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Vino antico, citato da Dante e Boccaccio, e prima Doc d’Italia, ma con un presente di etica ambientale, imprenditoria responsabile, tutela di lavoratori e consumatori: ecco la Vernaccia di San Gimignano nel volume di Armando Castagno per il Consorzio

Italia
Vino antico, citato da Dante e Boccaccio, e prima Doc d’Italia, la Vernaccia di San Gimignano

Vino antico, le cui prime tracce risalgono al 1200, il più nobile tra i bianchi italiani, da sempre sulle tavole di signori e Papi, unico vino a vantare citazioni tanto celebri, da Dante al Boccaccio, da Eustache Deschamps a Geoffrey Chaucer, dal Vasari a Michelangelo Buonarroti il giovane e Francesco Redi, prima Doc d’Italia mezzo secolo fa, ma pronta a vincere le sfide del futuro: la Vernaccia di San Gimignano rappresenta la fusione più compiuta tra la storia italiana, le ricchezze culturali e ambientali del territorio, e il saper fare dell’uomo. Lo racconta il volume “Vernaccia di San Gimignano. Vino Territorio Memoria”, di Armando Castagno per il Consorzio della Denominazione San Gimignano in occasione dei primi 50 anni della Doc, primo vino italiano ad ottenerla nel 1966, raccontato ieri alla Camera dei Deputati a Roma, dall’autore con il presidente del Consorzio Letizia Cesani, il vice ministro alle Politiche Agricole Andrea Olivero e l’onorevole Susanna Cenni. Ed è proprio lo sguardo al domani che il libro vuole sottolineare, raccontando di un vino che di certo si associa alla storia, con una prima ed interessante localizzazione delle zone storiche della Docg, ma anche a un presente fatto di etica ambientale, imprenditoria responsabile, tutela dei lavoratori (con il contrasto al caporalato) e dei consumatori.
Diviso in diverse sezioni - il luogo, il vino, il territorio, testimonianze, stagioni, appendici - il volume è corredato di bellissime fotografie e scritto in italiano e in inglese con un linguaggio semplice e diretto (pur avendo più di un dettaglio tecnico), con l’obiettivo di far capire cosa si cela davvero dietro un bicchiere di questo vino così apprezzato. La sezione con i volti dei protagonisti storici, ossia di chi in modi e tempi diversi, con il lavoro delle proprie mani nella campagna o l’impegno quotidiano nel Consorzio o nel Comune di San Gimignano, ha contribuito a rendere la Vernaccia un prodotto di qualità eccellente dando al contempo ulteriore lustro ad una cittadina bella come San Gimignano, ricca di arte e tradizioni, il cui centro storico è stato dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. Per divertirsi ed entrare davvero nello spirito della comunità a fine libro c’è poi il dizionarietto della campagna sangimignanese, per destreggiarsi tra termini poco consueti e curiosi come nicchiaio (il terreno della zona ricco di conchiglie e fossili), scatigna (sfortuna), torso (sorso di vino), e nafantare (darsi da fare in modo confuso e febbrile). “Non è un elenco di aziende, anzi nessuna è citata - ha detto l’autore sul volume - ma ha l’ambizione di presentare questo vino e la sua essenza di essere un tutt’uno con l’arte, la storia, gli uomini e il territorio in cui nasce”.
In questo libro l’autore fotografa ciò che oggi è la Vernaccia di San Gimignano e il suo indissolubile rapporto con il territorio, l’arte e la cultura, che hanno fatto di San Gimignano un luogo unico al mondo come lo è il vino che lo rappresenta, la Vernaccia di San Gimignano - ha detto Cesani - il libro narra ciò che la Vernaccia di San Gimignano evoca quando la si degusta: arte, uomini, memorie, territorio. Gli anni della Vernaccia sono ben di più. I produttori oggi sono custodi e artefici del paesaggio, delle tradizioni, della memoria, consapevoli delle loro responsabilità etiche e sociali e nei confronti di un’agricoltura sostenibile. Il compito del Consorzio non è solo quello di tutelare e promuove la Denominazione, ma quello di sostenere i produttori in un percorso di crescita culturale e non solo della qualità dei vini. Produrre vino non è soltanto un atto economico, è più profondamente un atto sociale e culturale”. Il Sindaco di San Gimignano Giacomo Bassi sottolinea come la Vernaccia di San Gimignano sia la dimostrazione di quello che un territorio può fare se crede in un progetto, e il territorio di San Gimignano ha creduto nella Vernaccia a partire da quel 1966, anno in cui ha ottenuto la denominazione di origine, portandola ad essere quello che oggi è, trasformando al contempo sé stesso per divenire una realtà sociale dove etica produttiva e sostenibilità sono alla base della produzione.

“L’articolo 1 del Testo Unico sul vino, stranamente aulico per essere una legge, questo dice: il vino è cultura vitivinicola, connessa alla storia, agli uomini che l’hanno fatta, al territorio, è il frutto di una comunità attiva - ha concluso Olivero - ed è questo legame che dobbiamo trasmettere quando presentiamo i nostri prodotti di eccellenza, è questo che li rende unici e inimitabili. Esorto il Consorzio della Vernaccia di San Gimignano ad andare avanti con la consapevolezza che la vostra attività è patrimonio dell’intera comunità, non solo dei produttori e del territorio in cui operate”.

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