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Grandi Langhe 2017: il Barolo si presenta con annata 2013 e Riserva 2011. Annata fresca contro annata calda, più intrigante la prima, più immediata la seconda. Comunque due buoni millesimi. La top 10 degli assaggi di WineNews

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Grandi Langhe 2017, il Barolo si presenta con annata 2013 e Riserva 2011. I migliori assaggi di Winenews

Da “Grandi Langhe”, il palcoscenico internazionale dei vini piemontesi, dal Barolo al Barbaresco, dal Roero al Dogliani e al Diano d’Alba (www.grandilanghe.it), promosso dal Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe Dogliani, Consorzio Roero e Albeisa, è il turno delle nuove annate del Barolo, 2013 e Riserva 2011. Due millesimi opposti che hanno generato, nel primo caso, vini intriganti e non privi di durezze tanniche importanti in un contesto di prodotti a cui il passare del tempo certo non farà paura, e, nel secondo, vini già pronti e più immediatamente leggibili, anche se meno complessi e “affetti” dalla consueta “Malattia della Riserva”, ovvero prodotti che cercano di distinguersi più per quantità (più legno, più frutto ...) che per capacità di raccontare il meglio di un’annata o di una particolare sottozona.
Certo è che il Barolo resta il grande vino italiano per eccellenza, ottenuto da uve Nebbiolo in purezza e che è difficile che lasci insensibili. Nasce nel cuore delle colline di Langa, a pochi chilometri a sud della città di Alba, nel territorio di 11 Comuni che si inseguono in un suggestivo itinerario di colline, cesellate dalla mano dell’uomo e sorvegliate da imponenti castelli medioevali, fra cui proprio quello di Barolo, che ha dato il nome al vino oggi celebre in tutto il mondo. Dai Comuni dove insiste la denominazione, 2.112 ettari di vigneti nel 2016 per 670 aziende (524 produttori di uva; 281 vinificatori; 355 imbottigliatori) e 13,9 milioni di bottiglie in commercio, il 78% del valore arriva dall’export, che, anche per il vino piemontese per eccellenza, rappresenta uno sbocco commerciale ormai definitivo.
Sono Comuni centrali della zona del Barolo, La Morra, Monforte, Serralunga d’Alba, Castiglion Falletto, Novello, Grinzane Cavour. Verduno, Diano d’Alba, Cherasco e Roddi sono invece interessati solo con porzioni dei loro territori. La storia vuole che, grazie alla caparbietà di Camillo Benso Conte di Cavour e di Giulia Colbert Falletti, ultima marchesa di Barolo, si cominciò a produrre, a metà dell’Ottocento, un vino eccezionalmente ricco e armonioso, destinato a diventare l’ambasciatore del Piemonte dei Savoia nelle corti di tutta Europa.
Nel recente passato è, però, stato protagonista di un’operazione rara nel panorama enoico del Bel Paese: la delimitazione e l’ufficializzazione nel Disciplinare delle Menzioni Geografiche Aggiuntive (2009), così come per il Barbaresco era successo un paio d’anni prima.
Questa sistematizzazione della denominazione non comporta ancora una “lettura” del prestigio dei “Cru”, ma norma gli innumerevoli nomi di località utilizzati in etichetta.

Dal punto di vista delle caratteristiche del vino Barolo, era ed è rinomata la sua struttura che esprime un bouquet complesso, in grado di svilupparsi nel tempo senza perdere le sue affascinanti qualità organolettiche. I profumi spaziano tra il fruttato e lo speziato; sia al naso, sia in bocca ricorda i piccoli frutti rossi, le ciliegie sotto spirito, ma regala anche suggestioni di rosa e viola appassita, cannella e pepe, noce moscata e, a seconda delle zone da cui nasce, nette note di liquirizia. Deve invecchiare almeno tre anni, di cui uno e mezzo in legno di rovere, e solo dopo cinque può diventare “Riserva”. Come per il Barbaresco ne troviamo di più tradizionali e altri più internazionali con diverso uso del legno piccolo e grande. Attualmente le diversità tendono ad affievolirsi con produzioni che ruotano intorno ad un equilibrio e ad una cifra stilistica più attenta all’eleganza che all’opulenza.
E veniamo all’analisi delle annate in assaggio. La vendemmia 2013 è stata in zona decisamente tardiva (mediamente 15 giorni di ritardo rispetto agli ultimi 10 anni), protraendosi fino ai primi di novembre. Temperature basse a primavera e pioggia intensa hanno contribuito a questa caratteristica della raccolta, impegnando i viticoltori in una serrata lotta contro le principali malattie fungine della vite. L’ingresso dell’estate è coinciso con un cambiamento deciso delle condizioni climatiche che ha contribuito non poco a riportare la fisiologia delle piante in equilibrio. Il Nebbiolo, anche grazie alla sua natura tardiva, è riuscito a recuperare le criticità primaverili, preparando delle premesse molto buone per il millesimo 2013, con vini adatti all’invecchiamento, aromaticamente profondi e dalla struttura complessa ed elegante, anche se in parte ancora da farsi, specialmente sul fronte del contributo tannico, spesso, nervoso e duro ma con prospettiva di levigarsi con il passare del tempo.
Sostanzialmente opposta, invece, la vendemmia 2011, a partire dalla forte precocità delle operazioni di raccolta e, in generale, dalla sua caratterizzazione come vendemmia-annata calda. Le temperature elevate della primavera, hanno determinato un anticipo dello sviluppo vegetativo di almeno due settimane e l’estate non è stata certo esente da fenomeni di caldo estremo. Il Nebbiolo ha concesso una buona annata, ma non buonissima, con vini dall’aspettativa di invecchiamento non lunga come abitualmente succede e più immediati del solito. Più pronti, insomma, il che non significa che non siano piacevoli e di buon impatto.


Ed ecco allora la top 10 degli assaggi di WineNews.
Eleganza e sapore nel sorso del Barolo “Vigna Ca’Mia” 2013 di Brovia, un vino aromaticamente complesso e di bella freschezza. Solido e non privo di carattere il Barolo 2013 di Armando Parusso, un vino che non nasconde le sue durezze, benché piacevoli e il suo profilo tendenzialmente austero. Centratissimo anche il Barolo 2013 di Pio Cesare, dal sorso fresco e ben bilanciato e dalla progressione dinamica e continua. Espressività aromatica di bella pulizia e sorso vivace e profondo per il Barolo “Vigna La Rosa” 2013 di Fontanafredda. Non delude mai il Barolo “Lazzairasco” 2013 di Guido Porro, capace di coniugare carattere ed equilibrio nei profumi ad eleganza e vivacità gustativa. Raffinato negli aromi quanto cesellato nella progressione gustativa il Barolo “Bricco Rocche” 2013 di Ceretto, un vino dove convivono precisione dell’esecuzione tecnica e personalità. Austero al naso e dal tannino nervoso il Barolo “Perno 2013 di Giovanni Sordo, un bell’esempio di vino di territorio. Riesce a rimanere decisamente in sintonia con le colline da cui viene prodotto anche il Barolo “Vignolo” Riserva 2011 di Cavallotto - Bricco Boschis, dai profumi pieni e complessi e dal sorso ritmato, profondo e di bella vivacità. Più solare il Barolo “Bussia 90 dì” Riserva 2011 di Giacomo Fenocchio, dal sorso succoso e disteso e dal bagaglio aromatico pulito e intenso. Intriganti le note sanguigne e mentolate del Barolo “Rocche dell’Annunziata” Riserva 2011 di Paolo Scavino, dal gusto sapido e piacevolmente caldo.

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