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Asti Secco, il Comitato Nazionale Vini ha dato il via libera alle modifiche del disciplinare proposte dal Consorzio dell’Asti Docg che ora, se entro 60 giorni nessuno si opporrà come previsto dalla legge, potrà far debuttare la nuova tipologia

Italia
Il direttore del Consorzio dell’Asti Docg, Giorgio Bosticco

Eccolo, il tanto discusso Asti Secco: il Comitato Nazionale Vini ha dato il via libera alle modifiche del disciplinare proposte dal Consorzio dell’Asti Docg che ora, dunque, se entro 60 giorni nessuno si opporrà come previsto dalla legge, potrà far debuttare la nuova tipologia più secca del vino simbolo del “bere dolce italiano” nel mondo, sui cui molti nel territorio astigiano puntano per rilanciare l’economia vinicola della denominazione, e sui cui però il Sistema Prosecco, per motivi facilmente intuibili, vigila con attenzione.

Non si tratta di una nuova denominazione, come riportato erroneamente da alcuni, ma di una nuova tipologia che sarà possibile indicare in etichetta, con delle regole precise, e con le prime bottiglie che, a questo punto, potrebbero arrivare sul mercato già nell’estate 2017 (prodotte, quindi, con uve della vendemmia 2016, ndr), come spiega a WineNews, il direttore del Consorzio dell’Asti Docg, Giorgio Bosticco: “quello che faremo, da subito, è pensare al giusto posizionamento di questo prodotto, e non ai volumi, perchè non vogliamo correre il rischio di svilirlo. Ribadisco che non vogliamo scopiazzare il Prosecco, e anche per questo abbiamo deciso che i vari termini consentiti per la nuova tipologia, con “Secco” che sarà quello più utilizzato, e sui cui noi come Consorzio punteremo la nostra strategia di comunicazione, ma ci sono anche Dry, Demi-sec, Extra Dry e così via, non potranno essere scritti in etichetta attaccati a Asti, ne sulla stessa riga, e comunque in una dimensione da 3 millimetri di altezza fino al massimo della dicitura Asti”.
Per Bosticco, in ogni caso, l’anima “dolce” del vino di Asti rimane predominante: “noi abbiamo l’Asti ed il Moscato d’Asti che sono dolci, e continueranno ad essere la nostra priorità in termini di strategie, informazione, investimenti, promozione e così via. Questa nuova tipologia vuole essere una integrazione, una opportunità in più per i produttori, che magari diventerà importante anche nei numeri”. Numeri che, ricorda Bosticco, in termini di volume di produzione dell’Asti Secco non sono ora una priorità. “Noi oggi tra Asti e Moscato d’Asti produciamo intorno agli 85 milioni di bottiglie ogni anno. Il nostro vigneto ha una potenzialità massima che si aggira intorno ai 100 milioni di bottiglie. Ma questo non è detto che si arrivi al massimo possibile ad ogni costo, e che questo potenziale sia eventualmente raggiunto tutto con l’Asti Secco”.
“Dopo un prolungato periodo di studi e ricerche abbiamo messo a punto un protocollo per la spumantizzazione che ci consente di avere un prodotto Docg unico - aggiunge Bosticco - in grado di esprimere profumi floreali e aromatici tipici del vitigno Moscato dal quale proviene. Il ridotto contenuto di zuccheri rispetto alla versione dolce ci permetterà di estendere la nostra offerta
anche ad altri momenti di consumo come l’aperitivo o a tutto pasto nonché rivolgerci a un target più giovane”.
Insomma, la rotta è tracciata e le istituzioni italiane hanno dato il via libera a percorrerla. Di certo, ora, ci sarà da aspettarsi, in ogni caso, e al di là delle dichiarazioni di intenti, la presa di posizione del mondo Prosecco.

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