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In Usa il vino italiano è forte, ma gli States stanno cambiano e non si può abbassare la guardia. E va in questo senso “Vino 2017: Italian Wine Week”, firmato Ice-Agenzia per la promozione all’estero, a New York (5-6 febbraio) e a Miami (8 febbraio)

Italia
In Usa il vino italiano è forte, ma gli States stanno cambiano e non si può abbassare la guardia

Anche nel 2016 gli Stati Uniti, primo partner mondiale per l’Italia del vino in valore, hanno sorriso al Belpaese, con una crescita, secondo l’analisi dell’Ice di New York, sui dati dello Us Department of Commerce, del 3,3% in volume (2,9 milioni di ettolitri di vino) e del 5,9% in valore (1,65 miliardi di dollari) tra novembre 2015 e novembre 2016. Con il Belpaese enoico che rimane di gran lunga leader tra i vini stranieri, intorno al 30% della quota totale sia in quantità che in valore.
Ma in un mercato complesso come quello americano, con leggi e regole diverse da Stato a Stato, dove sono tante le incognite che le nuove politiche economiche all’insegna del protezionismo del presidente Donald Trump gettano sul futuro, dove l’industria vinicola nazionale prospera e se è ancora soprattutto California, vede cresce rapidamente realtà come l’Oregon o Washington, dove si assiste ad una maggiore ed inarrestabile concentrazione in pochi mani dell’accesso ai mercati, con sempre meno distributori sempre più grandi, e tante sono dinamiche in atto, dalla crescita del peso dei Millennials alla “premiumisation”, i produttori dell’Italia del vino non possono davvero sedersi sugli allori. Anche perchè, come raccontato a WineNews da Oscar Farinetti, che, con Eataly New York, ha un osservatorio privilegiato della scena americana, “in futuro non ci saranno più andamenti “nazionali” generalizzati, vincerà chi è più bravo, il produttore, la selezione sarà sempre più forte, ed essere forte vuol dire fare un prodotto vero e narrarlo bene”.
Questo non significa che, da un lato, le cantine devono essere sempre più preparate per affrontare bene il mercato americano, e dall’altro che deve intensificarsi l’azione di promozione negli States, anche con il supporto delle istituzioni. E va in questo senso “Vino 2017: Italian Wine Week” (https://extraordinaryitalianwine.us), firmato Ice - Agenzia per la promozione all’estero, con oltre 130 brand del vino italiano, che approda in due delle principali città americane: New York (5-6 febbraio) e Miami (8 febbraio, in collaborazione con International Exhibition Management), particolarmente rilevanti in termini di potere d’acquisto, di interesse per il prodotto vino e di posizione logistica.

Nella “grande mela”, in particolare, il 5 febbraio sarà di scena un seminario su “Sistema vino Usa: strategie commerciali, prassi e tendenze”, con Ludovico Bongini, avvocato d’affari specializzato in M&A cross-border, tributario e societario internazionale, insieme a Giuseppe LoCascio, esperto di fine wine brand management e strategie di importazione e distribuzione, e Jordan Salcito, wine director del Momofuku Group, realtà con decine di ristoranti tra New York City, Washington DC, Las Vegas, Sydney e Toronto, mentre il 6 febbraio, sarà di scena un Grand Tasting vivrà di due fasi distinte, la prima rivolta al mondo professionale, e la seconda, la sera, al pubblico dei consumatori, esclusivamente su invito, oltre ai seminari organizzati insieme alla Vinitaly international Academy, come quelli guidati dal coordinatore scientifico Ian d’Agata su Barolo e Barbaresco e sui “Rare Grapes and Wines of Italy” (con Levi Dalton di “I’ll Drink to That!”), o quello sui vini rosati italiani (in collaborazione con Puglia in Rosé, l’associazione che raggruppa ben 52 produttori di rosati espressione della Regione più importante d’Italia per questa tipologia che stra crescendo nel mondo, e che trasmetterà in diretta streaming il seminario sulla propria pagina Facebook, ndr) condotto da Jeff Porter, responsabile del beverage per Batali & Bastianich Hospitaliy Group, ed Eric Guido, “wine director” di Morrel and Company.
Grand Tasting e seminari saranno di scena anche della tappa di Miami dell’8 febbraio, dove al The Biltmore Hotel, dove sotto i riflettori ci saranno, ancora con la conduzione di Ian d’Agata, i vini della Famiglie dell’Amarone d’Arte, e un “Panorama dei grandi vini italiani da Nord a Sud”, ma anche temi come “La tracciabilità e le regole dei vini a denominazione italiani” e un focus sul “Franciacorta e le sue differenti espressioni”, con il presidente di Federdoc e produttore franciacortino Riccardo Ricci Curbastro, e anche le bollicine della Doc Friuli Grave, con Lyn Farmer del Wine & Spirits Education Trust, e il celebre sommelier Charlie Arturaola. E, nel programma di “Vino 2017”, saranno anche presentati i risultati di un sondaggio realizzato da “Wine Opinions” su incarico di Vintaly e Ice, per analizzare le differenze di approccio al vino, e anche di acquisto di Millennials e Baby Boomers, ovvero il presente ed il futuro del mercato americano, in cui si gioca una buona fetta del successo del vino italiano.

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