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Usa, Germania e Uk valgono ancora più della metà dell’export di vino italiano. Che fa un nuovo record nel 2016 (5,6 miliardi di euro), ma solo grazie allo spumante. Bene vini Dop e comuni, male gli Igt. Analisi WineNews sui dati Osservatorio del Vino

Italia
Record nel 2016 per le esportazioni di vino italiano dice Osservatorio del Vino Uiv, Istat e Ismea, con tanti spunti che arrivano dai numeri

Nel 2016, gli scambi mondiali di vino, sono cresciuti del +1% sia in valore, sui 16,3 miliardi di dollari che in volume, per 34 milioni di ettolitri, secondo l’ultimo report di “Wine By Numbers” di Corriere Vinicolo - Unione Italiana Vini. Un contesto abbastanza stabile, dunque, in cui inquadrare il nuovo record delle esportazioni italiane che, nel 2016, dai dati dell’Osservatorio del Vino della stessa Uiv (con Ismea e Istat), sono cresciute del 4,3% in valore, a 5,62 miliardi di euro, e del 2,8% in volume, a 20,6 milioni di ettolitri. Un dato, però, su cui il presidente Uiv Antonio Rallo mantiene basso l’entusiasmo e invita a riflettere, perchè al netto degli spumanti (3,3 milioni di ettolitri esportati, +19,9%, per 1,2 miliardi di euro, +21,4%), e segnatamente del Prosecco, le performance dei soli vini fermi in bottiglia, che sono ancora il “core business” dell’Italia enoica (valgono il 40% dei volumi ed il 65% del valore), i dati parlerebbero di un arretramento del -4,5% in volume, e del -0,7% in valore. Senza contare che i principali competitor ci sono ancora davanti: la Spagna in volume, a 22,4 milioni di ettolitri (nonostante un -9% nell’ultimo anno, per un valore di 2,6 miliardi di euro), la Francia in valore, con 8,25 miliardi di euro, realizzati con appena 14 milioni di ettolitri, elaborazioni Ismea su dati Ihs/Gta).

Un quadro che dice di quanto ancora l’Italia possa e debba crescere nel mondo. Guardando le cose nel dettaglio, per l’Italia, emergono spunti interessanti. I vini Dop, per esempio, sono quelli che guidano la crescita, con un +6,9% in volume (8 milioni di ettolitri) e +10,5% in valore (3,2 miliardi di euro), e in questa categoria crescono sia i vini fermi (+1,7% in volume e +4,7% in valore) che gli spumanti (+19,7% in quantità e +25,1% in valore).
Negative, invece, le performance dei vini Igp, a -0,2% in quantità (6,6 milioni di ettolitri) e -1,5% in valore (1,6 milioni di euro), tra cui sono i vini fermi a segnare il passo, mentre anche qui crescono gli spumanti, che però rappresentano numeri marginali per i vini a Indicazione Geografica.
Fa riflettere anche la performance dei vini comuni, inoltre, che rappresenta ancora una fetta importante e crescente dei volumi di vino italiano esportati, con 5,2 miliardi di ettolitri (+5,7%, grazie a vini fermi e spumanti), e che perde in valore lo 0,6% (472.285 euro, per via dei dati negativi di vini frizzanti e spumanti).

Guardando ai singoli mercati, però, il segno positivo prevale quasi ovunque, con qualche eccezione.
Bene gli Stati Uniti, che restano il partner n. 1 in valore per l’Italia, con 1,35 milioni di euro in valore (+5,5%) e il secondo in quantità a 3,2 milioni di ettolitri (+3,2%).
Torna a crescere anche la Germania, che è il primo sbocco italiano in volume, con ben 5,5 milioni di ettolitri (oltre un quarto del totale), in crescita dello 0,5%, e dove i valori sono arrivati a quota 977,9 milioni di euro, a +1,7%.

Contrastato il dato del Regno Unito, mercato da seguire con particolare attenzione per i futuri sviluppi della Brexit e dove però, a dispetto di una Sterlina che si è indebolita già nell’anno passato, a calare sono stati i volumi, con un importante -7,4%, a 2,9 milioni di ettolitri, mentre è cresciuto il valore, del 2,3%, a 763.807 milioni di euro. Segno che gli inglesi (i più grandi consumatori di Prosecco al mondo, ndr), sembrano orientati a spendere qualcosa in più per vini di maggiore prestigio, a scapito dei volumi.

