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Conquistare il mercato con un vino che vuole essere buono e salutare: ecco “Vitis Vitae”, il vino che vanta una concentrazione di 2.400 milligrammi di procianidine (i tannini salutari dell’uva) per litro pensato da Roberto Pasqua Di Bisceglie

Conquistare il mercato con un vino che vuole essere non solo buono, ma anche salutare, grazie alla più alta concentrazione possibile di antiossidanti: il progetto, così come il vino, si chiama “Vitis Vitae” (www.vitis-vitae-com), ed è stato portato avanti nel corso degli ultimi cinque anni dal suo fondatore, Roberto Pasqua Di Bisceglie, insieme ai ricercatori della Facoltà di Enologia dell’Università di Verona: una collaborazione che ha portato ad una concentrazione di 2.400 milligrammi di procianidine (la sotto categoria di tannini realmente salutare presente nell’acino d’uva, ndr) per litro, il doppio di un normale Malbec e sei volte la media di un Cabernet Sauvignon. La produzione, ad oggi, è di 20.000 bottiglie, destinate quasi per intero al mercato asiatico.
“Ci siamo posti una una domanda: cos’è che rende un vino rosso buono per chi lo beve? Nelle mie ricerche - racconta Roberto Pasqua Di Bisceglie - mi sono imbattuto in un libro, “La dieta del vino”. Da lì il focus si è spostato su una sotto categoria di tannini, chiamati procianidine, il vero fattore salutare in un acino d’uva. L’idea è quella di creare un blend della massima qualità possibile che sia ricco in antiossidanti ed anche di creare un brand, “Vitis Vitae”, che è sinonimo di ricerca e studio”.
La ricerca, che oggi coinvolge anche la Facoltà di Medicina dell’Università di Verona, è partita da un presupposto: in certe zone della Vecchia Europa, come racconta bene il “paradosso francese”, c’è un rapporto diretto, almeno a livello statistico, tra consumo di vino e longevità. Ecco perché il percorso si è focalizzato su varietà ben precise, specifiche del Sud Ovest della Francia e della Sardegna, a partire dal Cannonau (Grenache). “Stiamo parlando di un vino naturalmente arricchito in composti polifenolici - ricorda la dottoressa Valeria Guantieri dell’Università di Verona - in particolare delle procianidine, per cui sono vini che da un certo punto di vista potrebbero essere sicuramente più benefici rispetto ad un normale vino rosso”.
“La grande sfida del progetto “Vits Vitae” - aggiunge l’enologo che ha seguito il progetto, Enrico Raber - stata quella di produrre un vino con una grande quantità di procianidine ma allo stesso tempo che fosse in grado di competere a grande livello sul mercato internazionale. Alla fine quello che abbiamo ottenuto è stato un vino di grande impatto olfattivo, con sentori di frutta matura molto concentrata, un vino di grande materia, ma allo stesso tempo agile e snello, facile da bere, con un finale leggermente balsamico e di grande eleganza”.

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