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Le potenzialità della Cina, la solidità degli Usa, l’inarrestabile crollo dei consumi in Europa. Ma anche Giappone e Canada da tenere d’occhio e l’Africa che apre le porte a Bacco. Ecco il 2020 del vino mondiale secondo Vinexpo & Iwsr

Italia
Il 2020 del vino secondo Vinexpo e Iwsr: il futuro è di Cina e Usa, ma occhio a Canada e Giappone

Sono due i Paesi su cui si regge il commercio enoico mondiale, Stati Uniti e Cina, anche se con due profili ben diversi. Se Oltreoceano, nel 2016, il settore vino ha fatturato 34,5 miliardi di euro, la Cina è ancora ferma a 15,5 miliardi di dollari, ma è il futuro ad avvicinare le due potenze: nel 2020, infatti, secondo le previsioni dello studio condotto da Vinexpo e Iwsr - International Wine & Spirits Research (www.vinexpo.com), presentato ad Hong Kong dal Ceo della fiera francese, Guillaume Déglise, il vino in Usa crescerà fino a toccare i 38,6 miliardi di dollari, mentre la Cina arriverà a 21,7 miliardi di dollari, grazie ad un’accelerazione nel periodo del 39,8%, che porterà il Dragone a diventare il secondo consumatore a livello globale, scavalcando la Gran Bretagna. Ma il dato più interessante, dalla prospettiva di un Paese produttore, è che Pechino rappresenterà, a lungo termine, il 72% della crescita globale dei consumi, facendone un vero e proprio punto di riferimento.
Si tratta, come ha sottolineato Guillaume, “di due profili di crescita molto diversi: ci aspettiamo che la Cina passi dalle attuali 632,4 milioni di bottiglie all’1,128 miliardi di bottiglie del 2020, un boom del 79%, che poggerà soprattutto sulle importazioni, perché la Cina non è ancora un grande produttore”. Diverso, appunto, il ruolo degli Stati Uniti, “un produttore affermato, ma che non riesce a stare dietro ad un mercato dei consumi tanto grande: ci aspettiamo una crescita ulteriore di 45,6 milioni di bottiglie entro il 2020”. Se Cina e Usa sono i mercati da presidiare, ce ne sono almeno altri due da tenere d’occhio con attenzione, Giappone e Canada, definiti dalla ricerca di Vinexpo e Iwsr “eccitanti”, mentre le prospettive della Russia continuano ad essere caratterizzate dall’incertezza, una situazione che difficilmente cambierà a breve termine. E non vanno sottovalutate le potenzialità dell’Africa, con Paesi come Costa d’Avorio, Nigeria e Namibia che hanno ormai aperto le porte a Bacco: potrebbero rivelarsi bacini importanti in termini di volumi.
Nel frattempo, però, i consumi in Europa continueranno la loro inarrestabile discesa: il Vecchio Continente, nel suo insieme, è ancora il principale consumatore di vino, rappresenta il 60% del mercato, ma da qui al 2020 perderà altre 406 milioni di bottiglie. “Le ragioni del declino dei consumi europei - spiega Deglise - è dovuta ad un evidente miglioramento di ciò che si beve: le nuove generazioni, cresciute con leggi più severe e campagne di prevenzione, hanno interpretato al meglio il trend della premiumisation, e poi non va sottovalutata la concorrenza di birra e sidro”. In termini assoluti, i consumi pro capite europei restano di gran lunga i più alti, e la Cina, nonostante tutto, nel 2020 arriverà ad appena 1,53 litri consumati pro capite (contro i 43,63 litri della Francia): del resto, appena 38 milioni di persone, su una popolazione totale di 1,4 miliardi di abitanti. Nel Paese del Dragone, la parte del leone la fanno ancora i vini nazionali, che rappresentano il 60% dei consumi, quota destinata a scendere al 50% nel 2020, anche grazie alla crescita degli spumanti: la previsione è di un +43%, per un consumo complessivo di 26,28 milioni di bottiglie. Infine, la piccola ma strategica Hong Kong, dove i consumi pro capite toccheranno i 6 litri nel 2020, con una diminuzione del 5,4% sulla fascia super premium, dovuta alla stretta dell’unità anticorruzione cinese, per un totale, in volume, di 50,76 milioni di bottiglie.

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