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Il disciplinare del Soave cambia “pelle” in modo significativo: il confezionamento del re dei bianchi veneti dovrà essere effettuato solo nella zona di produzione. Una scelta per garantire i necessari controlli di certificazione e qualità

Italia
Il Soave imbottigliato solo in zona di produzione

Il Soave, uno dei vini bianchi italiani più conosciuti e venduti nel mondo, potrà essere imbottigliato solo a Verona, o meglio nella zona di produzione, per garantire i necessari controlli di certificazione e qualità, soprattutto guardando all’estero. Lo ha deciso, all’unanimità, il consiglio di amministrazione del Consorzio di tutela (www.ilsoave.com), che ha formalmente avviato l’iter per la modifica del disciplinare di produzione.
“Si tratta di una scelta importante - sottolinea il presidente del Consorzio Arturo Stocchetti - conseguita a partire da una importante convergenza tra i produttori e la Regione. Un percorso che il nostro Consorzio doveva percorrere e completare. È un obbiettivo che tuttavia dobbiamo raggiungere nel tempo più breve possibile e, in questo senso, invitiamo le Istituzioni che lo devono ratificare a farlo nel più breve tempo possibile”.


Una decisione, quella di limitare nel futuro la zona di imbottigliamento del Soave pur riconoscendo, i diritti acquisiti da tutti coloro che già confezionano il Soave al di fuori dell’area di produzione (con delle deleghe ad hoc, ndr), che arriva a poca distanza dalla medesima operazione effettuata in un’altra importante denominazione, il Chianti, e già percorsa nei mesi passati anche dal Doc Sicilia.


Intanto, il Soave resta una denominazione a forte vocazione per l’export, con il 2017 che sarà ancora all’insegna della promozione negli Stati Uniti e in Giappone ma anche in Gran Bretagna e Germania a tutela dei posizionamenti fino a oggi acquisiti. “Anche il 2016 - prosegue Stocchetti - è stato un anno positivo per il Soave con 53 milioni di bottiglie vendute, l’85% sui mercati esteri. Ma proprio da questi numeri è partita la nostra azione sulla questione dell’imbottigliamento in zona. Il confezionamento, specie all’estero, stava mettendo in difficoltà le aziende del territorio. Va bene se qualcuno imbottiglia ancora fuori zona, ma è meglio che la maggioranza dei produttori lo faccia nel nostro territorio. Il confezionato estero - conclude il presidente - non ci fornisce le stesse garanzie di quello confezionato in zona di produzione. Già nel 2015 abbiamo rilevato sul mercato prodotti di imbottigliatori esteri senza l’obbligatoria fascetta di Stato e senza la necessaria comunicazione all’ente di certificazione dell’avvenuto imbottigliamento”.
Come prevede la legge, tutte le aziende esterne alla zona delimitata potranno continuare a confezionare il vino solo a seguito di apposita autorizzazione Ministeriale che sarà rilasciata solo se le aziende rispetteranno tutte le regole previste dal piano di controlli.

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