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Barolo ancora protagonista dell’innovazione nel mondo delle tappature: nel 2014 l’apertura ai tappi alternativi al sughero, e dopo la prima chiusura sintetica sul mercato arriva il primo Barolo Docg, firmato Brezza, tappato con una chiusura in vetro

Italia
Il tappo in vetro per il Barolo, il primo ad usarlo è Brezza

La denominazione del Barolo, uno dei vini rossi a invecchiamento più prestigiosi d’Italia e del mondo, è ancora in prima fila nel campo delle chiusure: dopo la prima apertura nel 2014, arrivata grazie alla decisione della denominazione di permettere la chiusura con tappi di materiali alternativi al sughero anche per le Docg, Brandini aveva scelto il tappo Select Bio di Nomacorc per tappare il suo Barolo Docg 2011, e adesso arriva il tappo di vetro Vinolok, sulle bottiglie di Barolo Docg Brezza, che vedremo presto sul mercato.

Si tratta di una rivoluzione contro il sughero? Perfino un pubblico di consumatori come quello italiano, fortemente legato alle tradizioni (soprattutto quando si tratta di vino e di agroalimentare) inizia ad individuare i limiti dei tappi in sughero a cercarne delle alternative? Secondo Brezza la risposta è sì: produttrice di Barolo fino dall’Ottocento, la famiglia ha iniziato a studiare le differenze di imbottigliamento con tappo di vetro già nel 2003.
Dopo più di 10 anni di sperimentazioni e risultati positivi, anche da parte dei consumatori, a primavera 2017 lancerà sul mercato la prima bottiglia di Barolo Docg imbottigliato con un tappo di vetro: cercavamo un sistema di chiusura che garantisse un’armonica evoluzione del vino - spiega Enzo Brezza - senza difetti e con una migliore conservazione dell’aroma, anche per i consumatori che non dispongono sempre di condizioni di conservazione eccellenti”.

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