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Bit Milano: enoturismo in Italia, l’Osservatorio n. 13 by Città del Vino e Università di Salerno bacchetta la carenza d’intesa fra pubblico e privato e di digitalizzazione. Ma l’enoturismo cresce per il 90% dei soggetti, in arrivi e fatturato

Italia
Bit Milano: enoturismo in Italia, l’Osservatorio n. 13 by Città del Vino e Università di Salerno bacchetta la carenza d’intesa fra pubblico e privato

Nonostante le problematiche di sempre, come la penuria di risorse, l’insufficiente digitalizzazione e la scarsa collaborazione fra pubblico e privato, c’è forte ottimismo sui territori a vocazione vitivinicola: per oltre il 90% delle Strade e delle Città del Vino, fatturato e arrivi del turismo enogastronomico del 2016 sono superiori, o almeno stabili, sull’anno precedente. Anche grazie all’imposta di soggiorno che alcune hanno deciso di applicare ed investire sul territorio. Emerge dal XIII Osservatorio sul Turismo del Vino in Italia, curato dall’Università di Salerno per conto di Città del Vino, presentato in Bit a Milano da Giuseppe Festa, direttore del Corso di perfezionamento universitario e aggiornamento in Wine Business dell’Università degli Studi di Salerno.
Mentre nel 2016 indagava il mondo delle cantine, stavolta il Rapporto torna a mettere sotto i riflettori Comuni e Strade del Vino, con due questionari separati cui hanno risposto 116 Comuni (il 27,6% di 420 Città del Vino) e 25 Strade del Vino su 133 (il 18,8%). Dal Rapporto risulta che, laddove viene applicata, l’imposta di soggiorno è sempre investita in servizi enoturistici (in 1 Comune su 4) o in progetti per migliorare accoglienza e servizi (in 6 Città del Vino su 10). Più del 75% dei Comuni sviluppa buoni rapporti con le Strade del Vino, ma quasi la metà non ha ancora un ufficio turistico istituzionale e quando c’è non si raccolgono i dati per monitorare arrivi e spesa enoturistica. “Un evidente punto di debolezza che si aggiunge alla solita non buona collaborazione tra pubblico e privato, considerata insufficiente dalle Strade del Vino, che sono a diretto contatto con l’enoturista”, si osserva nel Rapporto.

Neanche per le Strade, però, è tutto rose e fiori: “trascurando la decennale penuria di risorse da investire, molti dei circuiti enoturistici - si legge - non hanno ancora un sito Internet e non si capisce come possa promuovere il territorio in un mondo digitalizzato e globalizzato. Se poi parliamo di applicazioni per telefoni cellulari, appena il 24% delle Strade si è dotata di una App”.

Ma, nonostante le criticità (come i collegamenti, i trasporti, la formazione interna, la conoscenza delle lingue e un livello medio dei servizi di cantine, ristoranti, alberghi, considerato discreto dai Comuni, ma non ottimo) sui territori, si torna a sorridere: per oltre l’80% delle Città del Vino campionate il flusso degli arrivi in cantina e il fatturato dell’enoturismo sono aumentati o almeno rimasti stabili
rispetto alle stime dell’Osservatorio n. 12, presentato nel 2016: 14 milioni di accessi enoturistici e un fatturato tra i 2,5 e i 3 miliardi di euro. Ancora più ottimiste le Strade del Vino: la crescita c’è per il 90% dei soggetti intervistati.
“La percezione che arriva dai territori, in particolare dalle Strade del Vino, è molto importante. È una carica di ottimismo che può far bene alla salute di un settore dato in forte crescita: il turismo del vino. Molti aspetti sono positivi e si possono ancora migliorare, ma non dobbiamo nasconderci che anche i Comuni devono fare uno sforzo maggiore per migliorare le relazioni con la filiera. Le buone relazioni fanno bene all’economia e, quindi, ai servizi e alle tasse locali, che, come evidenzia il nostro Osservatorio, vengono spesso reinvestite proprio nel turismo del vino” sottolinea il presidente di Città del Vino, Floriano Zambon.
“È il caso di quelle Città del Vino, una su quattro, che hanno deciso di introdurre un’imposta di soggiorno. Più comunicazione, più formazione, migliori collegamenti ma soprattutto una maggiore collaborazione tra pubblico e privato. Nella Convention lavoreremo anche con i Comuni più deboli da questo punto di vista, per aiutarli a migliorare le relazioni con il mondo produttivo. E, in tal senso, le Strade del Vino sono la cerniera perfetta tra pubblico e privato, quindi andranno coinvolte e possibilmente rafforzate anche per questo obiettivo” conclude Zambon. “I numeri dell’enoturismo - aggiunge Giuseppe Festa, docente dell’Università di Salerno - sono in costante crescita per arrivi, accessi e fatturato, ma è indispensabile che a questo sviluppo quantitativo corrisponda anche uno sviluppo qualitativo dei servizi offerti dalla filiera enoturistica. La concorrenza internazionale è agguerrita e imprevedibile. Basti pensare al cambiamento climatico che oggi trasforma in destinazioni enoturistiche anche regioni europee e nordamericane”.

I dati completi dell’Osservatorio saranno presentati nella Convention delle Città del Vino, in programma dal 22 al 25 giugno in Umbria, tra Torgiano, Montefalco e Orvieto.

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