
Roma - 15 Febbraio 2017, ore 17:39
Crescono in mercati asiatici, Cina in testa, e l’Europa nel complesso tiene, ma per il vino italiano il mercato straniero più importante del presente e del futuro è e sarà quello degli Stati Uniti. Dove il Belpaese è leader, e dove per crescere ancora, come già anticipato da WineNews, ci sono 20 milioni di euro messi a disposizione dal Ministero dello Sviluppo Economico per un piano triennale, “Vino Usa 2017-2019”, sotto l’egida dell’Ice. Che ieri, al Ministero dello Sviluppo Economico, con il presidente Michele Scannavini ed il dg Piergiorgio Borgogelli, si seduto al tavolo con il gruppo di lavoro voluto per discutere delle strategia da mettere in campo, insieme alle due più importanti organizzazioni di categoria del settore, Unione Italiana Vini (i cui delegati per questo progetto sono Enrico Viglierchio, dg Castello Banfi, Francesca Planeta della cantina siciliana Planeta e Antonio Rallo, presidente Unione Italiana Vini) e Federvini (che al tavolo ha portato Albiera Antinori e Marco Gobbi, Giv-Gruppo Italiano Vini).
“Siamo pronti a scrivere una nuova pagina nella storia della promozione internazionale del vino italiano: le imprese del settore hanno iniziato a strutturare, insieme all’Ice, il piano promozionale sul vino negli Usa che prevede un investimento di 20 milioni di euro per i prossimi tre anni. Il nuovo orientamento all’azione del Mise e dell’Ice voluto da Carlo Calenda, fin da quando era viceministro, portato avanti oggi con il sottosegretario Ivan Scalfarotto e sostenuto dai vertici dell’agenzia per la promozione internazionale del nostro Paese, sta portando i primi, importanti, risultati concreti”, commenta il presidente Uiv, Antonio Rallo. “È un metodo di lavoro molto impegnativo, ma anche molto apprezzato”, commenta a WineNews il dg di Federvini Ottavio Cagiano.
Nella prima riunione, sono state individuate le linee guida di un progetto ritenuto, dallo stesso Sottosegretario Ivan Scalfarotto, inedito per il nostro Paese sia per l’importanza delle risorse economiche destinate al solo prodotto vino, sia per la modalità di progettazione delle attività, frutto di un piano costruito con le imprese.
“Bisogna mettere a punto una strategia per creare maggiori sinergie tra gli investimenti del pubblico e del privato, tema sul quale il “tavolo promozione” del Consiglio Nazionale di UIV si è espresso in maniera chiara - ha ribadito Antonio Rallo - alle istituzioni pubbliche spetta l’onere di finanziare attività di formazione e comunicazione del sistema “vino italiano”, alle imprese la responsabilità della promozione di prodotto attraverso le fiere, le degustazioni e le presentazioni dei prodotti. Due linee di lavoro parallele che devono integrarsi evitando sovrapposizioni”.
Negli Stati Uniti, secondo le elaborazioni di Osservatorio del Vino - Ismea su dati Ihs-Gta, l’Italia mantiene saldamente la leadership tra i Paesi fornitori, sia in termini quantitativi che in valore. Le importazioni di vino italiano in Usa hanno chiuso il 2016 con una progressione del 6,1% in valore superando 1,6 miliardi di euro (per 3,23 milioni di ettolitri) e confermando il primato del Bel Paese. Sono soprattutto le bollicine ad aver determinato questo passo in avanti. Dai dati statunitensi, infatti, emerge che la domanda a stelle e strisce degli spumanti italiani è cresciuta del 28% a volume e del 34% a valore, contro una domanda media a livello mondiale aumentata rispettivamente del 18% e 12%. L’Italia consolida quindi il primato come fornitore degli Usa anche nel segmento degli spumanti con una quota pari al 55% del totale a volume.
Facendo, però, un confronto complessivo con il più diretto competitor, cioè la Francia, si evidenzia come il gap tra il valore medio dei vini italiani e quelli francesi resti ancora molto elevato. Nel 2016 i vini transalpini erano a 10,5 euro al litro, a fronte dei 5 euro per quelli del Belpaese. Una problematica emersa anche ieri nei lavori del “Tavolo del Vino” (a cui erano presenti anche altri importanti player della promozione del vino italiano nel mondo, come Vinitaly e Gambero Rosso, tra gli altri, ndr), dove un’indagine di Ice e Veronafiere, ha sottolineato come il mercato Usa non conosca bene i territori di produzione né le tipologie italiani del vino che non viene ancora associato ai caratteri di esclusività, eleganza e unicità, tipici del nostro prodotto e, pertanto, acquistato in una fascia di prezzo medio-bassa.
“Oggi, gli investimenti delle aziende per la promozione in Usa necessitano del sostegno di una campagna di comunicazione istituzionale che racconti il sistema vino italiano puntando con decisione ad accrescerne il valore attraverso l’aumento del prezzo medio a bottiglia - sottolinea Rallo - è necessario studiare un linguaggio adeguato e dedicato anche ai baby boomers ed ai millennials che rappresentano il presente ed il futuro del consumo di vino di qualità, con un messaggio capace di coniugare il sentiment dell’italian style all’eccellenza dei nostri vini. Dobbiamo, poi, orientare il progetto soprattutto verso gli Stati centrali dove sta crescendo il consumo di vino e noi italiani siamo ancora poco presenti”. “In questo piano strategico - conclude Rallo - vogliamo che Ice, interlocutore attento e competente in strategie di marketing e comunicazione, diventi cabina di regia di tutti i soggetti che, a vario titolo, organizzano eventi sul vino italiano negli Usa, creando un grande calendario condiviso di queste attività”.
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