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A valle delle prime impressioni di merchant ed esperti sull’en primeur bordolese 2016, gli analisti del Liv-Ex propongono una nuova analisi dei prezzi per diminuirne l’opacità, con un modello matematico che punta a definire un “prezzo equo”

La recente sortita pubblica degli analisti di mercato del Liv-Ex - il benchmark di riferimento globale del mercato dei fine wine (www.liv-ex.com) - riguardo la necessità di diminuire l’opacità sui prezzi dell’en primeur di Bordeaux, in modo da non dover rinunciare, secondo loro, a “centinaia di milioni di euro” in potenziali ricavi ogni anno, ha senz’altro caratterizzato l’avvio delle prime ipotesi sul futuro dell’annata 2016. Questo per quanto riguarda la pars destruens, per così dire: al contempo, gli esperti della società londinese hanno anche fornito una possibile soluzione al problema, vale a dire un modello matematico che prende in considerazione sia dati oggettivi (come i prezzi di ogni annata) che soggettivi (i punteggi ricevuti da una data annata da parte dei critici di “The Wine Advocate”) per tentare di definire quello che viene definito come un “prezzo equo”.
Il report che presenta il modello matematico di analisi parte dall’assunto che, comprensibilmente, l’annata di un produttore bordolese non è facilmente paragonabile a un bene come un’azione di una società, dato che variabili come la qualità dell’annata, le valutazioni dei critici e il tempo passato dalla sua immissione sul mercato le rendono tutte diverse tra di loro. Di conseguenza, il modello utilizza lo strumento dell’analisi regressiva, ovvero “un processo statistico per stimare le relazioni tra variabili” - come, ad esempio, i dati sui prezzi sul mercato secondario delle annate, una variabile dipendente, e una indipendente, ovvero i punteggi ricevuti dai critici della creatura di Robert Parker. Le due variabili vengono poi analizzate su due assi cartesiani, creando un “valore r-quadro” che rende graficamente l’idea di quanto i punti d’incontro delle due variabili sono vicini, o lontani, dalla linea che, unendo i punti d’incontro delle annate passate, stabilisce il “trend” storico di un dato produttore. Per Margaux, ad esempio, il valore r-quadro è pari al 92,2%, ovvero un’aderenza molto forte al suo record storico: valori pari o superiori al 50%, secondo gli ideatori del modello, indicano la soglia oltre la quale il prezzo è considerabile come equo o sopra la media, mentre un valore inferiore indica un vino che viene venduto a un prezzo favorevole al compratore. Va da sé, quindi, che lo strumento ideato dagli analisti del Liv-Ex consente anche di sapere se un’annata merita la nomea che si è conquistata sul mercato, e ad esempio l’analisi della 2010 - considerata come una delle più sovraprezzate degli ultimi anni - contraddice questa convinzione largamente condivisa. L’annata più “colpevole”, sotto questo punto di vista, sarebbe invece la 2005, con prezzi superiori del 32% rispetto alla linea di tendenza, mentre la 2008 era la più sottoprezzata, con un delta negativo di ben il 28%.
Inoltre, le variabili utilizzabili nell’analisi dei prezzi con questo modello non sono solo prezzi e punteggi, dato che certe volte il numero di anni passati dalla messa sul mercato dell’annata in questione può rappresentare un dato più degno di nota: ad esempio i vini di seconda fascia dei premier cru mostrano una bassa correlazione tra prezzi e punteggio, ma una alta tra prezzo ed “età”. Come tutte le analisi che si basano su una correlazione tra due set di dati, però, il modello proposto dal Liv-Ex non può certo spiegare in toto le moltissime variabili, anche psicologiche e di sentiment, che entrano inevitabilmente in gioco ogni anno durante l’en primeur di Bordeaux: senza contare che i punteggi della critica possono essere considerati dati obiettivi solo fino a un certo punto, visto che dipendono anche dai gusti del singolo e della “scuola” alla quale si è formato o formata. Vero è, comunque sia, che la performance di una data annata sul mercato secondario è uno dei migliori sistemi di fissazione del prezzo dei vini di lusso e da investimento, “particolarmente per vini con un’alta liquidità”, come puntualizzato dagli stessi creatori del modello, “ed è per quello che il suo utilizzo nel modello del “prezzo equo” può aiutare anche per l’en primeur”. Resta da vedere, ora, se il modello troverà terreno fertile nei moltissimi soggetti che, per passione o per lavoro, ruotano ed operano nelle vendite in anteprima del territorio del vino più famoso del mondo.

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