02-Planeta_manchette_175x100
Allegrini 2024

Nomisma Wine Monitor: l’Italia del vino chiude il 2016 con il record delle vendite in Cina, a 120,2 milioni di euro (+32,7%). Ma la forbice con Francia e Australia si allarga: Bordeaux vale più del doppio del Belpaese, e la Toscana arretra

L’Italia del vino chiude il 2016 con il record delle vendite in Cina, a 120,2 milioni di euro, sull’onda di una crescita del +32,7% sul 2015, una performance che, però, non serve a ridurre le distanze con i competitor che, paradossalmente, aumentano. Tanto che, secondo le elaborazioni dell’Osservatorio Paesi terzi curato da Business Strategies e Nomisma Wine Monitor, il totale dei rossi Dop italiani venduti nel gigante asiatico vale dieci volte meno delle importazioni del solo Bordeaux francese, che da solo vale 310,6 milioni di euro (+15,9%). Dietro, c’è la Borgogna (16 milioni di euro, +21,4%), mentre sul terzo gradino del podio si piazza la Rioja (14,2 milioni di euro, +43,4%). Indietro le grandi Regioni italiane: nel periodo gennaio novembre, secondo i dati Istat segno meno per la Toscana, a 9,3 milioni di euro, il 3,3% in meno sullo stesso periodo del 2015, seguita dal Veneto, che invece cresce in maniera importante (+44,4%, a 4,1 milioni di euro), e dal Piemonte (+20,2% e 3,7 milioni di euro).
Per il responsabile di Nomisma-Wine Monitor, Denis Pantini, “la crescita delle importazioni di vino italiano in Cina nel 2016 è rilevante specie sui vini fermi imbottigliati, che segnano un +39,1% sul 2015 e passano da 74,4 milioni a 103,5 milioni di euro (+29,1 milioni di euro). Ma le distanze aumentano anziché diminuire, nonostante l’Italia fissi la miglior performance in termini percentuali tra i Paesi produttori. In valore assoluto infatti la Francia, che domina a 874,3mln di euro, registra nel 2016 una crescita di 92milioni di euro e ancora meglio fa l’Australia, con un incremento di quasi 95 milioni di euro”.
“Auspichiamo che la visita di Stato in Cina del Presidente della Repubblica Mattarella, assieme alla delegazione italiana, possa rivelarsi importante anche nell’ottica delle relazioni commerciali in favore del vino made in Italy. In Cina - ha commentato la ceo di Business Strategies, Silvana Ballotta - paghiamo un ritardo importante sulla promozione del nostro prodotto ma risentiamo anche dell’ingresso a dazio zero dei vini cileni e neozelandesi, oltre a quelli dell’Australia, che oggi beneficia di dazi agevolati e che dal 2019 vedrà anch’essa azzerate le barriere commerciali”.
Info: www.bsnstrategies.com - www.winemonitor.it

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Altri articoli