare la burocrazia dei programmi di sviluppo di rurale. L’Italia chiede anche un focus specifico su argomenti centrali come ricambio generazionale, sviluppo nelle aree interne e investimenti in ricerca e innovazione.
A 60 anni dalla firma dei Trattati di Roma, l’Italia evidenzia la necessità di rilanciare l’azione europea, a partire proprio da una più forte Politica Agricola Comune, alla luce anche delle nuove sfide globali: produrre di più ma in modo sostenibile, tutelando i milioni di agricoltori europei che garantiscono la produzione di cibo per 500 milioni di cittadini.
“Nella riforma della Pac l’Italia può giocare un ruolo importante - afferma il Ministro Martina - sostenendo con forza le ragioni di una spesa agricola attenta a tutelare il reddito di chi opera nel settore, sostenere la qualità dei prodotti, gestire in modo sostenibile e razionale le risorse naturali e valorizzare le aree rurali. Dobbiamo partire dalla garanzia nel bilancio Ue di risorse adeguate alle necessità dell’agricoltura europea. Così come è impostata oggi, la Pac non riesce sempre a dare risposte soddisfacenti dal punto di vista della salvaguardia del reddito degli imprenditori agricoli e neanche dei contribuenti. Con questa riforma abbiamo quindi l’occasione per rafforzare gli strumenti disponibili prevedendo, ad esempio, l’estensione del modello delle Organizzazioni comuni di mercato ad altri settori come latte, carne o cereali, migliorarne la competitività, incrementare la capacità di adattamento alle turbative dei mercati. Dobbiamo dare più attenzione ai giovani e lavorare per la massima trasparenza verso i consumatori attraverso l’indicazione dell’origine della materia prima degli alimenti. Scelte coraggiose che siamo chiamati a compiere già oggi”.

Focus - Le priorità italiane di riforma della Politica Agricola Comune post 2020 nel dettaglio
Più semplificazione e investimenti mirati
L’obiettivo è assicurare risorse adeguate nel prossimo “Quadro finanziario pluriennale” (Qfp), indipendentemente dagli effetti della Brexit sul bilancio comunitario, da utilizzare per sostenere una spesa agricola non indifferenziata. Per questo è necessario stanziare risorse coerenti con gli obiettivi da perseguire. Da questo punto di vista, l’Italia ribadisce che l’utilizzo della superficie agricola come unica chiave di ripartizione delle risorse finanziarie destinate ai pagamenti diretti costituisce un criterio inadeguato rispetto agli obiettivi da raggiungere, in particolare riguardo alla crescita sostenibile e l’occupazione. Un pagamento fondato solo sulla superficie non rappresenterebbe un incentivo a “chi lavora” e a “chi investe”, ma sarebbe una rendita a “chi possiede”, rischiando quindi di soffocare lo sviluppo del settore e il necessario ricambio generazionale.
Nuovi strumenti di gestione del rischio
Il modello basato su misure obbligatorie del primo pilastro (condizionalità e greening) e misure facoltative dello sviluppo rurale (agroambiente e indennità per svantaggi naturali) secondo l’Italia risulta poco efficace, molto complesso e a volte contraddittorio, anche a causa della diversità dei soggetti coinvolti nella gestione. La componente accoppiata dei pagamenti diretti deve essere in grado, in un quadro di semplificazione e sussidiarietà, di fornire sostegni mirati a settori sensibili e strategici, anche in funzione di pagamenti anticiclici. Le recenti crisi di mercato hanno infatti dimostrato come gli attuali strumenti di gestione delle crisi siano obsoleti, costosi e non in grado di fornire risposte adeguate, tempestive ed efficaci. Le misure di gestione del rischio, trasferite al secondo pilastro della Pac con la riforma del 2014, risultano ancora poco diffuse, anche perché troppo complesse e scarsamente adeguate a salvaguardare il reddito degli agricoltori. L’Italia chiede quindi di potenziarle, semplificarle e inserirle in un contesto programmatorio diverso dallo sviluppo rurale.
Fondare un terzo pilastro sulle Ocm per migliorare i rapporti di filiera
È importante che la futura Pac consideri con maggiore attenzione la problematica della distribuzione del valore lungo la catena alimentare. Secondo l’Italia, la riforma della Pac deve costituire l’occasione per rafforzare gli strumenti disponibili, prevedendo, ad esempio, l’estensione del modello delle Organizzazioni comuni di mercato ad altri settori produttivi, come il latte, la carne o i cereali.
