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Vino ed alta cucina: guida ai ristoranti stellati delle famiglie enoiche tra Italia e Francia. Da Ceretto a Lunelli, da Terra Moretti a Bisol, da Antinori a Feudi di San Gregorio, ma anche Haut-Brion, Pavie e Angélus: pioggia di stelle tra i filari

Italia
Chef Crippa, 3 stelle Michelin al Piazza Duomo di Alba griffato Ceretto

Vino ed alta cucina, talmente alta da riuscire ad entrare nel gruppo ristrettissimo degli stellati Michelin: un binomio quasi scontato, ma che vive dinamiche simili dall’Italia alla Francia, frutto di sinergie e volontà capaci di far incontrare alcune tra le griffe enoiche più importanti del Belpaese con gli chef migliori in circolazione, in location spesso e volentieri d’eccezione, incastonate in territori unici. Un esempio su tutti, il Piazza Duomo di Alba, tre stelle conquistate dalla cucina di Enrico Crippa, artefice del progetto enogastronomico voluto da uno dei nomi più importanti del vino piemontese e del Barolo, quello della famiglia Ceretto. Un gradino più in basso, con due stelle, c’è Locanda Margon, la terrazza su Trento voluta dalla famiglia Lunelli, a capo delle mitiche bollicine Ferrari, con Alfio Ghezzi ai fornelli.

Di lunga data anche il legame tra il Gruppo Terra Moretti ed il mondo della gastronomia: all’Albereta, il resort franciacortino della famiglia proprietaria dei brand Bellavista, Contadi Castaldi e Petra si è chiusa la lunga carriera del padre della ristorazione moderna italiana, Gualtiero Marchesi, mentre all’Andana, la tenuta maremmana, ospita oggi la cucina stellata de La Trattoria di Enrico Bartolini, vero protagonista dell’ultima edizione della Rossa, dove ha conquistato in tutto ben 4 stelle.

Altra esperienza di lunga data, che in un certo senso trascende l’aspetto imprenditoriale inserendosi in un contesto di recupero urbano unico, è quella di Venissa, l’isola veneziana tornata agli antichi fasto grazie all’impegno della famiglia Bisol, griffe del Prosecco, che ha conquistato la stella Michelin nel 2012 senza perderla, pur cambiando squadra ogni anno: i quattro chef del 2017 sono Sabina Joksimovic, Alba Rizzo, Michelangelo D’Oria e Serena Baiano. Anche Antinori, una delle famiglie toscane del vino per antonomasia, ha un locale stellato: è stata Allegra Antinori, nel 2000, insieme a Marcello Crini, a fondare l’Osteria di Passignano, tra i filari del Chianti Classico da cui nasce un vino iconico come il Tignanello. E ancora, la griffe del vino campano Feudi di San Gregorio, prima realtà del Sud ad investire in un grande territorio del Centro Italia (con l’acquisto, a Bolgheri, di Campo alle Comete, ndr), ospita il Marennà, una stella Michelin, mentre l’ultimo arrivo nella Rossa è quello di chef Flavio Costa, a Tenuta Carretta, tra i vigneti di Langa.

Ma non è certo una prerogativa italiana quella dello stellato in cantina (o poco lontano), tutt’altro. In Francia, infatti, la famiglia Dillon, proprietaria a Bordeaux di Château Haut-Brion, a Parigi vanta due stelle Michelin, con il Le Clarence. Poco lontano, Hubert de Boüard, proprietario di Château Angélus, a St. Emilion, ah qualcos’altro da festeggiare, oltre i successi della propria azienda, la prima stella conquistata dal Logis de la Cadène, guidato dal giovanissimo Alexandre Baumard. Nei paraggi, Château Pavie, altra griffe di Bordeaux, controllata da Gerard Perse, ha accolto la seconda stella alla Hostellerie de la Plaisance. Infine, Bernard Magrez, uno degli imprenditori di riferimento di tutta la viticoltura francese, con 40 aziende e 1.000 ettari vitati, ha mantenuto le due stelle a La Grande Maison de Bernard Magrez, nonostante il cambio ai fornelli, dove Pierre Gagnaire ha preso il posto di Joël Robuchon.

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