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Se la grandezza del vino italiano è nella sua enorme varietà, la curiosità dei wine lovers non si ferma a Piemonte a Toscana: il viaggio continua tra Lago di Garda ed Etna, con le Anteprime di Bardolino e Chiaretto e il Nerello Mascalese “en primeur”

Se la grandezza del vino italiano è nella sua enorme varietà, è giusto che la curiosità dei wine lovers per le nuove annate non si fermi, né in Toscana né in Piemonte. A svelarsi, nelle prossime settimane, saranno due territori in ascesa, geograficamente e stilisticamente agli antipodi: Bardolino e Chiaretto, vini del Lago di Garda, e il Nerello Mascalese, che ha fatto dell’Etna la Borgogna del Belpaese.
Il 5 marzo è la volta dell’Anteprima del Bardolino e del Chiaretto, a Lazise, con 120 vini, perlopiù della vendemmia 2016, ma anche della 2015, visto il nuovo corso all’insegna dell’eleganza intrapreso dai produttori del Bardolino (www.ilbardolino.com). Tante cantine (da Cesari a Domini Veneti, daGuerrieri Rizzardi a Le Vigne di San Pietro, da Monte del Frà a Monte Zovo, da Morando Lorenzo a Santa Sofia, da Sartori a Tamburino Sardo, da Giovanna Tantini a Tinazzi, a Giorgio Tommasi, solo per citarne alcune) di una denominazione sempre più solida, che oggi conta su 3.000 ettari vitati distribuiti su 16 comuni del Garda veronese, da cui si producono 28 milioni di bottiglie, di cui 10 milioni nella tipologia Chiaretto, che generano un giro d’affari da 100 milioni di euro, al netto dei flussi turistici. “Negli ultimi anni - racconta il presidente del Consorzio del Bardolino, Franco Cristoforetti - il Chiaretto è diventato l’ambasciatore della nostra area vinicola, aprendo nuove prospettive di mercato in Scandinavia, negli Stati Uniti o nel Canada e affermandosi come il principale vino rosato italiano. Una crescita cui ha fatto riscontro anche il riconoscimento della critica internazionale. Per il Bardolino, si è costituito nel Consorzio di tutela un gruppo di lavoro di una quindicina di aziende che si sta impegnando nella riscoperta delle prerogative organolettiche delle microzone interne alla nostra ampia area di produzione, con l’obiettivo di tornare a valorizzare le peculiarità territoriali già note a fine Ottocento, quando il Bardolino era esportato nei grandi hotel svizzeri, dove era venduto insieme con i rossi di Borgogna”.

A proposito di Borgogna, da qualche anno l’Italia sembra non avere poi granché da invidiare alla Francia: il Nerello Mascalese, infatti, vitigno d’elezione alle pendici dell’Etna, è diventato il nostro Pinot Nero, facendo del vulcano attivo più alto d’Europa una meta fondamentale del tour tra i grandi territori del vino tricolore. Per scoprire l’ultima annata, la 2016, in una sorta di degustazione en primeur, tanto per restare in tema, c’è, però, da aspettare ancora un po’, fino al 3 aprile, quando i 100 produttori del vulcano (da Benanti a Cottanera, da Graci ad Alta Mora/Cusumano, da Frank Cornelissen a Girolamo Russo, passando per Murgo, Passopisciaro, Peter Wiegner e Planeta) sveleranno le loro ultime “creature” nella cornice di “Contrade dell'Etna”, nel Castello Romeo, in Contrada Monte La Guardia, nel territorio di Randazzo, diventato ormai un appuntamento fisso. Grazie principalmente all’intuito di Andrea Franchetti, produttore toscano che, dalla Tenuta di Trinoro in Val d’Orcia (a Sarteano), nel 2001, ha scoperto l’Etna (dove è diventato proprietario di Passopisciaro), che, da qualche anno, omaggia proprio con la kermesse “Contrade dell’Etna”, pensata per i produttori, i giornalisti ed i wine lovers (www.passopisciaro.it).

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