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Uk, Usa e Germania: il “motore” dell’export enoico italiano procede a rilento, ma il Belpaese resiste anche all’incertezza. Nei primi 9 mesi 2016 (dati Oemv) stabili i mercati di Uk e Usa, male la Germania, dove gli acquisti calano del 3,5%

Stati Uniti, Germania e Gran Bretagna, insieme, valgono più della metà delle esportazioni complessive italiane, sfiorando i 3 miliardi di euro. Ovvio, quindi, che l’attenzione per i tre mercati d’elezione del commercio enoico del Belpaese, sia sempre alta, ma i dati dell’Oemv - Observatorio Espanol del Mercado del Vino (www.oemv.es) sui primi nove mesi del 2016 non sono troppo incoraggianti.
Partiamo dalla Gran Bretagna, dove le importazioni registrano un calo dell’1,3% in volume e dello 0,3% in valore, a quota 981 milioni di litri per un controvalore di 2,04 miliardi di euro. Una situazione di sostanziale equilibrio, nonostante il -7% dell’imbottigliato italiano, che mantiene la sua leadership in termini quantitativi, grazie alle bollicine, che chiudono il periodo con una crescita del 35% in volume e del 40% in valore. In valore, la Francia, nonostante un calo generalizzato tra tutte le categorie, si conferma invece come primo fornitore del mercato Uk.
Fa peggio la Germania, che perde quote importanti di mercato: tra gennaio e settembre 2016 gli acquisti teutonici si sono fermati a 1,08 miliardi di litri (-5,4%) per 1,73 miliardi di euro (-3,5%), allontanandosi proprio da Gran Bretagna e Stati Uniti come terzo mercato mondiale per valori importati, ma mantenendo nonostante tutto il primato in termini di volumi. Anche qui, l’unica categoria a crescere è quella degli sparkling (+10% in valore), mentre il 60% dei volumi è rappresentato dal vino sfuso, con l’imbottigliato che rappresenta il 65% dei valori.
La buona notizia è che l’Italia mantiene la sua leadership, sia in termini di valori che di volumi esportati, lasciando sul terreno molto meno di Francia e Spagna che, nonostante le difficoltà, insieme proprio al Belpaese, rappresentano ancora l’80% di tutto il vino importato dalla Germania.
Nessuna sorpresa dal mercato Usa, dove i volumi di vino importato restano stabili, mentre gli investimenti complessivi crescono dell’1,6%, anche qui grazie agli spumanti, che mantengono l’Italia al top, sia in quantità, incalzata dal Cile, che in valore, seguita dalla Francia. Sono proprio le bollicine del Belpaese a guidare la crescita della categoria, anche se è l’imbottigliato fermo, con una quota del 66% in volume e dell’88% in valore, a rappresentare ancora il motore degli investimenti enoici statunitensi.

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