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I trend del consumo di vino del mercato Usa secondo il Wine Market Council: fiducia nell’economia che porta a spendere di più, vino al bicchiere e tante tipologie in crescita, come il rosato. La “Puglia in Rosè” parte per la conquista degli States

Italia
Trend Usa by Wine Market Council: fiducia nell’economia, vino al bicchiere e tante tipologie in crescita, come il rosato

Il mercato Usa del vino, dicono diverse ricerche, sembra destinato continuare a crescere. Ma, in questo quadro generalmente positivo, emergono dei trend particolari da valutare, sottolineati dalla ricerca del Wine Market Council e di Nielsen, realizzate intervistando il management delle cantine, degli importatori e dei distributori più importanti del Paese, presentati nella premiazione dei Wine Star Awards 2017 della celebre rivista “Wine Enthusiast” (la corrispondente dall’Italia è Kerin O’Keefe) che ne ha evidenziati alcuni (https://goo.gl/P2KU2O). In primis, in generale, c’è fiducia nell’economia, e quindi si cena più spesso fuori, spendendo di più. In particolare, il 20% di chi beve vino regolarmente, dice di cenare più spesso fuori casa, e il 24% spende di più in vino. Un bene soprattutto per l’Italia del wine & food, visto che il 64% di chi beve con frequenza dice di farlo spesso ordinando proprio cibo italiano (64%) o nelle steakhouse (56%), con il cibo giapponese che, per accompagnare il vino, è invece il meno gettonato. In ogni caso, il vino al bicchiere domina il consumo fuori casa, soprattutto quando si beve abbinando il vino al cibo. Ed è da notare che tra i fattori che influiscono meno nella scelta del vino, in questo senso, sono i punteggi della critica o le promozioni dei locali.
In un quadro di crescita generalizzato per la spesa degli alcolici, inoltre, è vero che cresce di più quella per gli spirits (+4,7%, a quota 80 miliardi di dollari), ma diminuisce leggermente quella per la birra (che è a 104 miliardi di dollari), e cresce quella per il vino (+4,4%, a 32 miliardi di dollari), con il nettare di Bacco che sta conquistando gli appassionati di birra artigianale, un must negli States: il 57% dei consumatori di questa bevanda dice di non aver diminuito i consumi di vino, il 20% di averli addirittura aumentati. In ogni caso, il marchio, il brand, è sempre più importante, e anzi, in piena filosofia “premiumisation”, per quelli più celebri è abbastanza facile aumentare il proprio posizionamento di prezzo, o introdurre un prodotto ad un prezzo più alto del solito.
A livello di formati e di packaging, emerge che i tappi a vite sono sempre più accettati dai consumatori e anche dai sommelier, anche perché si prestano perfettamente per il servizio del vino al bicchiere, mentre il vino in lattina continua a crescere e a trovare i suoi spazi, soprattutto i eventi sportivi e luoghi dove le bottiglie non sono ammesse, anche se iniziano ad arrivare i primi segnali che possa trattarsi di una moda passeggera e non di un fenomeno duraturo a lungo termine.
Nello stesso tempo, si assiste ad una polarizzazione dei profili gustativi: che si parli di bianchi, rossi o spumanti, si va sempre di più o verso fini freschi e leggeri, o, soprattutto nel caso di vini rossi, verso prodotti più corposi e potenti, mentre le vie di mezzo sono sempre meno gettonate. In ogni caso c’è grande curiosità di sperimentare cose relativamente nuove per i consumatori americani, e le tipologie di vino che crescono di più non sono i classici Chardonnay e Cabernet Sauvignon, ma il Prosecco, i blend rossi, sopratutto dalla California, il Sauvignon Bianco dalla Nuova Zelanda, e i Rosè, dalla Francia, ma non solo.
E anche per intercettare e coltivare questa tendenza in rosa negli States, “Puglia in Rosè”, che mette insieme oltre 50 prodottori della Regione n. 1 in Italia per la tipologie, sarà tra le protagoniste di “Vino 2017, Italian Wine Week”, evento firmato da Ice, con Vinitaly e Iem, che toccherà New York e Miami, tra il 6 e l’8 febbraio, e non solo (https://extraordinaryitalianwine.us).
