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Nella top 100 delle aziende del vino per fatturati dalla giornalista Di Martino ci sono due novità: nel club di chi supera i 100 milioni di euro, entrano la Marchesi Frescobaldi e La Marca. I big, adesso, sono 16, e valgono il 22,2% del vino italiano

L’economia italiana poggia su un universo di piccole e medie imprese, l’ossatura produttiva del Paese. Ed è così in tutti settori, compreso il vino, che conta qualcosa come 310.000 produttori per un fatturato complessivo di 12,4 miliardi di euro. C’è però un novero di 100 aziende, le prime per fatturati, capace di rappresentare poco meno della metà del settore enoico nazionale. A metterle in fila ed analizzarne le performance, ogni anno, è la giornalista Anna Di Martino, classifica di cui il quotidiano  “Corriere della Sera - Economia” ha pubblicato una prima anticipazione (quella completa nei giorni di Vinitaly), che riguarda gruppi e cooperative capaci di superare la soglia dei 100 milioni di euro di fatturato nel 2016: un club esclusivo di cui fanno parte appena 16 soci, grazie all’ingresso di Marchesi Frescobaldi e La Marca.
Tutte insieme, si legge nell’articolo, firmato dalla giornalista Anna Di Martino per il “Corriere della Sera” (www.corriere.it), rappresentano un fatturato di oltre 2,8 miliardi, un export che sfiora 1,9 miliardi e più di un miliardo di bottiglie. Stando ai dati complessivi di mercato dell’Osservatorio del vino, il campione composto dai 16 big pesa per il 22,2% sul fatturato totale (stima 12,8 miliardi) e per il 33,8% sui 5,6 miliardi di export. Due, come detto, le new entry, Marchesi Frescobaldi, storica famiglia toscana del vino, che esordisce con 101,2 milioni di euro di fatturato, 11,2 milioni di bottiglie prodotte ed un valore delle esportazioni pari a 63,1 milioni di euro, e La Marca Vini e Spumanti, cooperativa veneta cresciuta in un solo anno del 33,7%, grazie al suo impegno concentrato nella produzione del Prosecco, capace di portare i fatturati 2016 a 101 milioni di euro, grazie alle 35 milioni di bottiglie prodotte ed agli 80,1 milioni di euro fatturati all’estero.
A capotavola, irraggiungibile, c’è però la coop emiliana Cantine Riunite, con il controllato Gruppo Italiano Vini, titolare di un fatturato consolidato di 566,1 milioni di euro, seguita al posto d’onore dalla Caviro di Faenza, corazzata della cooperazione con 227,2 milioni nella sola divisione vino; al terzo posto, con 193 milioni, la veneta Zonin 1821, la maggiore casa privata, proprietaria di aziende e vigneti in tutta Italia. Al quarto posto Marchesi Antinori: con 192,2 milioni nel solo vino (il consolidato è di 218 milioni) la maison toscana rappresenta, tra l’altro, la più importante proprietà viticola privata (2.681 ettari di vigneti) e una capacità reddituale al top. Lascia la quinta posizione, scendendo all’ottava, Mezzacorona, big della cooperazione trentina: il motivo è tecnico e dipende da un bilancio composto da soli 11 mesi (per ragioni di contabilità, dovute alle continue anticipazioni della vendemmia) e il risultato, fermo a 163,4 milioni di euro, non è quindi comparabile con il 2015. Al suo posto sale il consorzio trentino Cavit (+6,65% a 177,9 milioni di euro).

A seguire, due aziende private: la piemontese Fratelli Martini, che ha ricominciato a correre (+9% e 173,9 milioni di euro di fatturato) e la veneta Casa Vinicola Botter (+6,8% a 165 milioni di euro), entrambe con una preponderante attività all’export. Guadagna due posizioni il gruppo veneto Santa Margherita (+32,8% e 157 milioni di euro di fatturato nel 2016): un exploit legato principalmente alla riorganizzazione realizzata negli Stati Uniti, con l’avvio della nuova controllata a Miami e la commercializzazione diretta di tutti i brand. Seguono l’Enoitalia della famiglia Pizzolo (con un incremento del 9,26% a 147,5 milioni di euro) e l’Italian Wine Brands (quotata in Borsa, sul mercato Aim, cresciuta dello 0,69% a 146 milioni di euro), due espressioni operative di taglio squisitamente industriale. Quindi, ci sono la Cantina di Soave, cresciuta del 9,43% a 116 milioni di euro, il Gruppo Cevico, unico big in flessione, anche se solo del -1,69%, a 110,7 milioni di euro, e Collis Veneto Wine Group, che ha chiuso il 2016 a quota 106 milioni di euro (+1,92%).

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