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Crolla la produzione enoica russa: anche se il “vigneto Russia” è cresciuto in media di 3.600 ettari l’anno, l’output 2016 si è fermato a 370 milioni di litri (-10%), a causa di consolidamenti aziendali e basse performance dei piccoli produttori

Nonostante la pianificazione, da parte del Ministero dell’Agricoltura russo, di una rilevante espansione della superficie vitata nazionale - che dovrebbe arrivare a 140.000 ettari entro il 2020 - i risultati relativi alla produzione di vino del Paese nel 2016 sono tutt’altro che confortanti per i sostenitori della “autarchia” enoica della Russia di Putin, anche come risposta alla guerra commerciale originatasi con l’Ue come conseguenza della vicenda ucraina. L’output complessivo del paese è calato di ben il 10% nel 2016, toccando quota 370 milioni di litri: un risultato che, come riportato da “Meininger’s Wine Business International” (www.meininger.de), è senz’altro uno dei peggiori degli ultimi anni, e che è dovuto alla sommatoria di un processo di crescente consolidamento aziendale e di basse produzioni per le piccole aziende del settore.
Gli unici produttori russi che hanno registrato una crescita nella produzione sono stati infatti i “big”, come Massandra, in Crimea, Abrau-Durso e pochi altri, mentre tutti quelli di dimensioni contenute hanno dovuto fare i conti con risultati ben inferiori alle stime. La situazione, paradossalmente, è dovuta, e probabilmente esacerbata, dai criteri di distribuzione dei contributi statali, che sono in massima parte orientati proprio verso i nomi più “pesanti”, dando loro modo di assorbire produttori più piccoli e lasciando al contempo questi ultimi al loro destino. A poco è servito finora, quindi, il massiccio progetto di espansione lanciato dalla Russia, che ha visto la superficie vitata nazionale crescere ad una media di 3.600 ettari l’anno, e di ben 6.000 nel solo 2016. T
utto questo in un mercato nel quale, secondo i dati più recenti di Wine Monitor - Nomisma, l’import di vino staniero in Russia è calato di quasi il 20% in volume dal 2014, anche a causa del crollo del prezzo delle commodities energetiche e della svalutazione del Rublo - ma anche dove, sanzioni o meno, l’export di vino tricolore è tornato a crescere nel 2016, secondo i numeri definitivi dell’Osservatorio del Vino di Unione Italiana Vini, che evidenziano un un +10% in valore (a 78 milioni di euro) e un +15% in volume (a 335.000 ettolitri).

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