02-Planeta_manchette_175x100
Allegrini 2024

Brexit, da domani i negoziati Uk-Ue, ma la Wine & Spirits Trade Association lancia l’allarme: “i porti inglesi abituati al “just in time”, non c’è spazio per lunghi stoccaggi”. E, a Vinexpo, seminario sui possibili scenari per il business enoico

Domani il percorso della Brexit partirà davvero, con l’inizio dei negoziati tra il premier Uk Teresa May, e l’Unione Europea. Il vino italiano, che, nel mercato Uk, ha il suo terzo partner enoico in volume e valore (e n. 1 assoluto per gli spumanti) sta alla finestra, senza mostrare troppa preoccupazione per delle ripercussioni che è difficile prevedere. Certo, qualche segnale arriva, e per esempio il Comitè Champagne attribuisce agli effetti indiretti della Brexit, come il calo della sterlina e un certo timore tra i consumatori sull’economia, il crollo del -8,7% in volume e del -14% in valore delle proprie esportazioni 2016 nel mercato inglese, storico punto di riferimento per gli champagnisti.

Timori più concreti e tangibili, invece, arrivano dal Regno Unito stesso, ed in particolare dalla Wine & Spirits Trade Association, da sempre contraria alla Brexit, che ora punta i riflettori su un altro possibile problema che l’uscita dall’Unione Europea potrebbe portare all’Uk, che diventerebbe un Paese extracomunitario a tutti gli effetti. I porti del Regno Unito sono fondamentali per il commercio enoico mondiale, oltre che per il mercato interno, sottolinea la Wsta, e oggi, le operazioni doganali, rimanendo in gran parte in ambito comunitario, visto che il 55% dell’import di vino nel Paese viene dall’Unione Europea, godono di procedure e controlli più agili di quanto arriva da extra-Ue, che invece è sottoposto a ispezioni di dogana più approfondite.

Tradotto: un carico di vino che arriva in un porto del Regno Unito dall’Unione Europea, e da lì deve raggiungere gli scaffali inglesi, o un altro mercato Ue, non deve essere ispezionato e controllato, e può ripartire in tempi brevi, mentre uno che arriva da altri Paesi, ovviamente, stazione per un tempo decisamente più lungo nei porti inglesi prima di poter ripartire.

Una questione importante per la logistica, ovviamente, visto che si parla di volumi importanti, ma anche di costi, che ovviamente aumenterebbero per tutti.

In particolare, sottolinea Miles Beale, chief executive della Wsta, “tutti i porti della Gran Bretagna vedono le proprie operazioni sul principio del “just in time”, e non hanno grandi capacità di stoccaggio. Con il boom dell’industria del vino il Regno Unito è diventato centrale per il commercio mondiale, è il secondo più grande importatore in volume dopo la Germania ed in valore dopo gli Usa, e per questo è vitale che le nuove procedure di sdoganamento e di controllo siano chiare e semplici perchè rimanga centrale nel business enoico mondiale”.

Un altro elemento da considerare, dunque, nei possibili effetti della Brexit per il vino, di cui si parlerà anche a Vinexpo a Bordeaux (18-21 giugno, www.vinexpobordeaux.com), che per il 20 giugno, annuncia la fiera francese proprio alla vigilia dei negoziati tra Uk e Ue, ha messo in calendario un seminario in cui, con opinion leader ed operatori, si analizzeranno alcuni fattori chiave dello scenario post Brexit, dagli accordi di libero scambio all’impatto sul mercato Uk in termini di tasse e prezzi, dalla posizione leader per il re-export del Regno unito, alla protezione dell’origine del vino e delle Denominazioni.

Tenendo conto anche di un’altra importante prospettiva, come ricorda il Ceo di Vinexpo, Guillame Deglise: “tra i nostri visitatori ed espositori, ci saranno produttori e buyer che ad oggi in Uk sono penalizzati dal regime favorevole all’interno dall’Ue, e che vedono nella Brexit una opportunità di penetrare questo mercato fondamentale per il vino e per gli alcolici...
”.

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Altri articoli