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E dopo l’Asti Secco via libera anche all’Acqui Dry il Brachetto spumante e “tappo raso” in versione non dolce. Con un Piemonte che fa fronte comune e “attacca” le posizioni di forza del Veneto (e del Friuli) prosecchista a colpi di Metodo Charmat

La corsa allo Spumante Brut, a larghissima maggioranza prodotto alle nostre latitudini con Metodo Charmat (o Martinotti, che dir si voglia), non conosce sosta e vede il Piemonte diventare sempre più protagonista. Dopo l’Asti Secco, ecco arrivare anche l’Acqui Dry, versione non dolce del Brachetto. Una fronte piemontese che, inevitabilmente, e al di là delle dichiarazioni di non belligeranza e di regolarità a livello normativo, si contrappone al Veneto (e al Friuli), dove i prosecchisti sono in allarme per questo attacco alle loro posizioni, soprattutto di mercato, fino ad ora quasi “monopolistiche”.
Il Comitato Vitivinicolo Nazionale ha dato il via libera alla modifica del disciplinare che regola la produzione del Brachetto d’Acqui Docg, che introduce la versione non dolce del vino e dello spumante a base di uve Brachetto.
Un progetto del Consorzio di Tutela del Brachetto, guidato dal presidente Paolo Ricagno, che ora diventa realtà, anche se si dovrà attendere la prossima vendemmia per vedere le prime bottiglie di Brachetto d’Acqui Docg dry.
Ed è un progetto che, secondo i suoi sostenitori, affonda le sue radici nella storia del vitigno e del vino Brachetto. Già agli inizi del Novecento, infatti, alcune testimonianze raccolte nella zona di Strevi, caratterizzata dalla diffusa presenza di piccoli produttori, riportavano la presenza massiccia di una delle produzioni vinicole tradizionali quale quella del Brachetto nella versione “secco”. Nei paesi dell’Alto Monferrato il Brachetto secco veniva servito fresco insieme ai piatti della tradizione popolare, acciughe al verde, salumi e formaggi.

“È il riconoscimento a un progetto su cui puntiamo da tempo e che interessa alle aziende del comparto - ha spiegato il presidente - essere riusciti ad ampliare la gamma dei prodotti a base di uve Brachetto apre certamente nuove opportunità di crescita per una filiera che non merita la crisi in cui si dibatte da troppi anni. Il Brachetto d’Acqui o Acqui non dolce - ha aggiunto Ricagno - insieme alle altre tipologie dolci, ha tutte le caratteristiche per dare impulso al settore”.
Ad oggi la commercializzazione del Brachetto tra è di 4.400.000 bottiglie complessive, vendute principalmente in Italia e Stati Uniti. (www.brachettodacqui.com).

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