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Cresce l’ecommerce enogastronomico in Italia: +30%, ma vale poco più di 570 milioni di euro. I dati dell’Osservatorio eCommerce B2C del Politecnico di Milano. Vino on line: quello che piace di più è la varietà di scelte (sondaggio “Wine Spectator”)

Italia
Cresce il commercio elettronico di cibi e vino in Italia, ma è ancora marginale sul mercato complessivo

L’ecommerce enogastronomico continua a crescere in Italia: nel 2016 il settore “Food & Grocery” ha raggiunto i 575 milioni di euro (+30% sul 2015), di cui il 90% grazie al settore alimentare (il 10% è imputabili all’Healt & Care). Il vino, nel complesso, vale intorno all’8% del totale.
Una crescita significativa, anche se l’acquisto via web di cibi e bevande in Italia rimane ancora marginale rispetto sia al totale ecommerce del Belpaese (3% sugli oltre 20 miliardi di euro complessivi) che al retail tradizionale (di cui vale appena lo 0,35%). L’Export, inteso come valore delle vendite da siti italiani a consumatori stranieri, incide per circa il 10% delle vendite del settore (e porta il giro di affari totali intorno ai 650 milioni di euro) e rappresenta il 2% del totale export eCommerce. A dirlo i dati dell’Osservatorio eCommerce B2C promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano e da Netcomm, il Consorzio del Commercio Elettronico Italiano, presentati a fine 2016.
In particolare, nel food il 60% della domanda si riferisce all’acquisto di prodotti “secchi” (ossia confezionati, incluso il caffè), il 31% ai “freschi” (prodotti a temperatura controllata, incluso il cibo pronto), il 7% alle “bevande” e il restante 2% ai “surgelati”.
“In tutti e 3 i settori possiamo notare una decisa tendenza all’innovazione sulla customer experience - afferma Samuele Fraternali dell’Osservatorio eCommerce B2c del Politecnico di Milano - dal Click&Collect (ossia il ritiro della spesa a carico del cliente in negozio o in un punto concordato) come alternativa alla consegna a domicilio, all’aumento di iniziative focalizzate sulla vendita di prodotti tipici di alta qualità, del fresco con consegna rapida e di ingredienti/box per la preparazione di ricette. La ristorazione controbatte con una maggiore attenzione all’elenco degli ingredienti contenuti all’interno del piatto - al fine di poter rispondere ad esigenze specifiche come diete, intolleranze e allergie - e alla garanzia di consegna dell’ordine in tempi brevi al fine di soddisfare l’urgenza del cliente”.
Gli acquisti via smartphone nel settore raddoppiano e raggiungono quota 100 milioni di euro, pari al 17% del totale eCommerce del comparto (25% se si aggiungono gli acquisti via tablet). L’enogastronomia, intesa come insieme di prodotti particolari e selezionati, cresce del 17% e con un valore di poco superiore ai 240 milioni di euro rappresenta ancora il 47% del valore dell’alimentare online, mentre la spesa “grocery” sui siti eCommerce dei supermercati tradizionali con consegna a domicilio cresce del 40% e vale 188 milioni di euro.
“Nonostante il Food&Grocery rappresenti una delle principali voci di spesa degli italiani, la sua diffusione online è stata fino a oggi limitata - spiega Alessandro Perego, direttore scientifico degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano - l’incidenza degli acquisti online sul totale acquisti Retail è pari allo 0,35% nel 2016, una penetrazione significativamente inferiore sia rispetto a quella osservata in altri comparti merceologici più sviluppati - Abbigliamento (5%), Turismo (29%) - che rispetto ai valori registrati (tra il 2 e l’8%) nello stesso settore in altri mercati internazionali come Francia, Uk, Usa. Negli ultimi anni però si è assistito a una proliferazione di iniziative online, sia da parte dei retailer tradizionali sia da parte di Dot Com pure player (anche startup): l’aumento dell’offerta si è osservato indistintamente in tutti gli ambiti, dai prodotti da supermercato ai prodotti gastronomici, dal vino al cibo pronto e possiamo ritenere che siano state finalmente gettate le basi per uno sviluppo strutturato del settore”.

“Il digitale ha reso qualsiasi settore più fluido e mutevole, e il mercato del food non è escluso da questo cambiamento- afferma Roberto Liscia, Presidente di Netcomm - le aziende ne fanno tesoro e hanno iniziato a creare una nuova offerta in grado di modificare le abitudini dei consumatori. Il risultato è l’affermazione e l’aumento a livello globale dei servizi di eGrocery, ready to eat e ready to cook, modelli di business che seguono l’onda del nuovo contesto competitivo che l’eCommerce del food sta oggi vivendo. Sebbene non manchino le opportunità e la domanda per le aziende di offrire nuovi servizi o soddisfare nuovi bisogni legati all’alimentazione, in Italia le iniziative di eFood sono ancora marginali e rappresentano ancora una nicchia del mercato eCommerce. Il 2016 sarà percepito come un anno spartiacque in cui l’eCommerce si è imposto come modello di business contando circa 20 miliardi di euro di ricavi e 19 milioni di eShopper. Il cambiamento deve provenire dalle aziende e le imprese del food non sono esenti”.

“Nel Food&Grocery, contrariamente a quanto avviene mediamente nell’eCommerce B2c italiano, sono gli operatori tradizionali (retailer e produttori) a ricoprire un ruolo dominante, con il 67% del valore delle vendite nel 2016 - afferma Riccardo Mangiaracina, direttore dell’Osservatorio eCommerce B2c del Politecnico di Milano - tuttavia le Dot Com crescono a un tasso superiore e il loro peso passa dal 25% nel 2015 al 33% nel 2016. Visto lo stato embrionale di molte di queste iniziative, è lecito aspettarsi che le Dot Com incrementino il loro peso anche nei prossimi anni. Prendendo in esame la concentrazione di mercato emerge che i primi 5 operatori del Food&Grocery generano il 68% delle vendite online, in linea con il 2015”.
Intanto, a proposito di vino & ecomerce dagli Usa, uno dei Paesi in cui questo mercato è più sviluppato, arriva una curiosità: non è tanto al convenienza o la comodità di vedersi arrivare la bottiglia a casa quello che piace di più dell’acquisto on line, quanto la grande varietà di scelta. Emerge da un sondaggio della rivista americana “Wine Spectator”: secono il 48% degli appassaionati, una selezione di etichette più grande del solito è la caratteristica che piace di più a chi compra vino on line, seguita dall’aspetto economico diviso tra prezzi generalmente più bassi (19%) e convenienza (17%), mentre la possibilità di avere informazioni sui vini è ciò che piace di più al 7% degli enoappasioanti americani.

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