Le attuali Ocm hanno infatti dimostrato di saper sostenere efficacemente un processo di riorganizzazione di lungo periodo basato sull’innovazione e sull’orientamento al mercato, permettendo il superamento definitivo di profonde situazioni di crisi. Basti pensare ai risultati raggiunti dalla Organizzazione comune di mercato nel settore vitivinicolo, che ha consentito di abbandonare definitivamente una politica decennale di assistenzialismo basata sullo smaltimento di eccedenze attraverso costose misure di distillazione. Un analogo discorso può essere fatto per l’Ocm ortofrutta, che costituisce un evidente modello positivo per le imprese europee, in termini di miglioramento strutturale e di capacità di aggregazione.
Per l’Italia è quindi giunto il momento di allargare il perimetro di riferimento delle attuali Ocm ad altri settori produttivi (come appunto latte, carne, cereali e riso), qualificando questa modalità di intervento in un vero e proprio terzo pilastro della Politica agricola comune.
Sviluppo rurale: regole semplici e tempi certi
Lo sviluppo rurale rappresenta una politica con precise ricadute territoriali, fortemente orientata alla competitività e all’innovazione ed è fondamentale per garantire l’occupazione e la tenuta socio-economica delle aree più fragili. L’Italia attribuisce da sempre grande importanza a questa politica, tanto che la dotazione finanziaria complessiva per il periodo 2015-2020 è la più alta della Ue a 28. Nel documento inviato al Commissario Hogan si evidenzia perciò la necessità di confermare le risorse finanziarie in dotazione anche nella futura Pac, fornire regole semplici e garantire tempi ceri.
A fronte di un quadro economico in continua evoluzione, è infatti cruciale evitare periodi di blocco dei finanziamenti pubblici e gravi discontinuità tra periodi di programmazione consecutivi. In quest’ottica, l’Italia chiede di sviluppare meccanismi tali da garantire maggiore continuità di accesso ai finanziamenti, assicurando erogazioni in tempi congrui e agevolando la transizione tra una programmazione e quella successiva.
Favorire il ricambio generazionale e tutelare le aree interne e montane
La nuova Pac deve necessariamente avere più attenzione al ricambio generazionale, con una dotazione specifica più alta per l’insediamento di under 40 in agricoltura e per accompagnare la crescita e il consolidamento di queste imprese. Questo tema intreccia in maniera inevitabile quello delle aree interne e montane dei Paesi Ue, dove c’è bisogno di maggior coordinamento tra i vari strumenti a disposizione e di interventi che siano più efficaci nella lotta allo spopolamento. Gli strumenti destinati alle aree più fragili devono essere rafforzati, per garantire la presenza e il mantenimento dell’attività agricola e la gestione forestale sostenibile.
L’Italia evidenzia quindi la necessità di semplificare le modalità di programmazione e prevedere maggiore flessibilità per gli Stati membri a programmazione regionalizzata; ridurre le informazioni e gli adempimenti necessari per l’approvazione e la modifica dei programmi e regole più flessibili per la loro gestione; programmare le risorse finanziarie nazionali, valutando la possibilità di una gestione nazionale relativamente agli obiettivi di spesa.
Valorizzare l’origine e la distintività
La distintività del modello agricolo europeo si manifesta in termini di sicurezza alimentare, salute dei consumatori, rispetto di regole chiare nel settore ambientale, salute pubblica e benessere animale. Secondo l’Italia è arrivato il momento di valorizzare adeguatamente queste caratteristiche del modello agricolo europeo attraverso un concreto incremento della trasparenza per dare la possibilità ai consumatori di conoscere e di riconoscere chiaramente i prodotti ottenuti nel rispetto di queste regole più stringenti e fare sì che i meccanismi di mercato possano operare correttamente.
Innovazione: la sfida dell’agricoltura di precisione e della ricerca agricola
Grande importanza riveste l’innovazione e il ruolo che i Pei possono svolgere nei processi di trasferimento delle conoscenze a livello aziendale e territoriale. L’Europa deve colmare un gap di sviluppo rispetto ad altri Paesi e c’è bisogno di investimenti mirati a carattere europeo per sviluppare piattaforme di elaborazione dei Big data agricoli, per dare continuità alla ricerca e al sostegno delle biotecnologie innovative e sostenibili, agli investimenti in tecnologie e agricoltura di precisione.
Per difendere il patrimonio europeo di biodiversità servono risorse adeguate e programmi di lungo periodo, una componente fondamentale per garantire il miglioramento del settore e accelerare anche il raggiungimento degli obiettivi ambientali della Politica Agricola Comune.

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