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Paradosso Bardolino: in difficoltà anche se ha l’identikit giusto per il consumatore di oggi. Le prospettive? Un disciplinare proprio per il Chiaretto, sottozone per il Bardolino e non solo. Gli atout (e i migliori assaggi) dall’Anteprima di Lazise

Secondo la critica enologica le esigenze più attuali del consumatore sono centrate su vini rossi scarsamente tannici e fruttati, facilmente abbinabili a piatti leggeri. Un identikit che corrisponde al Bardolino, vino asciutto, bevibile, gastronomico, che, però, non sfonda. Al contrario, la sua versione rosata, Bardolino Chiaretto, nella nuova interpretazione più chiara e più orientata a note agrumate e floreali sta conquistando nuovi mercati, sino a pochi anni fa inesplorati. Insomma due vini, due velocità e progetti nel cassetto per risolvere il “paradosso” del rosso Bardolino: ecco la fotografia di una denominazione che sta cambiando pelle, o meglio “sta rientrando nei propri panni”, a giudicare dal sentiment, raccolto da Winenews ,all’Anteprima del Bardolino e del Chiaretto dedicata alla nuova annata 2016 (Lazise, 5 marzo).
Ad oggi gli equilibri nel Bardolino, 3.000 ettari di vigneto su sedici comuni del Garda Veronese e del suo entroterra, per una produzione totale intorno ai 28 milioni di bottiglie e 100 milioni di euro di giro d’affari, vedono in crescita il numero di bottiglie della tipologia Chiaretto - oggi a 10 milioni, più che raddoppiate in otto anni - e in discesa quelle di Bardolino. Lo spostamento in atto è frutto di un ripensamento dell’intera denominazione e, per il Bardolino, di una ridefinizione della sua identità originaria, che contempli anche le diverse espressioni territoriali.
In sintesi, si sta pensando ad un disciplinare autonomo per il rosé “Chiaretto”; all’aggiunta di tre sottozone al Bardolino Doc, individuate dalla zonazione e, all’istituzione di una nuova denominazione (che potrebbe chiamarsi Mont Moscal o Moscal) in cui far confluire l’attuale piccola produzione di Bardolino Superiore docg che utilizza anche uve appassite.
“Il successo riscontrato tra i Millenials nordamericani sta premiando il Chiaretto - racconta Silvio Piona dell’azienda Albino Piona, riferendosi ai rosati scarichi di colore e dal naso floreale e agrumato, figli della cosiddetta Rosé Revolution - che, però, non sono la totalità. Il Bardolino è in linea con le esigenze dei consumatori più evoluti, ma il problema è che questi non lo sanno. Nelle degustazioni alla cieca, infatti, il Bardolino piace e bisogna far conoscere le sue migliori espressioni. Confido nella dinamicità della denominazione superiore ad altre vicine, abbiamo voglia e possibilità di crescere”.
I prezzi spuntati dal Bardolino (80 centesimi al litro per lo sfuso; 95 centesimi per una bottiglia di 2016 sugli scaffali di un hard discount, ndr) sono scandalosamente bassi e fanno male a tutta la filiera. Una situazione che si può cambiare a patto che i produttori, spaventati e disorientati, intraprendano un percorso comune, puntando su una maggior territorialità e caratterizzando l’identità del Bardolino.
Il Bardolino non va certo stravolto, ma riportato ai suoi tratti peculiari, lavorando sugli elementi territoriali, che grazie a terreni ed esposizioni diverse sono non migliori o peggiori, ma differenti.

