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I mercati, tra Trump e Brexit, la Pac, e le indicazioni nutrizionali in etichetta, l’Ocm ed il modo in cui l’Ue guarda al caos sulla promozione in Italia: a WineNews, parla Herbert Dorfmann, Presidente Intergruppo Vino al Parlamento Europeo

Italia
A Winenews parla Herbert Dorfmann, presidente Intergruppo Vino al Parlamento Europeo

I mercati, tra Trump e Brexit, la revisione di metà percorso della Pac 2014-2020, la discussione già avviata sulla successiva, il tema dell’indicazione dei valori nutrizionali nelle etichette di alcolici e vino, la discussione sull’Ocm ed il modo in cui l’Ue guarda al caos sulla promozione in Italia: sono tanti i temi affrontati con WineNews, a ProWein, da Herbert Dorfmann, presidente Intergruppo Vino al Parlamento Europeo.
Sul fronte dei mercati, per esempio, spiega Dorfmann, “tutti guardano alle conseguenze della Brexit in Uk e delle politiche di Trump in Usa. Sul Regno Unito vediamo come si muoverà il Primo Ministro May, nei prossimi giorni, ma onestamente, non vedo grande preoccupazione per nuovi dazi: l’import del vino europeo in Uk vale più o meno quanto l’export di alcolici dalla Gran Bretagna all’Europa, quindi, credo sia nell’interesse di entrambi i fronti di non danneggiarsi a vicenda. Pensando agli States - spiega Dorfmann - è vero che c’è un grande squilibrio, perchè è molto più importante il volume ed il valore dell’export di vino dall’Ue agli Usa che viceversa, e questo per l’amministrazione Trump, volendo, potrebbe essere un appiglio per misure protezionistiche. Ma la realtà è che, in una partita che è molto complessa e coinvolge tanti settori, il vino europeo negli States non danneggia affatto la produzione nazionale, e quindi almeno dai parte delle cantine americane non dovrebbero esserci pressioni per nuovi dazi.
E, poi, ricordiamo anche ci sono molte possibilità di sviluppo in molte aree, dal Canada, dove è finalmente in vigore il Ceta, al Messico, dal Vietnam, dove è in dirittura di arrivo un importante accordo di libero scambio, al Giappone”. Insomma, al netto delle incognite economiche e politche generali, il mercato del vino dell’Unione Europea, “che rappresenta i 2/3 della produzione, del consumo e delle esportazioni di vino nel mondo”, ricorda Dorfman, sembra poter guardare al futuro con un certo ottimismo.
Ci sono, però, anche tante questioni interne aperte, come l’indicazione in etichetta dei valori nutrizionali su vino e alcolici, con la Commissione Ue che ha chiesto alla filiera di presentare una proposta unitaria di regolamento entro un anno, o altrimenti imporrà le proprie regole da sola.
E, al netto delle proposte della filiera vitivinicola, viene da chiedersi quanto peserà davvero il vino in questo percorso, in un panorama complicato come quello europeo, dove ci sono 28 paesi, 27 quando uscirà la Gran Bretagna, e dove poi a produrre il vino fondamentalmente sono 4 o 5 realtà più importanti, che dovranno coordinarsi anche con la forza economica del settore degli alcolici.
“Il vino è un settore importante. È vero che non è prodotto in tutta l’Unione Europea, però nei Paesi mediterranei è di estrema importanza - sottolinea Dorfmann - e, quindi, in un processo di decisione del genere, impresa e politica non potranno non tenerne conto. Io ritengo l’approccio abbastanza interessante perché apre comunque ufficialmente la possibilità al settore di proporre delle regole proprie che forse vanno un po’ oltre la semplice etichettatura: quindi, si può cominciare a riflettere su cosa fare su internet, su fornire i dati e le informazioni e online. E, alla fine, penso che questa sia anche un’occasione da sfruttare, spero vivamente che il settore si prenda anche questa grossa responsabilità e inizi una discussione seria”.
Inevitabile parlare anche di Pac, e di Ocm. “Nel processo di revisione della Pac, c’è un orientamento generale a rivederne i concetti guida, per esempio a non appiattire gran parte della discussione e delle risorse sul primo pilastro, che è quello dei pagamenti diretti, ma si vedrà. In tema di Ocm, va ricordato che oggi vino e ortofrutta sono gli unici due settori ad avere ancora delle Ocm dedicate rispetto al resto dell’agricoltura, e su questo mi sento di dire che c’è una buona parte del Parlamento Ue orientato a mantenere questa impostazione, ma dobbiamo lavorare da subito perchè non è scontato”. E, di certo, le vicende italiane, con il caos Ocm Promozione che non accenna a risolversi, non facilita il dibattito.
“L’Ocm inizialmente, quando ha spostato tante risorse dalla distillazione di crisi a miusre come il finanziamento di nuovi impianti, gli investimenti, e soprattutto la promozione, in Italia è stata recepita molto. E il Belpaese, che era tra i maggiori beneficiari della distillazione, è cresciuto moltissimo nei mercati stranieri, il vino che prima veniva distillato adesso è venduto in giro per il mondo e questo è un grande passo in avanti, e sicuramente i soldi europei hanno aiutato tanto. Quello che è successo adesso, negli ultimi mesi, non va bene, chiaramente, anche per il futuro di questo settore. Perché quando si comincerà a parlare di fondi per la prossima programmazione, quindi dal 2020 in poi, qualcuno inizierà a chiedersi se le cose funzionano o meno. E poi se si andrà a vedere che cos’è successo in Italia con questi fondi, ci si ricorderà di tutto, e non è una cosa positiva. Io spero veramente che si esca da questa empasse di ricorsi e controricorsi e tribunali che si occupano dei soldi che spettano agli agricoltori, ai viticoltori. Stiamo a vedere, ma sarebbe veramente un peccato se in Italia questa situazione peggiorasse ulteriormente.
Per le autorizzazioni di impianto - altro sistema che è cambiato, di recente, e le cui prime applicazioni in Italiano non hanno funzionato come ci si aspettava - e io penso che in qualche Regione le cose siano andate bene, in altre meno. Dov’è andata male, bisogna riflettere, perché non dipende dal regolamento europeo, è più una questione di applicazione locale”.

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