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Alleanza fra due giganti dei rispettivi comparti per il miglioramento varietale: Fondazione Edmund Mach e Banfi insieme per sperimentare in Toscana un vigneto sostenibile con vitigni ottenuti da miglioramento genetico e tolleranti alla botrite

Quando due buoni giganti, uno della ricerca e l’altro della produzione, si alleano per trovare benefici comuni e condivisibili con un intero comparto; va in questo senso l’accordo tra la Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige e Castello Banfi, a Montalcino, per far nascere in Toscana un vigneto sperimentale sostenibile: Castello Banfi testerà 8.550 barbatelle selezionate dall’Istituto di San Michele all’Adige, ottenute da miglioramento genetico e particolarmente tolleranti alla botrite.

Saranno allevati otto prototipi di varietà selezionate dall’attività di miglioramento genetico per la loro tolleranza alla botrite (o “muffa grigia”, una malattia della vite, causata dall’agente patogeno Botryotinia fuckeliana, che può attaccare attaccare foglie, tralci, grappoli, acini maturi). Si tratta di 6.750 barbatelle di varietà derivanti da incroci di Vitis vinifera tolleranti alla botrite che verranno collocate in due impianti di due ettari ciascuno a Montalcino, dove Castello Banfi dispone di 2.800 ettari di proprietà. Nell’impianto saranno messe a dimora anche altre varietà prodotte dalla ricerca di San Michele: 900 barbatelle di “Iasma Eco 1” e 900 barbatelle di “Iasma Eco 2”, già iscritte nel registro nazionale delle varietà di vite per vino, che Castello Banfi testerà in campo per valutarne le potenzialità enologiche e per ottenere l’iscrizione nell’elenco dei vitigni per l’impianto di vigneti in Toscana.

“Con la firma di questo accordo si consolida un rapporto di collaborazione con un’azienda che ha una forte propensione all’innovazione - spiega Sergio Menapace, dg Fondazione Edmund Mach - in un’areale viticolo italiano importante e al contempo si contribuisce a far conoscere e valorizzare la qualità del lavoro di miglioramento genetico e varietale in campo viticolo svolto dall’Istituto di san Michele all’Adige”. Per l’azienda di Montalcino questo accordo “oltre che a rafforzare i rapporti con la Fondazione Edmud Mach - afferma Enrico Viglierchio, dg Castello Banfi (www.castellobanfi.it) - rappresenta un passo naturale nel percorso di ricerca e innovazione intrapreso 40 anni fa. Il nostro desiderio di conoscenza è, ed è sempre stato, un forte stimolo per migliorarsi interpretando il cambiamento, sempre nel pieno rispetto del territorio in cui operiamo”.
L’obiettivo è rendere la viticoltura sempre più sostenibile e, quindi, ridurre l’impatto ambientale. “Noi ricercatori siamo interessati ad osservare il comportamento di genotipi selezionati in ambienti differenti - spiega Marco Stefanini, responsabile dell’Unità Miglioramento Genetico della Vite della Fondazione Mach - arricchendo le nostre conoscenze e trasferendole in altri ambienti”.  “Per noi la salvaguardia del patrimonio culturale ed ambientale è stato un punto di riferimento fin dall’inizio - afferma Rudy Buratti, direttore della produzione di Castello Banfi - e oggi, che il concetto di sostenibilità è molto più sentito da un consumatore sempre più attento ed informato, l’interesse verso queste varietà eco-sostenibili sta crescendo. La sperimentazione permetterà di diversificare le strategie di difesa e definire, quindi, un Protocollo Castello Banfi”.

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