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Consorzio del Chianti: la denominazione “trans-toscana” modifica il proprio disciplinare. Diminuzione del 10% della produzione massima di uva ad ettaro e eliminazione del limite di 4 gr/lt zucchero residuo nei vini, attuazione nella vendemmia 2017

Diminuire la quantità, incentivando l’ammodernamento dei vigneti e incrementare così la qualità di tutta la denominazione per essere ancora più competitivi sul mercato internazionale. Va in questa direzione la scelta del Consorzio Vino Chianti, anticipando di un anno la scelta di ridurre le rese a ceppo da 5 a 3 chilogrammi relativa alla produzione dei vecchi vigneti che fino ad oggi godevano di un regime in deroga particolare.
Questa scelta permetterà “di riequilibrare la Denominazione - spiega Giovanni Busi, presidente del Consorzio Vino Chianti - garantendo una migliore qualità dei nostri vini. Una scelta in linea con quanto deciso dall’ultimo Cda del Consorzio che, nei giorni scorsi, ha deliberato la riduzione del 10% della produzione massima di uva a ettaro per la vendemmia 2017 che permetterà di mantenere l’equilibrio della nostra Denominazione e metterla in condizione di competere a livello mondiale con le altre denominazioni, com’è doveroso che sia per una realtà storica che quest’anno compie 90 anni dalla sua costituzione”.

Il Consorzio Vino Chianti si è costituito nel 1927 ad opera di un gruppo di viticoltori delle Province di Firenze, Siena, Arezzo e Pistoia. La zona di produzione iniziale definita con il Decreto Ministeriale del 1932, è stata più volte modificata e, nel 1967, furono inseriti ulteriori territori delle provincie di Arezzo, Firenze, Pisa, Pistoia e Siena. Nel 1984, il vino Chianti ottiene la Docg. Oggi sono 3.000 i produttori che interessano più di 15.500 ettari di vigneto per una produzione complessiva di oltre 800.000 ettolitri (più o meno 110 milioni di bottiglie ogni anno) di Chianti delle varie zone e tipologie (sottozone Colli Aretini, Colli Fiorentini, Colli Senesi, Colline Pisane, Montalbano, Montespertoli, Rufina).
Ritocco anche al limite massimo di 4 grammi di residuo zuccherino a litro per il vino Chianti Docg e per il vino di tutte le sottozone, applicando la norma comunitaria che prevede che il contenuto massimo in zuccheri di un vino secco possa essere di due punti superiore al grado di acidità totale del vino. “Con questa modifica - spiega Marco Alessandro Bani, direttore del Consorzio Vino Chianti - saremo ancora più competitivi nei mercati orientali, da sempre più sensibili a prodotti più morbidi. I produttori, in questa fase che ci vede impegnati a promuovere il vino toscano in mercati che guardano all’oriente, potranno così decidere se aumentare leggermente il contenuto di zucchero dei loro prodotti andando incontro alle esigenze del consumatore di quei territori”.
“Se vogliamo - conclude Busi - incrementare la presenza della nostra Denominazione, come è nei piani del Consorzio, dobbiamo mettere in condizione i nostri produttori di poter lavorare ad un vino che va nella direzione dei gusti del consumatore a cui il vino vuole rivolgersi. Con questa scelta infatti, che permetterà di abbinare meglio il nostro vino ai piatti tipici di quei territori, ci aspettiamo un incremento di vendite in tutto il sud-est asiatico, in linea con i viaggi di promozione che il Consorzio sta effettuando in questi ultimi mesi”.

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