Da notare che questi tre Paesi, fondamentali per il consumo ed il commercio di vino mondiale, rappresenti da soli, ancora più della metà delle esportazioni enoiche del Belpaese (con 11,84 milioni di ettolitri complessivi e 3,09 miliardi di euro), nonostante le tante iniziative promozionali messe in campo da imprese ed istituzioni, con risorse importanti, in ogni angolo del mondo. Investimenti che, comunque, sembrano dare i loro frutti, vista la crescita complessiva generalizzata praticamente ovunque. Con qualche curiosità.
Per esempio, la Francia, tra i competitor principali dell’Italia enoica nel mondo, è nettamente il quarto mercato in quantità per il Belpaese del vino, con oltre 1 milione di ettolitri importato nel 2016 ed una crescita del +15,2%, la più alta tra le principali destinazioni, anche se, evidentemente, si parla soprattutto di vini di basso prezzo, visto che i valori sono a quota 155 milioni di euro, comunque in crescita dell’8,8%
La Svizzera, ancora, di cui non si parla quasi mai, è il quarto mercato dell’Italia del vino in valore, con 338 milioni di euro, +4,6%, ed il sesto in volume, con 723.822 ettolitri.
Anche il Canada si conferma partner importante per l’Italia del vino, il quinto sia in volume (729.402 ettolitri, +4,4%) che in valore (305 milioni di euro, +2,2%).

Ancora, nella “top 10” dei principali Paesi meta del vino italiano, bene la Svezia, unico dei Paesi scandinavi a crescere sia in volume (482.017 di ettolitri, +3,5%) che in valore (154 milioni di euro, +2,7%), mentre crolla il
Giappone, che resta comunque il più importante partner asiatico dell’Italia, nonostante il -7,2% in quantità (401.888 ettolitri) e il -4,4% in valore (150 milioni di euro). Contrastata la Danimarca, che perde il -1,4% in quantità (398.833 ettolitri) ma cresce in valore del +1,2% (147 milioni di euro), bene l’Olanda, sostanzialmente stabile nei volumi, +0,6% (437.851 ettolitri) e in significativa crescita nei valori, a +8,6% (140 milioni di euro).
Significativa anche la crescita in Cina, dove però, nonostante gli sforzi e le tante risorse investite l’Italia è ancora lontana dalle performance di Francia, Australia, Cile e Spagna, nonostante un importante +11,4% in volume, a 299.088 ettolitri, e un ancor migliore +13,8% in valore, a 101 milioni di euro, e decisamente positiva la ripresa in Russia che, dopo anni di impasse per le note vicende politiche ed economiche, torna a sorridere al vino del Belpaese, che cresce del 14,7% in quantità (335.068) e del 10% in valori, a 78 milioni di euro.

Guardando ai soli spumanti, invece, come detto unici protagonisti della crescita dell’Italia,
il mercato più importante si conferma di gran lunga quello del Regno Unito, con oltre 1 milione di ettolitri importanti nel 2016, in crescita del 21,5%, per un valore di 365,8 milioni di euro, a +33,1%, seguiti dagli Usa, a 635.361 ettolitri (+24) per 254,8 milioni di euro (+30,8%), e dalla Germania con 244.063 ettolitri (+6,9%) per 91,1 milioni di euro (+5,7%). In “top 5” anche la Svizzera, che perde però il -2,1% in volume (180.450 ettolitri) ma cresce in valore del 3,5% (54 milioni di euro), ed entra prepotentemente la Francia, patria nobile dello Champagne, con un sonoro +89,1% in volume, a 201.785 ettolitri, e il +53,7% in valore, a 39,3 milioni di euro.

Un quadro complesso, dunque, come del resto è complesso il mondo, che è ormai il grande mercato di tutte le merci, vino italiano compreso, dove nel complesso le cose per la cantine del Belpaese ancora sono decisamente positive ma dove i numeri, se letti con attenzione, dicono che ora più che mai è vietato sedersi sugli allori, che gli investimenti in promozione vanno ponderati con sempre più attenzione, e che l’efficienza del supporto istituzionale in questo senso deve crescere e migliorare concretamente, e senza indugio (il contrario di quanto sta succedendo, invece, sulla questione Ocm Vino Promozione, ndr).

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