02-Planeta_manchette_175x100
Allegrini 2024

Per le autorità cilene, erano di origine dolosa gli incendi che hanno devastato le regioni centrale e meridionale del paese, incenerendo le viti di Maule e Colchagua: 43 gli arresti, e se colpevoli, la pena potrebbe essere di 20 anni di carcere

Le autorità cilene hanno giustamente deciso di usare la mano pesante nei confronti di coloro che potrebbero essere gli autori degli oltre 130 incendi, oltre 60 dei quali sono ancora attivi, che negli scorsi giorni hanno devastato oltre 450.000 ettari di terreno agricolo nella parte centrale e meridionale del paese sudamericano, incluse decine di ettari di alcuni dei vigneti più antichi del Cile: secondo quanto riportato da “The Drinks Business” (www.thedrinksbusiness.com), sono 43 i sospettati posti in stato di arresto, e potrebbero rischiare fino a 20 anni di carcere, mentre oltre 11.000 persone sono ancora al lavoro per debellare le fiamme.
Si tratta della più grande operazione di emergenza nella storia del Paese, e il danno alla viticoltura cilena è immane ed innegabile: comunque sia, come ha sottolineato il vigneron Derek Mossman Knapp, “le vecchie viti non sono distrutte del tutto. Radici così antiche si riprenderanno in un anno o due. La superficie è bruciata, questo è quanto, ma le viti torneranno.
Inoltre”, ha puntualizzato Knapp, “in molti luoghi le viti sono state l’unica cosa che è sopravvissuta: sono in molti casi l’unica macchia di verde dopo l’incendio, e in molti casi hanno agito da tagliafuoco. Adesso, comunque, i vigneron hanno bisogno di una mano e di non essere abbandonati: le loro viti sono morte, ma loro non lo sono”.

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Altri articoli