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282.000 etichette di vino autentiche saranno ora a disposizione dei visitatori del Museo del Vino di Barolo: inaugurata il 19 marzo, l’esposizione della collezione donata dai coniugi Baroni Urbani racconta il vino di 104 diversi Paesi produttori

Italia
Una delle etichette più prestigiose del Wimu a Barolo

282.000 etichette autentiche, da 104 Paesi produttori di vino riconosciuti dall’Onu (tranne l’Iraq), che coprono 152 anni di storia del vino: ecco i numeri della straordinaria collezione, inaugurata nei giorni scorsi, al Museo del Vino multimediale di Barolo, nato dalla generosa donazione del professor Cesare Baroni Urbani di Sirolo al Comune di Barolo, che, a sua volta, l’ha messa a disposizione della Barolo & Castles Foundation (www.wimubarolo.it).
La WiLa, Wine Label Collection, è conservata negli armadi della vecchia sezione femminile del Collegio Barolo, e le etichette verranno mano a mano selezionate per la creazione di mostre temporanee e permanenti, che potranno coinvolgere anche gli spazi del WiMu, il Wine Museum.
“Se Barolo è il “re dei vini” è giusto che sia lui a occuparsi di tutti i suoi “sudditi” sparsi per il mondo”, ha scherzato il professor Baroni Urbani, all’inaugurazione insieme a Masssimo Martinelli, il curatore della collezione dal giugno 2016.

Focus - I pezzi forti della collezione del professor Cesare Baroni Urbani

Sono 104 i Paesi da tutto il mondo rappresentati in questa formidabile raccolta, con pezzi storici che risalgono fino al XVIII secolo: oltre 11 mila etichette sono infatti datate tra 1798 e 1950. Dalle più antiche cantine di Borgogna alle etichette d’autore fatte realizzare a Picasso, Chagall, Mirò ed Andy Warhol dal Barone de Rothschild per festeggiare la fine della guerra, fino alla serie della californiana Nova Wines dedicata a Marilyn Monroe. Ogni etichetta ha una sua particolare storia e aneddoti legati al mondo del vino, del costume, della storia e delle tradizioni del luogo di provenienza.

Tra rarità e curiosità raccontate dallo stesso professor Urbani, spicca dalla Germania la famosa e antica etichetta di “Berncastler Doctor”: il vino è di Bernkastel, Doctor è il nome del vigneto e l’etichetta riproduce un imaginario Dottore arruffone che convince i villici a comprare il suo vino. Per la Francia, le etichette stampate dalla ditta Labaume Ainé et Fils, la più antica casa vinicola della Borgogna. Questo fatto, unito al nome dei vini e alle caratteristiche della stampa, fanno supporre che tra queste ci sia la più antica etichetta di vino stampata su carta tuttora conservata. E poi, champagne dei produttori Lambry, Geldermann & Deutz, con etichette ottocentesche che raffigurano elefanti per l’esportazione in India e la vendita ai maragià indiani, e dallo Stato di New York il vino kosher (per ebrei ortodossi) degli anni Trenta e Quaranta, con immagini di cammelli e asini che dovrebbero ricordare la Terra Promessa.
Una vera rarità è l’etichetta di Pinot Nero prodotto nella vigna più a Nord del mondo, in Norvegia: la ditta Sveler Hansen tra il 1995 e il 1999 ha imbottigliato 75 casse di vino e ogni annata porta un’etichetta che riproduce un’opera del pittore norvegese Edvard Munch e nella collezione ce n’è una datata 1997 con il ritratto di “Madonna” (1894-1895). Un vino oggi pressoché introvabile.

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