“Commercialmente - osserva Giuseppe Guerrieri Rizzardi, dell’azienda presente in entrambe le denominazioni veronesi - il Bardolino soffre della vicinanza con il Valpolicella. Nei mercati che prediligono vini dai nomi conosciuti, i vini Valpolicella vanno forte e facciamo fatica ad entrare con il Bardolino. Per questo la differenziazione dai vini al di là dell’Adige è importantissima, come pure è fondamentale raccontarlo per farlo conoscere”.
Insomma la sfida è di quelle difficili. Riusciranno il Consorzio di tutela - consiglio di amministrazione rinnovato il 28 febbraio scorso e nuovo presidente da designare - e i produttori del Bardolino a vincerla? Si dice ottimista Giorgio Tommasi, oggi microproduttore con le 1.600 bottiglie di Montinghel, per anni presidente della Cantina di Castelnuovo del Garda e del Consorzio di tutela. “Le proposte di cambiamento del disciplinare - racconta Tommasi - sono largamente condivise, ma non c’è stato il tempo per arrivare a condividere unanimemente il progetto. Se nel 2017 sarà difficile approdare ai cambiamenti, si ripartirà per il 2018”.
Se ad oggi la strada del Chiaretto è tracciata, il futuro del Bardolino deve, quindi, essere scritto. “Il Chiaretto di Bardolino ha aperto nuovi mercati, come quelli del Nord Europa e Nord America, in cui è identificato come il rosato italiano a menzione geografica - conferma Franco Cristoforetti, presidente ancora in carica del Consorzio di tutela del Bardolino, patron dell’azienda Vigneti Villabella - e ha ottenuto punteggi superiori ai 90 centesimi, raramente attribuiti a vini rosé. Per quanto riguarda il Bardolino il progetto presentato nel 2015 procede e il gruppo di lavoro di una quindicina di aziende, costituito presso il Consorzio di tutela, continua a impegnarsi nella riscoperta delle prerogative organolettiche delle microzone della nostra ampia area di produzione, con l’obiettivo di tornare a valorizzare le peculiarità territoriali già note a fine Ottocento, quando il Bardolino era esportato nei grandi hotel svizzeri, dove era venduto insieme con i rossi di Borgogna. C’è da fare un lavoro collettivo da parte dei produttori che devono andare sui mercati a raccontare il perché il Bardolino rappresenta una interpretazione moderna del vino”.
C’è chi lavora in questo senso da tempo, come Giovanna Tantini, dell’omonima azienda che è anche nel gruppo di lavoro consortile “Bardolino village”.
“Da quindici anni sono impegnata in questo percorso di racconto e valorizzazione del terroir - sottolinea Tantini - e il successo su alcuni mercati compensa e dà ragione a questo sforzo. Il confronto con i produttori che come me si stanno impegnando in questa direzione è stretto e oggi riguarda anche l’opportunità di uscire dopo quanto previsto dal disciplinare di produzione e la longevità del Bardolino”. E il destino del Bardolino Superiore quale sarà?
“È necessario riportare la denominazione a prima della “parkerizzazione” del vino, di cui è figlio il Bardolino Superiore docg - risponde Cristoforetti - la cui produzione si è ridotta a sole 200.000 bottiglie. Il progetto della riorganizzazione della denominazione non dimentica i produttori che ci credono e prevede un vino da uve appassite, con un disciplinare proprio, che potrebbe chiamarsi Mont Moscal o Moscal, dal nome del monte sotto le cui pendici era prodotto un vino da uve appassite di cui esiste una documentazione storica: veniva appaiato al Nobile di Montepulciano come rosso eccellente. Un vino corposo e secco che al momento della costituzione delle denominazioni di origine negli anni Sessanta non è stato preso in considerazione”.

Focus - I migliori assaggi di Winenews
Chiaretto di Bardolino 2016

Giovanna Tantini Bardolino Chiaretto 2016. Colore rosa chiaro, ha un naso suadente di fiori e frutti. In bocca ha un ingresso salino che colpisce, pieno, sostanzioso e potente.

Le Fraghe, Bardolino Chiaretto Rodon 2016. Colore rosa chiaro, ha un naso in cui prepotente dalle note floreali si distingue il pompelmo rosa che si ritrova in bocca con una nota lievemente amara sul finale. Equilibrato, di buon corpo e spiccata salinità.

Le Vigne di San Pietro, Bardolino Chiaretto Corderosa 2016. Rosa chiaro, il naso intrigante in cui la nota agrumata è integrata in quella dei fiori. In bocca equilibrato, fresco, lungo.
Bardolino 2016

Albino Piona Bardolino 2016. Colore rubino chiaro, ha un naso vivo ed elegante di fiori e frutti rossi che si distingue per dolcezza. In bocca armonico e nevrile, invita a tornare al sorso in cui si trova note di fiori e piccoli frutti, pepe e bella salinità.

Cesari Bardolino Classico 2016. Colore rubino, ha un naso intrigante di fiori dolci e piccoli frutti rossi presenti anche in bocca arricchiti di note speziate.

Santa Sofia Bardolino Classico 2016. Colore rubino, il naso colpisce per la note di violetta e fragolina di bosco. Armonico, composto ed elegante in bocca.
Bardolino 2015

Albino Piona Bardolino 2015. Colore rubino chiaro, le note pepate emergono dalla base odorosa di fiori e frutti rossi. “Dinamico” anche in bocca, di spettacolare armonia ed equilibrio.

Le Fraghe Bardolino 2015. Colore rubino, bel naso ricco e dolce di fiori e frutti rossi in cui prevalgono la rosa, la viola e la fragolina di bosco. In bocca vivace, rotondo, di grande ricchezza.

Vigneti Villabella Bardolino Classico Villa Cordevigo Bio 2015. Colore rubino, naso salino con una nota verticale di spezie che spicca su quelle di base dei frutti rossi. Elegante in bocca e nevrile. Persistente.

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