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In Francia il vigneto a conduzione bio rappresenta l’8,7% dell’intera superficie vitata. Bene gli acquisti di vino green, a quota 670 milioni di euro. E la scelta ecologica, secondo uno studio “Sudvinbio”, premia anche il mondo dell’occupazione

Fare un bilancio puntuale sul “peso” del biologico nel settore del vino non è semplice, ma in Francia a fare il punto ci ha pensato “Millésime Bio” (www.millesime-bio.com), il salone di scena, nei giorni scorsi, a Marsiglia, che ha svelato un mondo in salute ed in crescita. Sono 68.565 gli ettari condotti secondo i dettami dell’agricoltura bio nell’Esagono, pari all’8,7% dell’intera superficie vitata, di cui 5.176 convertiti solo nel 2015. Una dinamica che si rispecchia anche nei consumi, con gli acuisti di vino biologico delle famiglie francesi che, sempre nel 2015, hanno raggiunto i 670 milioni di euro (+17% sul 2014). Tra le regioni più green, svetta l’Occitania, che divide la Francia dalla Spagna, e che vanta ben 25.000 ettari a conduzione biologica, il 30% del totale.
E la certificazione bio si conferma come una carta importante per i produttori anche in termini commerciali, visto che 1 consumatore di vino su 3 stappa abitualmente bottiglie di vino biologico. Per non parlare dei riscontri occupazionali: secondo uno studio dell’Associazione dei Viticoltori Biologici di Francia “Sudvinbio” (www.sudvinbio.com), il settore crea il 150% di posti di lavoro in più rispetto alla viticoltura tradizionale. Il 34,6% delle aziende bio, infatti, impiega uno o più dipendenti a tempo indeterminato, contro il 21,6% delle aziende convenzionali.
“Il lavoro che facciamo tra i filari - racconta al quotidiano d’Oltralpe “Le Figaro” (www.lefigaro.fr) Alain Baccino, proprietario di Chateau la Tulipe Noire, in Provenza - è profondo, e la scelta di un’agricoltura più rispettosa dell’ambiente necessita di una maggiore attenzione per la nostra terra, che ci costringe quindi ad impiegare più personale. Lavorare in biologico, produrre vini biologici - continua Baccino - è una scelta filosofica: si tratta di rispettare la terra e con essa ciò che la popola, come l’erba, le farfalle, la vita insomma. Abbiamo comprato un cavallo per lavorare tra i filari, e la pigiatura la facciamo come una volta, con i piedi, mentre a febbraio, per tagliare l’erba, le nostre vigne sono invase dalle pecore, e non usiamo alcun tipo di fertilizzante, ma solo composti naturali”.

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