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Il “risiko” nei grandi territori del vino è un gioco che piace in tutto il mondo. Non solo Bolgheri, Montalcino e Langhe, gli ultimi affari arrivano da Bordeaux, con la famiglia Cazes che ha acquistato Château Haut-Batailley, Nuova Zelanda ed Usa

I grandi territori del vino del Belpaese continuano ad attirare investimenti ed investitori, anche dall’estero, dimostrando uno stato di salute davvero invidiabile. A Bolgheri, ad esempio, l’Agricola San Felice, controllata dal Gruppo Allianz, sarebbe pronta ad acquistare 6 ettari in una delle zone più pregiate, vicino a realtà del calibro di Tenuta San Guido (Sassicaia), Masseto, Ornellaia, Guado al Tasso (Antinori), Poggio al Tesoro (Allegrini), Le Macchiole, ed è di poche settimane fa l’arrivo in costa toscana del magnate russo Nikolaev, tra gli uomini più ricchi del mondo per “Forbes”, che ha acquistato La Madonnina.

A Montalcino, invece, il 2016 ha riservato la sorpresa più grande proprio negli ultimi giorni dell’anno, con la partnership siglata tra Gruppo Epi, di proprietà della famiglia Descours (già proprietaria di marchi di alta gamma del mondo del vino, come gli champagne Piper-Heidsieck, Charles Heidsieck e Chateau La Verriere a Bordeaux), e Tenuta Greppo di Biondi Santi, dove alla fine dell’Ottocento è nato il Brunello. Infine, le Langhe, che, negli ultimi anni, stanno vivendo un fermento mai visto: l’ultimo affare è di poche settimane fa, quando Poderi Colla, nome storico del vino piemontese, ha acquistato la cantina interrata e 2 ettari di vigneto (a Barbera) di Cascina Bricco Bompè (sulla collina di Madonna di Como, nel Comune di Alba) che erano di proprietà di Boroli, griffe del Barolo, arrivando a mettere insieme 28 ettari vitati complessivi.
Ma il “Risiko” tra i filari non è solo un gioco italiano, tutt’altro. Di compravendite importanti se ne contano in ogni angolo del mondo, a partire dalla vicina Francia, per anni terra di conquista, specie a Bordeaux, della ricca imprenditoria cinese, e che adesso racconta di un investimento tutto interno al mondo bordolese. Dopo settimane di speculazioni, infatti, la famiglia Cazes, già proprietaria di Château Lynch-Bages, ha ufficializzato l’acquisto di Château Haut-Batailley, Cinquième Cru di Pauillac, dalla famiglia Brest-Borie. Non sono emerse cifre, ma la tenuta comprende 40 ettari, di cui 22 vitati (70% Cabernet Sauvignon, 25% Merlot e 5% Cabernet Franc, età media 35 anni), in una delle denominazioni più care del mondo: nel 2015 un ettaro vitato a Pauillac costava in media 2 milioni di euro, facile quindi immaginare la portata dell’investimento della famiglia Cazes. “Château Haut-Batailley è una magnifica azienda, che ha sempre prodotto grandi vini - ha detto Jean-Charles Cazes, direttore generale del gruppo di famiglia - e noi siamo particolarmente felici di aver trattato l’acquisto da una famiglia, i Brest-Borie che conosciamo da sempre. Questa acquisizione rafforzerà la nostra presenza a Pauillac, ma l’obiettivo è quello di intraprendere un progetto distinto da Lynch-Bages: al fine di rispettare l’identità della tenuta e l’integrità del suo vigneto, la proprietà sarà gestita in modo indipendente e continuerà ad avere un proprio team di esperti e tecnici”.
C’è chi compra e chi, ovviamente, vende. Come Treasury Wine Estate che, dall’altra parte del mondo, ha messo ufficialmente in vendita due delle sue proprietà in Nuova Zelanda, Dartmoor Vineyard e Matheson Vineyard, ad un prezzo complessivo di 6,6 milioni di dollari neozelandesi (4,5 milioni di euro, ndr). Una decisione che rientra nei piani del gruppo annunciati nel 2015, quando fu decisa la chiusura dello stabilimento di Matua Auckland, che porterà ad un risparmio di 30 milioni di dollari australiani l’anno (ossia 21 milioni di euro). Matheson Vineyard è una proprietà di 41.000 ettari, di cui 36 vitati: 15,17 a Merlot, 2,86 a Malbec, 3,6 a Syrah, 3,07 a Cabernet Sauvignon, 5,2 a Sauvignon Blanc e 6,16 a Chardonnay. Dartmoor Vineyard, invece, si estende su 33,18 ettari, di cui 28,65 vitati, tutti a Sauvignon Blanc.
L’ultima trattativa, andata a buon fine, riguarda invece un altro colosso, ma a stelle e strisce, Gallo Winery, che ha ufficializzato l’acquisto di Stagecoach Vineyard, in Napa Valley, per la precisione nella Regione di Pritchard Hill, nella denominazione di Atlas Peak. Di proprietà del dottor Jan Krupp, l’azienda ha una storia particolare: nata nel 1995, ci sono voluti sette anni per rimuovere dal terreno più di un miliardo di frammenti vulcanici. Un’opera titanica, su cui pochi avrebbero scommesso, su cui è nato uno dei più grandi e prestigiosi vigneti della Napa Valley, 242 ettari vitati da cui nascono uve vendute ogni anno alle aziende di punta della California. "Dr. Jan Krupp è un coltivatore d’uva meticoloso e un innovatore nella comunità di vino. “Siamo entusiasti di continuare a lavorare con Jan - ha detto Roger Nabedian, general manager della divisione Premium Wine di Gallo - per continuare a produrre le uve più belle e più apprezzate dai wine maker della Napa Valley. Questo acquisto afferma l’impegno di Gallo per competere nel segmento dei vini di lusso”.

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