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Barolo e Amarone, un “matrimonio” d’eccellenza: celebrato alla “Bottega del Vino” di Verona, uno dei templi del vino in Italia, con una grande degustazione, è il primo passo di un cammino comune tra Famiglie dell’Amarone d’Arte e Accademia del Barolo

Italia
Gianni Gagliardo presidente dell’Accademia del Barolo con Gianni Fabrizio e Nicola Frasson del Gambero Rosso e Sabrina Tedeschi presidente delle Famiglie dell’Amarone d’Arte brindano al “matrimonio” tra Barolo e Amarone alla Bottega del Vino di Verona

Si è consumato alla Bottega del Vino di Verona, un “tempio” del vino italiano, il “matrimonio”, primo passo di una nuova collaborazione eccellente, tra Amarone della Valpolicella e Barolo, due dei più grandi vini d’Italia e del mondo, a cui si è brindato con ben 23 etichette millesimo 2011 degli artefici dell’evento: le Famiglie dell’Amarone d’Arte, che associa 13 produttori (Allegrini, Begali, Brigaldara, Guerrieri Rizzardi, Masi, Musella, Speri, Tedeschi, Tenuta Sant’Antonio, Tommasi, Torre d’Orti, Venturini e Zenato, www.amaronefamilies.it), e l’Accademia del Barolo che ne riunisce 10 (Azelia, Michele Chiarlo, Poderi Luigi Einaudi, Poderi Gianni Gagliardo, Franco Martinetti, Monfalletto - Cordero di Montezemolo, Pio Cesare, Prunotto, Luciano Sandrone e Vietti, www.accademiadelbarolo.com). Due grandi vini e due associazioni di produttori hanno cominciato a fare sistema.
“Abbiamo voluto celebrare due icone del vino italiano - ha sottolineato Sabrina Tedeschi, presidente delle Famiglie dell’Amarone d’Arte - insieme a un’associazione che, come la nostra, punta sull’elevata qualità dei vini e raccoglie famiglie radicate nel territorio. Più che un confronto questo è un incontro tra due territori e tra produttori per fare sinergia nelle attività e nella comunicazione come mi sono prefissata fin dall’inizio della mia presidenza. Abbiamo incontrato l’Accademia del Barolo nell’estate dello scorso anno in occasione dei diversi eventi di Collisioni a Barolo. Ci siamo piaciuti e questa degustazione eccezionale è la prima nostra attività in comune”.

Un evento che sarà sicuramente ricordato a lungo dal centinaio di presenti, tra produttori, addetti ai lavori, giornalisti e operatori, che a cena hanno potuto accompagnare i piatti della Bottega del Vino con le prestigiose etichette. Un’occasione non irripetibile, però.
“La prossima volta sarà l’Amarone a essere nostro ospite nelle Langhe - ha annunciato Gianni Gagliardo, presidente dell’Accademia del Barolo e produttore, consegnando in dono a Sabrina Tedeschi una barbatella di Nebbiolo. Noi siamo nati da cinque anni con lo scopo di lavorare insieme per divulgare la cultura del Barolo con seminari, degustazioni, cene e aste in Italia e all’estero, visto che il Barolo è molto esportato. In questa attività di “alfabetizzazione” portiamo i nostri vini, ma non parliamo mai delle nostre aziende. Con queste attività cerchiamo di restituire al territorio qualcosa del nostro successo”.

Amarone della Valpolicella e Barolo sono per certi versi simili e per altri molto diversi, come hanno sottolineato nella loro presentazione Gianni Fabrizio e Nicola Frasson, curatori della Guida ai Vini d’Italia del Gambero Rosso.
Li accomunano il successo internazionale raggiunto, impensabile alcune decine di anni fa. Le aree di produzione non particolarmente grandi, collinari che, se pure intensamente vitate, conservano altre colture molto presenti nel passato, come il nocciolo in Langa e il ciliegio in Valpolicella. Se il Barolo viene prodotto da un solo vitigno, il Nebbiolo, al contrario l’Amarone è l’espressione corale di diverse varietà, Corvina e Corvinone sopra tutte. La Valpolicella diversamente da quanto è accaduto in altre zone, come pure in Piemonte, dopo la fillossera ha conservato i suoi vitigni storici tant’è alcuni di essi stanno riemergendo dall’oblio grazie a una lenta ma continua azione di recupero.
Amarone e Barolo, entrambi vini da lungo affinamento, hanno in comune anche una gradazione alcolica piuttosto elevata, ma di origine diversa. Nel caso dell’Amarone deriva dalla concentrazione degli zuccheri nell’appassimento delle uve, mentre per il Barolo dalla maturazione tardiva delle une Nebbiolo. Tuttavia quello che li accomuna nel loro essere differenti - potente e suadente grazie al residuo zuccherino, sostenuto da spalla acida, l’Amarone e fine, elegante e austero il Barolo - è la loro identità strettamente legata al territorio di produzione che li innalza a simboli del made in Italy nel mondo.
“La forza di Barolo e Amarone - ha commentato Nadia Zenato, dell’omonima cantina produttrice di Amarone - proviene dai loro territori, unici a partire dalla conformazione di suolo, dal clima, dalle varietà autoctone e dalle tecnologie produttive. Il Barolo ha fatto strada, il successo dell’Amarone è più recente, ma per entrambi è importante la promozione che ci piacerebbe fare insieme. Due vini di pari livello come i nostri possono raccontare e trasferire il life style italiano molto bene”.
“I grandi vini trovano sempre sinergie tra loro - concorda Michele Chiarlo, della storica cantina piemontese - non c’è competizione, non ci sono ombre. Noi produttori dell’Accademia del Barolo facciamo spesso cose insieme all’estero, il confronto è una bella cosa. Siamo in un territorio dove si producono 13-14 milioni di bottiglie, tra noi abbiamo la stessa filosofia in vigna e in cantina, e pensiamo che chi ci deve giudicare deve farlo in base ai nostri Barolo. Cerchiamo di trasferire ai nostri vini le espressioni specifiche del Nebbiolo. Noi per esempio, non abbiamo mai usato legni piccoli per una scelta stilistica specifica. Vogliamo che Cerequio e Cannubi si riconoscano nel bicchiere”.

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