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Cosa hanno in comune il cantante Al Bano, l’anchorman Bruno Vespa, Angelo Maci, fondatore della più grande cantina cooperativa di Puglia, e i vignerons di Cellino San Marco? Le vite intrecciate alla rinascita enoica di Puglia, ripercorsa a Due Palme


Cosa hanno in comune Al Bano Carrisi, uno dei cantanti più amati che, a Cellino San Marco, suo Paese natale, si è riscoperto vigneron con la sua Vinicola Albano Carrisi, proprio come l’anchorman Bruno Vespa con l’azienda di famiglia Vespa Vignaioli, Damiano Reale, la cui famiglia, con i suoi 600 ettari, da generazioni, è stata protagonista già dai primi del Novecento della costruzione dell’identità vitivinicola di Cellino e del Salento, Cosimo Arsieni, 97 anni, memoria storica di una tradizione contadina orgogliosa e di una Cellino in cui “il lavoro era bestiale”? Le loro vite, intrecciate alla rinascita enoica della Puglia. A riunirli, per ripercorrerla, Angelo Maci, fondatore, nel 1989, di Due Palme, di cui oggi è direttore, la più grande cantina cooperativa di Puglia, che oggi conta 1.000 soci conferitori e 2.500 ettari vitati in tutto il Salento, attorno a “Cellino 900”, il volume firmato da Pietro Caprioli, che ripercorre la storia del Paese dal secondo Novecento al biennio rosso, dalle lotte agrarie all’identità contadina, proprio attraverso le storie dei protagonisti del territorio, illustrato il 16 febbraio a Due Palme a Cellino San Marco.

Cellino San Marco è uno di quei piccoli comuni italiani capaci, in un territorio di appena 36 chilometri quadrati, di avere un nome che rimbalza in tutto il mondo e di concentrare un’eccezionale quantità di storie Spesso di successo, quasi sempre legate ad un territorio dove la Puglia del vino ha imparato a credere nelle proprie possibilità. “Se c’è un Paese in cui l’agricoltura ha determinato la vita sociale, questo è Cellino” ha ricordato l’autore del libro.
Al Bano - che non poteva non intervenire sulle note si Sanremo, “Amara terra mia” in omaggio a Domenico Modugno, “Nel Sole” e “Felicità” - e Angelo Maci, classe 1943, sono entrambi figli della stessa terra, entrambi con lo stesso obiettivo, di valorizzare e di promuovere le loro radici. Un obbiettivo che, per l’enologo Riccardo Cotarella, dovrebbe accomunura tutta la comunità del vino nazionale. “Quanto conta la memoria di un popolo nella costruzione di una storia?”, ha scritto Maci nella prefazione di “Cellino 900”. Non si può pensare al futuro se si lasciano nell’oblìo le vicende e le radici di un Paese. Ed è sempre più importante recuperare le tracce del passato, soprattutto di quello contadino, per poter trasmettere alle nuove generazioni le ferite e le vittorie che hanno segnato la vita dei padri. L’Italia ha una grande storia, grandi tradizioni, “molto più che la Francia - ha sottolineato Cotarella - pertanto bisogna imparare a comunicarle e a riposizionare il Bel Paese nello scacchiere mondiale della produzione e commercializzazione. Oggi, a fronte di una passato glorioso, però, c’è bisogno ancora di modelli organizzativi di crescita e produttività, ha rilanciato il senatore Dario Stefàno, e di interventi finalizzati al sostegno dell’agricoltura ha parlato l’europarlamentare Paolo De Castro, tra l’altro, presidente onorario di Due Palme.

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