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La griffe del Prosecco Ruggeri, guidata da Paolo Bisol (con la famiglia che ne resta alla conduzione) acquistata dal colosso del beverage tedesco, la Rotkäppchen-Mumm, realtà da 900 milioni di euro di fatturato, che punta sulla qualità

Italia
Paolo Bisol alla guida di Ruggeri, ora del gruppo tedesco Rotkappchen Mumm

Il Prosecco è, senza dubbio, il vino italiano di maggior successo degli ultimi anni. E dopo aver conquistato il mondo con le sue bollicine, attira sul territorio anche importanti capitali dall’estero: un colosso della spumantistica e del beverage tedesco, la Rotkäppchen-Mumm, realtà da oltre 250 milioni di bottiglie tra vini, spumanti (di cui copre il 50% del mercato interno) e liquori, per un fatturato superiore ai 900 milioni di euro (http://en.rotkaeppchen-mumm.de/), ha acquistato (come abbiamo anticipato ieri, ndr) la storica cantina Ruggeri, fondata nel 1950 da Giustino Bisol, condotta ora dal figlo Paolo e dai nipoti Isabella e Giustino Bisol, e considerata una delle realtà più prestigiose del Conegliano Valdobbiane Superiore Docg sotto il profilo della qualità, e con un fatturato stimabile in oltre 10 milioni di euro. Con la famiglia Bisol (a cui rimane la proprietà dei vigneti) che rimane alla conduzione dell’azienda, e che non solo manterrà, dunque, il proprio “know how” in Ruggeri, ma lo metterà anche a disposizione di Rotkäppchen-Mumm, che punta, anche grazie a questa sinergia, ad aumentare il proprio posizionamento sul mercato tedesco, e a crescere nei mercati stranieri.

Alla base dell’affare (la cui cifra non è stata dichiarata), anche il fatto che, nonostante le dimensioni assai diverse, Ruggeri e Rotkäppchen-Mumm, ha spiegato il Ceo della società tedesca Christof Queisser, “sono entrambe imprese familiari che guardano al futuro nel segno dell’altissima qualità”.
D’altronde la qualità e il prestigio di Ruggeri nel mondo del Prosecco è riconosciuto tanto dalla critica italiana (il Giustino B. 2015 ha vinto il premio speciale come “bollicina dell’anno” della guida “Vini d’Italia” 2017 del Gambero Rosso) che internazionale (lo stesso vino è stato valutato 92/100 da “The Wine Advocate”, il punteggio più alto di tutta la denominazione, e ha assegnato anche 91 centesimi al Vecchie Viti, ndr).
Una realtà importante, con una produzione complessiva intorno al milione di bottiglie tra Prosecco Doc e Docg, che per il 40% finiscono all’export, in 35 Paesi, si legge sul sito della cantina (www.ruggeri.it), dove si spiega che “le uve del Prosecco Superiore Docg sono tradizionalmente conferite da un centinaio di viticoltori. Quasi tutti possiedono vigneti nel Comune di Valdobbiadene e 25 dispongono anche di uve di Cartizze. Da segnalare i numerosi vigneti di alto pregio ricadenti nelle storiche frazioni di San Pietro di Barbozza, Santo Stefano e Saccol, da sempre riconosciute come l’apice qualitativo dell’intera denominazione.
La Ruggeri possiede un piccolo vigneto di Cartizze e 20 ettari nel vicino Montello, 12 dei quali vitati a Pinot Grigio e Glera (tradizionalmente chiamata Prosecco); un ettaro è dedicato alla Recantina, antico vitigno autoctono a bacca rossa recuperato dopo un lungo lavoro con l’Istituto sperimentale per la Viticoltura di Conegliano”.

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