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Un viaggio in quaranta vendemmie per Fausto Maculan, uno dei pionieri del grande vino italiano, festeggiate con una etichetta speciale tirata in solo 300 magnum: “XL Quarantesima Vendemmia Fausto Maculan 2013”, raccontate con leggerezza e autoironia

Italia
Un viaggio in quaranta vendemmie per Fausto Maculan, uno dei pionieri del grande vino italiano

“Quarantesima Vendemmia” più che un anniversario è stata una cavalcata al galoppo negli ultimi quattro decenni del vino italiano grazie alla verve, alla simpatia e alla grande autoironia del cavaliere: Fausto Maculan. Un anniversario importante simbolicamente rappresentato da una produzione di sole 300 magnum di “XL Quarantesima Vendemmia Fausto Maculan 2013”, Cabernet Sauvignon Breganze doc del vigneto Branza, vestite da un’etichetta realizzata a mano dall’artista vicentino Pino Guzzonato, realizzata trasformando in carta la fibra ottenuta dagli stessi grappoli d’uva da cui il vino è stato ottenuto.
“Abbiamo fortemente voluto festeggiare con questo vino le 40 vendemmie di nostro padre come enologo - ha esordito la primogenita Angela Maculan - ma anche il suo ruolo nell’evoluzione del vino italiano. Solo nel 2005, sentendomi continuamente chiedere come fosse essere sua figlia, ho compreso la grande reputazione di cui gode mio padre e il tutto si riassume in questo vino”.
Fausto Maculan dal 2004 ha passato il testimone ad Angela (che precisa che lui “continua a dire la sua su tutto!”) per rappresentare l’azienda all’esterno, mentre è Maria Vittoria, la secondogenita a seguire la parte tecnica, dalla gestione dei vigneti alla cantina. Un passaggio di generazione che si consolida sotto l’occhio vigile di Fausto, che lo ritiene un passaggio dovuto “perché nella prima parte della vita fai senza saper bene cosa e come fare, nella seconda parte sai quello che stai facendo e nella terza capisci che devi passare la mano. E io l’ho fatto per tempo, mi sono eclissato all’apice”.

Fausto Maculan, prima vendemmia nel 1974, appartiene alla generazione dei pionieri del vino italiano. “Negli anni Settanta non c’erano come oggi i consulenti enologi - ha raccontato Maculan - e io con Antinori, Gaja, Schiopetto, Zanella e pochi altri cercavamo la nostra strada per fare vini sempre migliori. Un percorso lungo. Io sono andato dappertutto a incontrare quelli che di vino sapevano davvero, per imparare e a farmi conoscere. Nel 1975 quando ho provato a vendere il mio primo vino, non ne ho venduto una bottiglia. Ho pensato: l’etichetta non va, la cambio; non ho brochure, le faccio; devo fare pubblicità. Ho fatto pubblicità su una radio privata locale e l’unico a comprare il mio vino è stato il figlio del ragazzo che lavorava lì! Allora ho capito che forse il mio vino non era un granché. E da lì ho cominciato il mio percorso e i primi risultati li ho ottenuti con i bianchi grazie alla tecnologia in cantina. All’epoca eravamo in pochi a fare vini bianchi non ossidati. Sui rossi i risultati sono arrivati dopo perché in questo caso il lavoro parte dal vigneto, che io allora non avevo, ed era difficile convincere quelli da cui compravo l’uva a dimezzare la produzione”.
E così dai corsi di aggiornamento continuo a Bordeaux ad un mitico incontro con Émile Peynaud che assaggiando i suoi vini fece un magnifico assemblaggio antesignano del Fratta, a un viaggio in California con un importante confronto con i produttori “che dovevano inventare il loro vino come noi, e non come i francesi che bastava facessero come i loro padri”, Maculan ha trovato la sua strada per il successo che ha dato “risultati per compare qualche collina” come dice lui stesso.
“Assaggiando i miei vini al Vinexpo del 1981 - ha ricordato Maculan - Peynaud mi chiese quanto facessi macerare le uve e mi consigliò di raddoppiare il tempo. Mi chiese quanto lo tenevo in barrique e poi in bottiglia e mi consigliò di raddoppiare il tempo. Infine mi chiese a quanto lo vendessi e mi consigliò di raddoppiare il prezzo. Tornato a casa dissi a mio padre, che rimase incredulo, che dovevamo venderlo al doppio e così è andata”.
Precursore e sperimentatore, Maculan pianta vigneti con 10.000 ceppi per ettaro e cerca la maturazione completa, adotta tutte le innovazioni possibili “perché così si fa la qualità, senza badare ai costi che alla fine spalmati sulla singola bottiglia venduta a un prezzo adeguato sono economicamente sostenibili”. Guarda lungo. Mette l’annata in etichetta, togliendo il “panciottino” dalle bottiglie, e sui tappi imparando dai francesi, perché è il millesimo che fa il prezzo dei grandi vini. E poi presenzia, si inserisce nei “giri giusti”, come ha raccontato con grande autoironia attraverso moltissimi aneddoti.
“Come tutti per tutti i nostri vini, anche “XL Quarantesima Vendemmia Fausto Maculan 2013” - ha sottolineato Maria Vittoria Maculan - nasce dalle scelte fatte in vigneto, dall’impianto alla gestione di ogni annata, con la costante di basse rese e uve integre. Vinifichiamo le uve di ogni vigneto separatamente tenendo separate anche due selezioni e questo vino viene dal migliore serbatoio del vigneto Branza, in collina, terrazzato ed esposto a sud. Al 100% da uve Cabernet Sauvignon, XL Quarantesima Vendemmia Fausto Maculan 2013, affinato in barrique di rovere francese di Allier, ha un grande potenziale di invecchiamento”.
Potenziale che è stato confermato nella degustazione, cuore dei festeggiamenti, che è proseguita con una verticale di Fratta - Cabernet sauvignon e Merlot insieme in percentuali diverse in base all’annata - nei millesimi 2015 (in commercio), 2005, 1998, 1985 della riserva della famiglia Maculan. A chiudere la degustazione il Torcolato Maculan, il passito da uve Vespaiola emblema dell’azienda di Breganze, in una sequenza (2000, 1995, 1983, 1978) che ha messo in risalto la sua capacità di evolvere regalando via via maggior complessità, mantenendo la piacevolezza del ritorno al sorso.

Clementina Palese

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