Anche perchè, spiega “Puglia in Rosè” (www.pugliainrose.it ), i vini rosati sono sempre più considerati come un “lusso accessibile” per i giovani americani. Gli ultimi dati disponibili sulla tipologia dell’Oiv (relativi al 2015) ci consegnano una fotografia in cui il consumo mondiale dei rosati progredisce, rappresentando circa il 10% dei vini tranquilli, con 22,7 milioni di ettolitri di rosè consumati nel mondo ogni anno. Tra il 2008 ed il 2014 il consumo è cresciuto del +6,5% in volume. Il protagonismo dell’Italia, che rappresenta l’11% della produzione mondiale di rosati, lo si deve allo straordinario ventaglio di produzioni di altissima qualità che spaziano da Nord a Sud, dal Chiaretto al Pinot Rosato dell’Oltrepo Pavese, al Cerasuolo d’Abruzzo, alle diverse sfumature pugliesi di Negroamaro, Primitivo, Nero di Troia e, unica Docg “in rosa”, di Bombino Nero.
I principali consumatori di rosé sono i Paesi dell’Europa occidentale, storicamente produttori di vino, e gli Stati Uniti che continuano a mantenere consumi stabili, mentre emergono nuovi Paesi consumatori, come Regno Unito (+250%), Svezia (+750%) Hong-Kong (+250%) Canada (+120%). Dal 2002 la proporzione dei rosati importati nel consumo mondiale è quasi raddoppiata, passando dal 22% al 39%.
Nel 2014, 4 bottiglie su 10 hanno attraversato una frontiera prima del consumo, pari a circa 9 milioni di ettolitri. Nel 2014 le esportazioni di vini rosé ammontavano a 1,5 miliardi di euro (Fob Dogane). I principali esportatori in valore sono la Francia (31%) e l’Italia (23%) davanti a Spagna (16%) e Usa (14%).
Secondo i dati dell’Ice, Istituto Nazionale del Commercio Estero, negli ultimi cinque anni l’export di vino italiano verso gli Stati Uniti è cresciuto del 61%. Interessante, inoltre, il focus sul profilo del consumatore Usa: il 62% degli americani consuma bevande alcoliche, 1 volta su 3 è vino. Il 50% beve a cena ed il 60% preferisce farlo a casa. A farla da padrona sono le donne e, mentre si registra un veloce invecchiamento della popolazione, con 63 milioni di ultra sessantunenni, al primo posto, per dimensioni (79 milioni), si attestano i giovani (21- 36 anni) i cosiddetti Millennials: connessi, avventurosi, idealisti, desiderosi di trasparenza/chiarezza/onestà/autenticità, hanno un reddito medio e preferiscono il lusso accessibile o “affordable luxury”. I consumi vedono un 43% ex aequo fra vini rossi e bianchi ed un 14% per i vini rosè.
“Dati - spiega Lucia Nettis, direttrice di Puglia in Rosè - che motivano a promuovere il vino italiano come prodotto di lusso. Rilevanti sono anche le nuove tendenze del mercato, tra cui si posiziona il vino rosato, consumato prevalentemente d’estate come una bevanda fresca e giovane, che riscontra sempre più successo, al pari quasi delle amate bollicine e accostato sempre più all’idea della spensieratezza e vivacità. Il vino italiano è divenuto un elemento-chiave, insomma, sulla tavola degli americani, ed è lì che intendiamo portare i nostri rosati. Se tra le ragioni che spingono gli americani a scegliere i vini italiani ci sono anche i varietali autoctoni, come sembrano suggerire i dati, allora la Puglia, terra ricca di sapori e tradizioni, ha molto da dire e proporre con i suoi straordinari rosati da vitigni autoctoni”.
In particolare, i rosati pugliesi avranno un testimonial d’eccezione: Jeff Porter, beverage director dei ristoranti di Joe Bastianich in Usa. Fra gli eventi più attesi, infatti, il seminario “A Passion for Pink: Italy’s love affair with rosato”, condotto proprio da Porter, tra i più autorevoli sommelier del Paese e responsabile delle scelte dei vini per i 25 ristoranti statunitensi del Batali & Bastianich Ospitality Group. Con Porter, altro relatore di spessore del seminario sarà Eric Guido, wine director del Marketing Morrell Wine Group, responsabile della selezione del loro catalogo. Per la prima volta, dunque, gli esperti americani accenderanno i riflettori sulla crescente “passione rosa” in campo enoico (il seminario sarà trasmesso in diretta streaming, alle 20 ora italiana del 6 febbraio, sulla pagina Facebook di Puglia in Rosè).

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