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Vino Bio: l’Italia cresce ancora. Coi suoi 83.642 ettari vitati a conduzione biologica, il Belpaese cresce del 15,6% rispetto al 2014, superando il 10% sul totale. E mentre la Sicilia si conferma giardino bio, il Veneto preme l’acceleratore

Italia
Vino Bio, l’Italia cresce ancora ...

Il biologico trova sempre più seguaci in tutto il mondo. L’Italia non è da meno e non lo è nemmeno il comparto del vino. Sono cresciuti significativamente gli ettari di superficie vitata che hanno iniziato il periodo di conversione, attestando l’Italia fra i primi tre paesi con più vigneti biologici: su 637.634 ettari totali sono ormai 83.643 quelli iscritti al Sinab - Sistema d’Informazione Nazionale sull’Agricoltura Biologica, che ha di recente pubblicato il suo ultimo report in materia, “Bio in Cifre 2016” (https://goo.gl/oOhIB4): ben 11.300 ettari in più sul 2014. Quest’anno il numero di richieste di conversione riguardano 30.000 ettari: quasi 5.000 in più rispetto all’anno precedente.

Le tre regioni con più ampia superficie vitata biologica rappresentano il 65% del totale. In testa la Sicilia, con 32.297 ettari, il 32% dei suoi vigneti, in crescita del 19,2% rispetto al 2014. Segue la Toscana, con 11.556 ettari, che cresce del 25% (fra gli aumenti più sostenuti) coprendo il 20% della superficie vitata regionale. Terza la Puglia, seconda fino all’anno scorso, con 10.866 ettari che rappresentano il 12,6% del vigneto complessivo, in crescita del 5,8% rispetto all’anno scorso.

Le regioni che hanno più spinto nel 2015 verso la conversione però sono altre: in ordine il Veneto, con quasi un 50% (+47,3%) in più rispetto al 2014, poi la Lombardia con un aumento del 36,8% e infine la Provincia Autonoma di Trento, con una crescita del 26,2%. Ma sono notevoli anche le progressioni di Toscana (+25%), Friuli Venezia Giulia (+23,8%), Sicilia (+19,2%) e Piemonte (+19%). Quelle che sono cresciute meno, di soli 2 o 3 punti percentuali, sono solamente 5 (Calabria, Lazio, Umbria, Abruzzo e Valle d’Aosta).

Se consideriamo invece l’incidenza dei vigneti bio sul totale della regione, troviamo appunto la Sicilia, con il 32%, subito seguita dal 31% della Calabria (nonostante la brusca frenata del trend di crescita rispetto al 2014), poi dalle Marche, che seguendo il percorso inverso della Calabria hanno raggiunto quasi il 24%. Sopra il 20% resta solo la Toscana, seguita attorno al 13% da Puglia e Basilicata.

La Basilicata, per contro, è l’unica insieme all’Emilia-Romagna e la Sardegna ad aver registrato un calo dei vigneti iscritti a regime biologico, tutte in media del 4% rispetto al 2014. Il Friuli Venezia Giulia, invece, nonostante il netto recupero del 2015 (+23,8% ripetto al -19% del 2014) resta una delle regioni con più bassa incidenza di vigneti biologici (solo il 2,6% della superficie), insieme alla Campania (3,33%) e Liguria (1,84%).

Insomma, c’è ampio margine di miglioramento se si considera che la filiera biologica italiana gode di ottima salute. Tutti gli indicatori più importanti sono in crescita: dalle superfici (+7,5% rispetto al 2014), agli operatori (+8,2% rispetto al 2014), alle vendite (+15% rispetto al 2014). E insieme al mercato interno, cresce anche l’export, con addirittura un +408% rispetto al 2008 e del +16% rispetto a un anno fa. E, alla luce di questa realtà in movimento, sono cresciute anche le ricerche accademiche, sostenute dal Ministero e dall’Unione Europea all’interno del Piano Strategico nazionale, per rispondere alle esigenze di ricerca e innovazione del sistema biologico italiano, come anche le sperimentazioni esperienziali dei distretti biologici, che si stanno diffondendo sul territorio, dimostrazione del profondo e complesso legame che l’agricoltura cerca col sistema economico, col territorio e le sue dinamiche relazionali, anche a livello istituzionale.

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